WhatsApp e nomofobia: quando non essere online ci crea ansia

La nomofobia è una condizione più frequente di quanto si pensi, legata al rapporto che si instaura con il proprio telefono cellulare. Vediamo di cosa si tratta.

Michela Sacchetti
Michela Sacchetti
Intuitiva, con un occhio attento alla realtà e alla sua evoluzione, attraverso una lente di irrinunciabile positività. Vede sempre nella difficoltà un’occasione preziosa per migliorarsi da cogliere con entusiasmo.
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Fin dalla prima mattinata di oggi sono arrivate segnalazioni riguardo il mancato funzionamento di WhatsApp. Non si potevano mandare messaggi e fare chiamate ma dopo un’ora e mezza il servizio ha ripreso a funzionare. Questa situazione, seppur momentanea, ha gettato nel panico soprattutto chi con il cellulare ha instaurato una sorta di dipendenza.

Un termine specifico che evidenzia questa condizione psicologica è ‘Nomofobia’, ed è impiegato per descrivere il malessere che alcuni soggetti vivono nel rimanere scollegati e sconnessi dal proprio smartphone.

WhatsApp, quando uno non funziona si innesca la nomofobia

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Il non rimanere più in contatto virtualmente con il proprio smartphone provoca in alcuni soggetti sentimenti di disconfort, ansia, nervosismo, o distress. Nomofobia è il termine utilizzato per indicare l’insorgere di questa condizione psicologica. L’incidente di oggi con What’s App, e il caos che ne è derivato, sono la dimostrazione di come questa condizione sia più frequente nella popolazione di quanto si pensi.

Il termine ‘Nomofobia’ o ‘NO Mobile Phone PhoBIA’ è stato coniato per la prima volta nel 2008, durante uno studio commissionato dal governo britannico allo scopo di trovare una correlazione tra i disturbi dello spettro ansioso e l’iper utilizzo dei mobile phones.

Lo studio ha inoltre evidenziato come il 53% dei britannici che usava smartphone avesse elevati livelli di ansia, nei casi in cui perdevano i propri cellulari, se questi si scaricavano, si spegnevano o rimanevano senza credito per chiamare o messaggiare. Dallo studio è emerso inoltre che il 58% degli uomini soffriva di ansia da disconnessione mentre le donne erano il 47%.

Nomofobia: quali sono i rischi e cosa fare per evitarli

Il rischio di chi vive questa condizione di sofferenza e disagio in assenza del proprio smartphone, o non potendosi collegare ad esso, è che sviluppi una dipendenza. Proprio come accade con la tossicodipendenza si può sentire l’esigenza di dedicare maggior tempo al telefono, fino ad arrivare a non spegnere mai il dispositivo, neanche nelle ore notturne.

Un po’ di sano detox dal proprio cellulare dovrebbe essere un’abitudine per educarsi ad un rapporto equilibrato con il dispositivo. Come accade con i cibi più grassi e maggiormente dannosi o con l’alcool, quando si decide di eliminarli dalla propria dieta a vantaggio della salute, così dovrebbe essere anche per il telefono.

Leggi anche: Love bombing e narcisismo patologico: binomio indissolubile

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