Svelato dopo più di 700 anni il codice matematico (nascosto) della Divina Commedia

Dopo 700 anni è stato scoperto un codice fantasma celato dentro il testo della Divina Commedia che nasconde un messaggio importante.

Melissa Matiddi
Melissa Matiddi
Esperta in comunicazione e digital marketing, studia lo yoga e le discipline orientali. Ama creare, leggere e viaggiare. Silenziosa ma rumorosa, è sempre pronta a varcare nuovi orizzonti.
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Divina Commedia: dopo quasi 700 anni, i testi fantasma di un codice dantesco sono venuti a galla.

Nascosto tra cantiche e terzine, il significato segreto è stato scoperto grazie al lavoro degli scrittori Monaldi e Sorti e allo studio di due scienziati dell’Università di Pisa e del Cnr che hanno scoperto la simbologia numerica del canto XVII del Purgatorio.

Divina Commedia: come è stato scoperto il significato nascosto

Tutto è iniziato quando un professore di Harvard, Charles Singleton, tra i massimi esperti Danteschi, aveva intuito come la colonna vertebrale della Divina Commedia fosse composta da una sorta di centro matematico concentrato nel 17esimo canto del Purgatorio. Analizzando i canti con una metodologia a specchio, notò l’esistenza di un codice matematico segreto.

Dopo la morte, avvenuta nel 1985, subentrò al suo posto, Franco Nembrini, insegnante, saggista e studioso dantesco che disponendo le cantiche una sopra all’altra, scoprì uno schema composto da combinazioni e da strutture numeriche a croce collocate proprio nel canto 17 del Purgatorio.

Incrociando gli schemi a X, la cui somma era 33, come gli anni di Cristo oppure 9 come l’età di Dante quando incontrò per la prima volta Beatrice, cominciò ad intraveder un nesso logico, quindi non casuale, tra i numeri, i contenuti del poema e le croci.

Nembrini iniziò a sospettare, consultando i dati, che la struttura contenuta nella Divina Commedia nascondesse qualcosa.

Cosa hanno scoperto gli scrittori Monaldi e Sorti

Dopo aver compreso la natura intenzionale di uno schema che collegherebbe il contenuto della Divina Commedia ai numeri e alla disposizione delle croci, Nembrini si rivolse alla coppia di scrittori Rita Monaldi e Francesco Sorti, impegnati da anni nella trilogia di romanzi e fiction che vedono coinvolto Dante.

A questo punto, decisero di approfondire lo studio e portare alla luce questo codice fantasma. Per capire la probabilità di riuscita chiesero aiuto ad Andrea Esuli del Cnr e Paolo Ferragina, professore di algoritmi dell’Università di Pisa.

Come si evince dall’intervista riportata dal Corriere Fiorentino:

“Ferragina ha calcolato che la probabilità che queste strutture matematiche siano frutto di coincidenza è meno di 1 su 100 milioni. Ma la cosa incredibile è che non sarebbe mai stato possibile arrivarci in un’epoca precedente all’avvento dei computer.

Dante certamente non li aveva…

Quando scrive la Commedia è un esule, gli hanno confiscato i beni, lo insegue una condanna a morte. È un uomo senza casa sepolto dalle disgrazie, è già un miracolo che sia riuscito a scrivere quest’opera sovrumana. Ma il fatto che il poema contenga anche uno schema matematico invisibile ai contemporanei ma comprensibile solo dai posteri 700 anni dopo, è qualcosa di davvero incredibile.

Inoltre, il professor Esuli ha individuato “nel diagramma delle croci un’altra struttura che ha la forma di una H palindroma, dove le gambe dell’H sono fatte da numeri 9, i numeri “di Beatrice” e l’H indica invece l’antica rappresentazione che veniva fatta del nome di Cristo, Ichtus.

Perché Dante ha voluto nascondere nella Divina Commedia un significato religioso?

Il perché è un mistero.

Ma un senso ce l’ha e ne diamo un’interpretazione nell’ultima scena del romanzo: la Divina Commedia è un poema sul destino dell’anima, e Dante per mostrarcelo usa due parole bellissime come trasumanare e disumanare, ovvero l’andare oltre lo stato umano, verso il Paradiso, nel primo caso, e il rendersi disumani, andare al di sotto, bestializzarsi, nell’altro.

Malgrado la motivazione reale resti nascosta, grazie a queste ricerche, dopo 700 anni, sappiamo che il 17esimo canto del Purgatorio rappresenta il cuore centrale della Divina Commedia dove sono affrontati i temi dell’amore e del libero arbitrio.

Dante ha voluto nascondere in questo codice, in cui sono racchiusi i concetti di trasumanare e disumanare, il messaggio di non dimenticare mai che il vero viaggio è quello che si percorre dall’alto al basso.

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