Veneto, focolaio di influenza aviaria in un allevamento di tacchini

A Ronco all'Adige, in provincia di Verona, si è verificato il secondo caso in Italia di un focolaio d'influenza aviaria ad alta patogenicità.

Michela Sacchetti
Michela Sacchetti
Intuitiva, con un occhio attento alla realtà e alla sua evoluzione, attraverso una lente di irrinunciabile positività. Vede sempre nella difficoltà un’occasione preziosa per migliorarsi da cogliere con entusiasmo.
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É stato rilevato a Ronco all’Adige, in provincia di Verona, un focolaio di influenza aviaria H5 ad alta patogenicità in un’allevamento di 13mila tacchini. L’influenza aviaria ha ucciso 200 animali e anche gli altri dovranno essere abbattuti.

Sivemp, il sindacato italiano veterinari di medicina pubblica, ha comunicato la notizia con un bollettino on line.

Influenza aviaria, il secondo caso in un anno

Il Centro di referenza nazionale dell’IzsVe ha confermato la positività virologica del virus influenzale di tipo A, sottotipo H5N1. Si tratta del secondo episodio dell’anno, dopo quello verificatosi a Ferrara la scorsa settimana in cui sono stati abbattuti 38mila esemplari.

L’unita operativa veterinaria regionale aveva allertato i servizi veterinari locali che la mortalità era molto alta. Sono state prese tutte le misure precauzionali del caso, in attesa di una tipizzazione.

Perché fa paura l’influenza aviaria

L’influenza aviaria sta preoccupando l’Europa. A settembre 2020 l’EFSA, l’Autorità Europea sulla Sicurezza Alimentare, ha sollecitato i Paesi dell’Unione Europea a intensificare le misure di biosicurezza per prevenire nuove epidemie di influenza aviaria dopo aver sentito la notizia di alcuni focolai di virus di influenza aviaria altamente patogeni (HPAI) in Russia e nel Kazakistan.

E così è stato. In seguito sono stati segnalati focolai in Europa e anche in Italia.

Quali sono i rischi per l’uomo

Nella bozza del nuovo piano pandemico, valida per il 2021-2023 ed elaborata ad inizio anno, come riportata da Il Fatto Quotidiano si legge così:

Alla luce della recente esperienza pandemica con virus diversi dall’influenza, si ritiene peraltro prudente non escludere dalle ipotesi programmatorie la possibilità, per quanto improbabile, che possano emergere virus influenzali caratterizzati da una elevata trasmissibilità e alta patogenicità (ad esempio determinata da future mutazioni di H5N1).

Da ciò si deduce che H5N1, sottotipo del virus dell’aviaria, può, come avvenuto in passato, colpire anche l’uomo. Dal 2003 sono state segnalate all’OMS circa 700 infezioni umane con HPAI H5N1 in Asia, Africa, Europa e Vicino Oriente. Pur essendo infezioni rare nell’uomo circa il 60% delle persone colpite dal virus è deceduta.

Per questo occorre usare cautela e intervenire preventivamente affinché episodi del genere non si verifichino.

Leggi anche: Covid-19, Lettonia unico paese europeo a tornare in lockdown: incidenza tra le più alte al mondo

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