Sembrerebbe che i farmaci ad azione preventiva possano bloccare l’emicrania. Durante il congresso nazionale della Società Italiana per lo Studio delle Cefalee, che si è tenuto a Parma dal 6 all’8 novembre, si è discusso proprio di questo.
Secondo quanto riporta Ansa, si tratterebbe di una rivoluzione e di uno spiraglio di luce per chi soffre di tale patologia. La svolta è da rintracciare nell’utilizzo di anticorpi monoclonali che bloccano il peptide correlato al gene della calcitonina o il suo recettore. Si tratta, infatti, della prima terapia funzionale per la cura dell’emicrania.
La farmacologa Simona Guerzoni ha sottolineato, quindi, come i pazienti “hanno riacquistato fiducia, arrivano più numerosi all’interno dei nostri ambulatori e la presa in carico è più semplice perché si è creata un’alleanza terapeutica molto importante“.
Un convegno sull’emicrania
Si è tenuto a Parma, dal 6 all’8 novembre, il 39esimo congresso nazionale della Società Italiana per lo Studio delle Cefalee (Sisc). Quest’anno il titolo scelto è stato Condividere le esperienze: approccio multidisciplinare alle cefalee.
L’obiettivo delle tre giornate, come fa sapere Ansa, è stato proprio quello di esplorare gli ultimi risvolti nello studio fisiopatologico e nella terapia dell’emicrania. A partecipare all’incontro neurologi, fisiatri, psichiatri, ginecologi e terapisti del dolore.
Al centro del congresso è stata posta la nuova frontiera della cura dell’emicrania, ossia il ricorso agli anticorpi monoclonali diretti contro la molecola CGRP, coinvolta nel meccanismo che causa la patologia.
L’utilizzo di tali anticorpi, risultati estremamente efficaci, è stato reso possibile dall’introduzione delle nuove regole dell’Aifa, che hanno rimosso limiti come l’obbligo di interrompere il trattamento dopo un anno di cura.
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L’incidenza dell’emicrania

Secondo il programma di ricerca globale Global Burden of Disease, emicrania e cefalea sono state riconosciute nel 2020 come malattie sociali, di cui soffre oltre un terzo della popolazione mondiale. Inoltre, si tratta della terza causa principale di limitazioni fisiche, dopo lombalgia e depressione.
Nel 2021, fa spere Ansa, i casi di emicrania sono arrivati a 1,2 miliardi, ossia il 58,1% in più rispetto ai 732,6 milioni di casi del 1990. L’Organizzazione Mondiale della Sanità, quindi, la definisce come la terza patologia più frequente de la seconda più disabilitante al mondo.
Sempre secondo l’OMS, in Italia sono circa sei milioni le persone che soffrono di questa malattia neurologica, caratterizzata da ricorrenti attacchi di cefalea di varia intensità, a cui si uniscono nausea, vomito e ipersensibilità a luce, suoni e odori.
A essere maggiormente soggette a tale patologia sono le donne. Oltre a fattori ormonali, tra le cause dell’emicrania rientrano variabili ambientali e climatiche, il digiuno, lo stress fisico ed emotivo, affaticamento, mancanza di sonno e tutte le variazioni de ritmi della vita.
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Una cura per l’emicrania?
A margine del congresso nazionale della Sisc, Simona Guerzoni, farmacologa clinica responsabile del centro Cefalee del Policlinico di Modena, ha commentato l’utilizzo rivoluzionario degli anticorpi monoclonali nelle terapie contro l’emicrania. Queste le sue parole, riportate da Ansa:
Le nuove terapie target specifiche anti-CGRP hanno modificato in maniera radicale quello che è la presa in carico dei nostri pazienti emicranici: in passato c’erano terapie non specifiche che avevano veramente demoralizzato i pazienti, soprattutto per i tanti fallimenti avuti nei trattamenti precedenti; ora c’è fiducia in virtù sia dell’efficacia che della grande tollerabilità di questi nuovi farmaci.
Il real life ha restituito tanti dati sui pazienti emicranici molto complessi: chi ha una cefalea da abuso di farmaci o fa parte di categorie vulnerabili come obesi, anziani, pazienti psichiatrici, soggetti con una sintomatologia molto particolare, chi ha problematiche cardiovascolari.
Categorie che in passato non trovavano una corretta risposta con i vecchi trattamenti e che oggi vengono trattati efficacemente con questa tipologia di farmaci.
Per quanto riguarda la relazione tra emicrania e patologie psichiatriche è intervenuta Claudia Altamura del Centro Cefalee per la Fondazione Campus Biomedico di Roma, la quale ha dichiarato: “Secondo lo studio Unite il farmaco fremanezumab funziona in questa popolazione di pazienti e in modo indiretto ha effetto sui sintomi di depressione e ansia“.


