La vittima di pedofilia: “Ratzinger dice bugie, coprì il mio stupratore”

Wilfried Fesselman, vittima di pedofilia nella Chiesa tedesca, ha accusato Ratzinger di aver mentito riguardo al suo stupratore in quanto ne conosceva l'identità all'arrivo nella sua diocesi.

Michela Sacchetti
Michela Sacchetti
Intuitiva, con un occhio attento alla realtà e alla sua evoluzione, attraverso una lente di irrinunciabile positività. Vede sempre nella difficoltà un’occasione preziosa per migliorarsi da cogliere con entusiasmo.
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La vittima di pedofilia Wilfried Fesselman aveva 11 anni quando fu abusato nella parrocchia di Sant’Andrea di Essen dal pastore Peter Hullemann. Fesselman, ha portato la sua testimonianza sugli abusi nella Chiesa tedesca in un’intervista a Repubblica, dove dichiara che Ratzinger avrebbe detto una bugia perché sapeva il vero motivo del trasferimento del suo stupratore da Essen a Monaco. La città nel 1980 apparteneva proprio alla diocesi di Joseph Ratzinger.

Poi prosegue ribadendo il concetto secondo il quale “quando un prete viene trasferito, il vescovo viene informato del motivo”. Per l’uomo, vittima di pedofilia, anche le dimissioni di Ratzinger nel 2013 sono legate alle prime indagini sui casi di pedofilia nella Chiesa tedesca denunciati nel 2010 a Ratisbona.

La testimonianza della vittima di pedofilia

vittima di pedofilia_ratzinger_

La vittima di pedofilia Wilfried Fesselman non crede alla lettera di Ratzinger nella quale il Papa emerito ammette la sua grandissima colpa e chiede perdono. Per l’uomo il perdono dimostrerebbe che “quello dei pedofili nella Chiesa è un sistema. È dal 2006 che denuncio il mio caso, e nel 2010 scrissi una lettera a Ratzinger, che allora era Papa. Almeno servì a mandare in pensione il prete pedofilo che mi aveva molestato. Quanto alle parole di Ratzinger sul protocollo, posso solo dire questo: quando un prete viene trasferito, il vescovo viene ovviamente informato del motivo”.

Per la vittima di pedofilia Papa Francesco dovrebbe intervenire cacciando alcuni dei preti tedeschi, oltre al fatto che i crimini dovrebbero essere condannati dai tribunali civili, e la Chiesa non dovrebbe ricevere soldi dallo Stato:

Il cardinale Marx, tanto per cominciare. Anche lui sapeva del trasferimento del prete pedofilo. E pensi che quando mandai le mie prime mail di denuncia, nel 2006 e 2008, a un pastore di Monaco che le girò alla diocesi, mi ritrovai la procura di Traunstein a casa. Sostenevano stessi ricattando la Chiesa.

I preti pedofili che commettono crimini debbano essere condannati dai tribunali civili. Tutta la storia che io avevo denunciato nella mia lettera al Papa è del 2010 e la Chiesa, nel frattempo, non ha fatto nulla. Per me che lo Stato tedesco dia 460 milioni ogni anno alla Chiesa, in queste condizioni, è come dare soldi a un’organizzazione criminale.

Poi conclude con un’accusa nei confronti del cardinale Ackermann che insabbiò la sua vicenda:

Il criminologo Christian Pfeiffer aveva già cominciato a indagare sulla pedofilia a Ratisbona, dove peraltro insegnava il fratello di Ratzinger, Georg. E in quegli anni, a Monaco, vide un dossier sul pastore Peter H, il prete pedofilo che mi ha molestato. Ma alcune pagine erano state strappate.

E il cardinale Ackermann gli offrì una grossa somma di denaro per tenere la bocca chiusa. Me l’ha raccontato Pfeiffer stesso. Poco dopo Ratzinger si dimise.

Leggi anche: Abusi nella Chiesa, Ratzinger si scusa: “Esprimo alle vittime di abusi la mia vergogna”

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