Libertà di stampa: sono più di 900 i giornalisti uccisi nel mondo dal 2006 a oggi

La libertà di stampa è minacciata da sempre e spesso i giornalisti restano uccisi per il loro lavoro, anche l'Italia è stata triste teatro di questo. Solo nel 2020 sono stati uccisi nel mondo 50 giornalisti.

Tommaso Panza
Tommaso Panza
Salentino, classe 1993. Una laurea in mediazione linguistica. Fondazione Basso(Roma). Amante della lettura e del cinema, in particolare delle opere che raccontano spaccati di realtà. Deciso sin da piccolo a diventare un giornalista.
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Giornalisti uccisi nel mondo, una piaga che non accenna a diminuire. Sono decine i reporter e i giornalisti che ogni anno trovano la morte a causa del proprio lavoro.

Solo nel 2020 i giornalisti morti ammazzati sono stati 50. Dal 1960 a oggi in Italia sono stati ammazzati 28 giornalisti.

Secondo l’Onu tra il 2006 e il 2020 i giornalisti uccisi nel mondo sarebbero circa 1.110, di questi omicidi il 90% è rimasto impunito.

Giornalisti uccisi nel mondo: i dati del 2020

Giornalisti uccisi nel mondo: i dati del 2020

RSF (Reporters senza frontiere) ha registrato 50 casi di giornalisti uccisi nel mondo a causa del loro lavoro dall’1 gennaio al 15 dicembre 2020, quasi la stessa cifra del 2019 (53 i giornalisti uccisi). Lo scorso anno l’attività giornalistica è stata fortemente limitata a causa della pandemia.

Secondo il rapporto di RFS molti giornalisti ogni anno vengono uccisi in zone che non sono scenari di guerra. O meglio non le guerre in divisa a cui siamo abituati.

Nel 2020 “solo” il 32% dei giornalisti uccisi nel mondo sono morti in paesi dilaniati dalla guerra come la Siria o lo Yemen (qui in particolare dall’inizio della guerra, nel 2015, oltre 300 giornalisti hanno perso la vita per mano della coalizione saudita).

Oppure in paesi con conflitti attualmente di bassa o media intensità, rispetto ovviamente a come potevano esserlo qualche anno fa, come l’Afghanistan e l’Iraq.

Il restante 68% delle morti (più di due terzi) dei giornalisti ammazzati avviene in paesi dove non sono in atto conflitti bellici, soprattutto Messico (con otto giornalisti uccisi), India (quattro), Filippine (tre) e Honduras (tre).

Uccisi brutalmente per aver cercato la verità

Alcune delle morti che molti giornalisti hanno dovuto patire risultano agghiaccianti:

  • In Messico, Julio Valdivia Rodríguez, giornalista del quotidiano El Mundo è stato trovato decapitato nello stato orientale di Veracruz.
  • Víctor Fernando Álvarez Chávez, direttore del sito di notizie locali PuntoxPunto Noticias , è stato fatto a pezzi nella zona ovest della città di Acapulco, Messico.
  • In India Rakesh Nirbhik Singh, giornalista del quotidiano Rashtriya Swaroop , è stato bruciato vivo a dicembre dopo essere stato cosparso di un disinfettante per le mani a base di alcol altamente infiammabile nella sua casa nello stato settentrionale dell’Uttar Pradesh, da uomini inviati da un funzionario locale di cui aveva criticato le pratiche corrotte.
  • Isravel Moses, un reporter televisivo nello stato sud-orientale del Tamil Nadu, sempre in India, è stato ucciso a colpi di machete.

Nel riepilogo annuale del 2020 si parla anche di giornalisti detenuti o tenuti in ostaggio. Circa 387 giornalisti sono attualmente detenuti in relazione al loro lavoro.

Giornalisti uccisi nel mondo: un fenomeno che non accenna a diminuire

Giornalisti uccisi nel mondo: un fenomeno che non accenna a diminuire

Il 3 maggio scorso, come ogni anno si è celebrata la giornata mondiale della libertà di stampa. La libertà di stampa è un diritto sancito da ogni stato democratico, in Italia è il diritto previsto dall’art.21 della nostra costituzione.

C’è da dire che spesso e volentieri i giornalisti non sono preservati in nessun modo e anzi nella maggior parte dei casi le sorti di molti giornalisti sono affidate al caso.

A volte, e ormai sta diventando una pericolosa consuetudine, i giornalisti non vengono preservati poiché danno fastidio proprio a coloro che dovrebbero far rispettare la costituzione, ma questo è un altro discorso.

L’omicidio dei due giornalisti spagnoli in Burkina Faso

Quest’anno però i giorni che hanno preceduto il 3 maggio sono stati scossi dalla notizia di due giornalisti spagnoli uccisi durante le riprese di un servizio in Burkina Faso.

Il giornalista di guerra David Beriain e il cameraman Roberto Fraile sono rimasti uccisi il 27 aprile scorso, mentre il convoglio governativo sul quale viaggiavano è stato attaccato da un gruppo di terroristi.

I due giornalisti stavano viaggiando insieme al convoglio militare con l’obiettivo di documentare le operazioni di bracconaggio nel parco nazionale di Pama, nell’est del paese.

L’ennesimo episodio di giornalisti uccisi nel mondo che ha scosso la comunità dei reporter e non solo.

Daphne e Jamal

Ancora oggi bruciano le ferite per i due giornalisti ammazzati e che più di tutti negli ultimi anni hanno sconvolto la scena pubblica, per i quali ancora adesso la sete di giustizia e verità non si placa: Daphne Caruana Galizia assassinata nel 2017 e Jamal Khashoggi ucciso nel 2018.

Entrambi sono morti in maniera atroce per non essersi sottoposti a sistemi malati che hanno contribuito a combattere e denunciare.

Chi uccide i giornalisti da sempre non fa che scavarsi la fossa da solo. Daphne e Jamal con le loro morti hanno alimentato ancora di più il senso di giustizia e verità che guida tanti giornalisti nel fare il loro mestiere.

Tutte le morti, che ancora continuano ad accadere nel 2021 dimostrano che la libertà di stampa è si un diritto ma che va costantemente esercitato e preservato affinché lo diventi del tutto.

Giornalisti uccisi nel mondo: 28 i giornalisti italiani morti ammazzati dal dopoguerra

Giornalisti uccisi nel mondo: 28 i giornalisti italiani morti ammazzati dal dopoguerra

Tra i giornalisti uccisi nel mondo ci sono anche molti cronisti italiani, la maggior parte di questi assassinati in patria fra il 1960 e il 2014, caduti per aver cercato di portare avanti un processo di lavoro che raccontasse la verità.

Si va da Cosimo Cristina, ucciso a Termini Imerese nel 1960 fino a Simone Camilli, morto il 13 agosto 2014 in Cisgiordania.

Purtroppo per tanti giornalisti uccisi nel mondo, sono tantissimi quelli che vengono minacciati o vivono sotto scorta. Gli esodati del giornalismo verrebbe da dire.

In Italia sono tantissimi i giornalisti che vivono sotto scorta o che vengono minacciati, e questo rappresenta una vera e propria piaga nel nostro paese. Per non parlare di quei giornalisti che lottano perché non gli si attui contro censura di nessun tipo.

In Italia le libertà di stampa e di informazione sono spesso obiettivi di critica, e più di qualche volta chi le esercita viene deliberatamente isolato, “di che libertà di stampa possiamo parlare in un paese in cui bruciano la macchina, ripuliscono la casa o rubano strumenti per lavorare ai cronisti?”

Leggi anche: Minacce ai giornalisti: 27 intimidazioni in Sicilia nel 2020

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