Vedova Cerciello: “Non passi il messaggio che si può venire in Italia e uccidere servitori dello Stato”

La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza nei confronti di Finnegan Lee Elder e Gabriel Natale Hjort per l'omicidio di Mario Cerciello Rega, ucciso a coltellate nel 2019. Ci sarà un nuovo processo bis in appello.

Michela Sacchetti
Michela Sacchetti
Intuitiva, con un occhio attento alla realtà e alla sua evoluzione, attraverso una lente di irrinunciabile positività. Vede sempre nella difficoltà un’occasione preziosa per migliorarsi da cogliere con entusiasmo.
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Omicidio Cerciello. Dopo la pronuncia della Corte di Cassazione Maria Rosa Esilio, vedova del vicebrigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega si è definita “amareggiata e disorienta” per la decisione della Corte Suprema di non confermare le condanne in appello per Gabriel Natale Hjorth e Finnegan Lee Elder a processo per l’omicidio di suo marito, accoltellato 11 volte nella notte del 26 luglio del 2019, nel quartiere Prati a Roma. In primo grado i due ragazzi americani erano stati condannati all’ergastolo mentre in appello le pene sono state ridotte a 24 anni per Lee Elder e a 22 anni per Natale Hjort.

La donna ha affidato all’avvocato Massimo Ferrandino un suo messaggio, come riportato da Il Corriere della Sera:

Mi auguro che non passi il messaggio che in questa nazione, senza conseguenze concrete, si possa trascorrere le proprie vacanze portando al seguito armi, comprando droga e uccidendo servitori dello Stato.

Omicidio Cerciello: i ragazzi americani non sapevano che avevano di fronte dei carabinieri

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Rimane l’accusa di omicidio per Gabriel Natale Hjorth e Finnegan Lee Elder ma la sentenza è stata annullata. Si torna in Corte d’Appello per un processo bis ma tutto l’impianto accusatorio è da rivedere. La difesa ha puntato tutto sul fatto che i carabinieri si siano o meno qualificati ai due giovani, e che questi non sapessero con chi avevano a che fare. L’avvocato che difende Elder, Renato Borzone, ha così commentato la sentenza:

Elder non era consapevole di avere di fronte un carabiniere e lo ha sempre detto chiaramente, fin dall’inizio. La dinamica del fatto escludeva questa circostanza, confermando che il collega Andre.

Varriale, che era con Cerciello la notte della tragedia, non avesse detto la verità. Ci dispiace che ciò sia avvenuto solo al terzo grado di giudizio, ma l’importante è che sia stato riconosciuto.

Tecnicamente significa che ci sono due circostanze aggravanti molto pesanti anche come pena che si fondavano sul fatto che Elder fosse consapevole di trovarsi davanti ad una persona che faceva parte delle forze dell’ordine, ma Elder fin dal primo momento ha spiegato che non c’era questa consapevolezza.

Siamo molto soddisfatti della sentenza ma anche amareggiati, perché abbiamo dovuto attendere quattro anni per questo risultato.

Omicidio Cerciello, il fratello Paolo: “Se gli assassini fossero stati italiani avrebbero avuto l’ergastolo”

Anche Paolo Cerciello Rega, fratello del vicebrigadiere, non ha condiviso la decisione della Cassazione. Ecco quanto ha dichiarato in un’intervista a Repubblica:

Mario a casa non tornerà più, ma almeno speravamo di poter mettere la parola fine al processo che per tutti noi è stato un calvario.

Non è facile per quattro anni ripercorrere quei momenti dolorosi, sentire ogni volta le difese che smontano la figura di Mario come se sotto processo ci fosse lui. E così ho acconsentito e ho portato mia mamma. Oggi mi sento in colpa, avrei dovuto risparmiarglielo.

Prosegue Paolo Cerciello: “In un Paese normale, in un mondo normale, sarebbe dovuta andare diversamente. Perché mio fratello era un uomo delle istituzioni. Era un carabiniere, credeva in quei valori ed è stato ucciso. Lo Stato ha il dovere di difenderlo perché quello che è accaduto è preoccupante non solo per noi, ma per tutti gli uomini e le donne che ogni giorno si mettono addosso una divisa”. Conclude il fratello del vicebrigadiere: “Io, peraltro, resto convinto che se i due assassini di mio fratello fossero stati cittadini italiani, avrebbero avuto l’ergastolo”.

Leggi anche: L’hotel ai genitori del ragazzo disabile: “I clienti si lamentavano delle urla, volevano tranquillità”

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Michela Sacchetti
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