Zelensky risponde al Papa: “La Chiesa è qui al fronte, non a 2500 km di distanza”

Zelensky risponde all'appello di Papa Francesco: "Ci sostengono tutti con la preghiera, la conversazione e le azioni. Questo è ciò che la Chiesa è e dovrebbe essere".

Ilaria De Santis
Ilaria De Santis
Classe 1998. Esperta in Editoria e scrittura, è molto attenta ai dettagli, scrive poesie e canzoni ed è appassionata di musica, serie TV e sceneggiatura. “In tristitia hilaris, in hilaritate tristis”.
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Il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, risponde all’appello di Papa Francesco lanciato ieri durante un’intervista a Radio Televisione Svizzera ad alzare bandiera bianca.

Nonostante il Papa non abbia mai parlato di resa, le sue parole hanno attirato la risposta del ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, che su X scrive: “La nostra bandiera è gialla e blu. Questa è la bandiera con la quale viviamo, moriamo e vinciamo. Non alzeremo mai altre bandiere. Ringraziamo Sua Santità Papa Francesco per le sue costanti preghiere per la pace”.

Anche Zelensky, nel suo messaggio serale alla Nazione sul suo sito ufficiale dichiara, si mostra d’accordo con il ministro Kuleba: “C’erano molti muri bianchi di case e chiese che ora sono bruciati e distrutti dai proiettili russi E questo dice in modo molto eloquente chi deve fermarsi affinché la guerra finisca. Se gli assassini e i torturatori russi non avanzano verso l’Europa è solo perché vengono fermati dagli ucraini con le armi in mano sotto la bandiera blu e gialla“.

Il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, però, Matteo Bruni, ha precisato quale fosse il vero intento del Pontefice: “Il Papa riprende l’immagine della bandiera bianca proposta dall’intervistatore, per indicare la cessazione delle ostilità, la tregua raggiunta con il coraggio del negoziato. Il suo auspicio è una soluzione diplomatica per una pace giusta e duratura“.

Zelensky risponde al Pontefice Francesco

Zelensky replica all’appello di Papa Francesco, rivolgendo un pensiero alla Chiesa e specificando come si manifesta e declina il suo aiuto: “Quando il 24 febbraio il male russo ha iniziato questa guerra, tutti gli ucraini si sono alzati per difendersi. Cristiani, musulmani, ebrei, tutti. Ci sostengono con la preghiera, la conversazione e le azioni. Questo è ciò che la Chiesa è, con le persone e non a duemila e cinquecento chilometri di distanza, da qualche parte a mediare virtualmente tra qualcuno che vuole vivere e qualcuno che vuole distruggerti“.

Perché secondo lo storico Andrea Riccardi il Papa non ha parlato di resa?

Lo storico Andrea Riccardi, in un’intervista al “Corriere della Sera” ha spiegato il suo punto di vista in merito alle parole di Papa Francesco: “C’è stata una semplificazione polemica intorno al suo discorso. Il Papa non ha parlato di resa ma del coraggio di negoziare, che è cosa ben diversa. Queste sono parole che Francesco si porta dietro da tempo: sull’inutilità di questa guerra e sul fatto che il prezzo di questo conflitto, in termini di morti, profughi, distruzione, è pagato tutto dall’Ucraina. Perciò bisogna trattare, perché ormai siamo davanti a un bivio”.

Quale presidente europeo incontrerà Zelensky?

Oltre al sostegno dei cattolici che l’Ucraina ha sempre avuto, il presidente ucraino Zelensky riceverà a breve Emmanuel Macron, a seguito di una conversazione telefonica e si tratterebbe della prima visita ufficiale di quest’ultimo nel suo Paese.

Scrive così Zelensky sul suo profilo X: “La nostra telefonata con Emmanuel Macron è stata lunga e, come al solito, mirata. Abbiamo discusso dell’attuale situazione sul campo di battaglia e della recente conferenza internazionale di Parigi a sostegno dell’Ucraina… Abbiamo anche scambiato opinioni sul nostro prossimo incontro in Ucraina, che avrà luogo presto“.

Leggi anche: L’ultima settimana del Papa: rimuove un vescovo per copertura abusi sui minori e invita Kiev a negoziare

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Classe 1998. Esperta in Editoria e scrittura, è molto attenta ai dettagli, scrive poesie e canzoni ed è appassionata di musica, serie TV e sceneggiatura. “In tristitia hilaris, in hilaritate tristis”.
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