Vertice europeo sul nucleare, giallo sull’Italia che appare e scompare

L’Italia sarebbe sul punto di riavviare gli investimenti nella ricerca sul nucleare pulito, ma non partecipa al vertice europeo.

Aldo Torchiaro
Aldo Torchiaro
Aldo Torchiaro, giornalista da quando si usavano le macchine da scrivere, si occupa oggi di innovazione digitale, nuovi media, e-democracy.
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È nel programma di governo di Giorgia Meloni, non è un mistero. È invece un vero giallo il perché il Governo abbia deciso di non prendere parte alla riunione del gruppo di lavoro europeo sul nucleare che si è appena concluso a Stoccolma.

Il coinvolgimento di Roma era stato preannunciato dalla ministra francese per la transizione energetica, Agnès Pannier-Runacher. Appuntamento nella capitale svedese – la Svezia è presidente di turno Ue – nella giornata di ieri. Il riserbo della vigilia, imputabile a ragioni di sicurezza strategica, è stato sciolto con le foto di rito dei partecipanti. Oltre alla Francia c’erano Romania, Slovacchia, Polonia, Ungheria, Slovenia, Repubblica Ceca, Svezia, Croazia, Bulgaria, Paesi Bassi e Finlandia.

Vertice europeo sul nucleare, cosa ha trattenuto a terra il delegato italiano?

Perché e da chi ha avuto il “Niet” sulla partecipazione? “Non è prevista la presenza di nessun rappresentante italiano a Stoccolma a incontri che avranno per oggetto la tematica del nucleare”. La precisazione era arrivata nella serata del 27 febbraio direttamente dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica dopo che varie fonti avevano citato anche l’Italia tra i paesi pronti ad accettare l’invito della ministra francese a margine del Consiglio informale europeo dei ministri di energia, trasporti e telecomunicazioni.

Agnès Pannier-Runacher, esponente di Renaissance, il partito del presidente Emmanuel Macron, aveva convocato poche ore prima un vertice con “tutti i paesi che hanno un posto nel nucleare europeo, che sarà uno degli strumenti insieme alle rinnovabili per raggiungere i nostri obiettivi di neutralità carbonio”, dopo aver incontrato proprio nella capitale svedese i suoi omologhi europei. Ma alla fine l’Italia non si è presentata.

Il blocco degli undici ha consegnato una dichiarazione finale che non pone impegni vincolanti, ma fa un generico riferimento all’obiettivo di rafforzare il ruolo dell’energia dell’atomo per “raggiungere i nostri obiettivi climatici”, in qualità di fonte a basso contenuto di carbonio. L’Ue ha fissato l’impegno a ridurre le emissioni del 55% (rispetto ai livelli del 1990) entro il 2030, come tappa intermedia per la neutralità climatica al 2050.

All’incontro ha partecipato anche la Commissione europea, mentre l’Italia e la Svezia, invitate all’incontro dalla Francia, non sono alla fine tra i firmatari della dichiarazione comune. Il Governo Meloni ha ravvisato ragioni di lesa sovranità? I ministri hanno convenuto “di promuovere una più stretta cooperazione tra i rispettivi settori nucleari nazionali al fine di garantire le migliori collaborazioni tra le catene di approvvigionamento e di esplorare programmi di formazione e progetti industriali congiunti, al fine di sostenere, in particolare, nuovi progetti basandosi su tecnologie innovative, nonché sul funzionamento delle centrali elettriche esistenti”.

Gli undici ministeri hanno infine discusso l’opportunità per una maggiore cooperazione scientifica e diffusione coordinata delle migliori pratiche nel campo della sicurezza. “L’energia nucleare è uno dei tanti strumenti per raggiungere i nostri obiettivi atmosferici, per produrre elettricità di base e garantire la sicurezza dell’approvvigionamento”, hanno concluso i ministri.

La Commissione Ue non è mai entrata nel merito delle scelte degli Stati membri in termini di mix energetici, ma è un fatto che non tutti gli Stati membri, come ad esempio l’Italia, hanno a disposizione l’energia dell’atomo per la produzione di elettricità. Secondo gli ultimi dati disponibili, nel 2021 13 Stati membri dell’Ue hanno prodotto elettricità nucleare per 731.701 gigawattora (GWh) (+7% rispetto al 2020), rappresentando oltre il 25% della produzione totale di elettricità dell’Ue. Il più grande produttore di energia nucleare in Europa è stata la Francia (52% della produzione totale di energia nucleare dell’Ue nel 2021), seguita da Germania (9%), Spagna (8%), Svezia (7%) e Belgio (7%).

La Francia a Bruxelles si sta però muovendo con un altro tipo di intento, ovvero veder riconosciuta maggiormente l’energia atomica nelle politiche climatiche dell’Unione europea: nei fatti significa poter accedere a finanziamenti comuni o sostegno attraverso gli aiuti di stato.

Parigi spinge da mesi ormai per il riconoscimento del contributo dell’energia nucleare per la produzione di idrogeno cosiddetto ‘verde’ (rinnovabile) nell’ambito della revisione della direttiva sulle energie rinnovabili, uno dei fascicoli più importanti del pacchetto sul clima ‘Fit for 55’.

È stata la pressione della Francia sul nucleare ad aver fatto saltare anche l’accordo dei ministri degli esteri sulla cosiddetta diplomazia climatica nei giorni scorsi.

Leggi anche: Fusione nucleare: è la soluzione per la crisi energetica?

L’Italia non si è mai esposta sul tema del nucleare

energia nucleare

No, l’Italia non si espone in merito, avendo abbandonato la produzione di energia elettrica dal nucleare dopo un referendum del 1987, e ancora oggi sconta il fatto di non aver saputo costruire in tempi brevi un centro nazionale per lo stoccaggio e lo smaltimento dei rifiuti radioattivi di cui si discute da anni.

A protestare per l’atteggiamento eccessivamente timoroso del governo italiano è il prof. Giuseppe Zollino, professore di tecnica ed economia dell’Energia alla Facoltà di ingegneria dell’Università di Padova. Zollino è convinto che per ridurre l’impatto inquinante serva aumentare l’uso di energia nucleare:

Che il nucleare sia privo di controindicazioni non lo dice la politica, ma i ricercatori, la scienza, i numeri.

Il Centro Comune di Richiesta ha prodotto uno studio corposo che dimostra senza equivoci che il nucleare rispetta il principio cosiddetto Do Not Significant Harm, e perciò è tecnologia idonea per la decarbonizzazione, al pari delle rinnovabili.

L’iniziativa francese è in questo senso corretta e persino tardiva.

Il professore se la prende con la scelta di non prendere parte al vertice europeo:

Trovo inspiegabile il rifiuto italiano di partecipare, insieme con altri undici Paesi membri ad una riunione peraltro informale convocata dalla presidenza svedese.

Soprattutto alla luce del fatto che l’attuale maggioranza di governo aveva inserito il nucleare nel programma elettorale.

Ora che abbiamo di fronte una sfida difficile come quella dell’azzeramento delle emissioni al 2050, e tutti gli scenari ci mostrano che per questo ci servirà più del doppio dell’energia elettrica che usiamo oggi, davvero pensiamo di generarla tutta con fonti variabili e stagionali, come il solare e l’eolico e impressionanti quantità di sistemi di accumulo?

In un rapporto pubblicato l’anno scorso, l’Agenzia internazionale dell’energia ha evocato “una nuova alba per l’energia nucleare”. Chissà che con la nuova alba ci sia anche qualche risveglio: di nucleare si continua a parlare poco e male. E chi ne ha paura è soprattutto chi ne sa di meno.

di Aldo Torchiaro

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