Covid-19, la variante Delta spaventa il mondo: i vaccini disponibili possono combatterla?

La variante Delta, prima chiamata "indiana”, ora minaccia l'Europa. Ma la situazione si è fatta preoccupante soprattutto in Gran Bretagna, con quasi 50.000 casi. Ma i vaccini anti-Covid disponibili riescono a combatterla?

Asia Buconi
Asia Buconi
Classe 1998, romana. Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali, ama l’attualità e la letteratura, ma la sua passione più grande è la sociologia, soprattutto se applicata a tematiche attuali. Nel tempo libero divora film e serie tv.
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Mentre la campagna vaccinale prosegue a buoni ritmi, una minaccia continua ad incombere sull’Europa (e non solo): si tratta della variante Delta, la B.1.617.2, prima chiamata “indiana”. La situazione si è fatta preoccupante soprattutto in Gran Bretagna, dove un numero superiore al 90% di nuovi casi sarebbe da rimandare proprio a tale versione del virus: una così ampia diffusione rischia di ritardare di molto il ritorno alla normalità per Londra. E adesso l’intera Europa ha paura, vista anche l’elevata trasmissibilità della variante Delta: circa il 60% in più di quella Alpha (ovvero quella inglese).

In Italia la percentuale di contagiati con tale variante è pari all’1%, ma ciò che preoccupa davvero è il fatto che la versione Delta sia resistente al vaccino. In Inghilterra, ad esempio, sono morte di variante indiana 42 persone: 12 di queste erano state vaccinate con doppia dose da almeno 14 giorni, mentre 7 avevano ricevuto la prima dose da almeno 21 giorni. Nonostante ciò, Jenny Harries, direttrice dell’Agenzia per la sicurezza sanitaria in Uk, ha affermato che per combattere tale variante “la vaccinazione resta la miglior difesa: l’invito è sempre quello di vaccinarsi se si è idonei, ricordando che due dosi forniscono una protezione significativamente maggiore rispetto ad una”.

Variante Delta: in Gran Bretagna quasi 50.000 casi, contagi in aumento

Variante Delta: in Gran Bretagna quasi 50.000 casi, contagi in aumento

In Gran Bretagna i casi di variante Delta hanno superato quelli relativi alla variante Alpha a maggio, rendendola oggi il ceppo dominante con un totale di 42.323 casi in Uk ed un aumento di 29.892 positivi rispetto ad una settimana fa. Secondo Tim Spector, del King’s College di Londra, la crescita esponenziale delle infezioni è da attribuire all’aumento di contatti sociali, che favoriscono il contagio con una variante così trasmissibile come quella indiana.

Un vero smacco per Londra, che ha portato avanti una delle campagne vaccinali più efficienti e virtuose e che, adesso, si trova nuovamente bloccata a causa della variante Delta. Basti pensare che la British Medical Association ha lanciato un appello per rimandare a data da destinarsi il giorno dell’allentamento delle restrizioni, prima previsto per il 21 giugno. Decisione presa proprio a causa del “rapido incremento” dei casi di variante Delta, che però, per fortuna, non hanno ancora compromesso le capacità del sistema sanitario inglese. Dalle ultime notizie, si apprende che il governo britannico abbia deciso di rimandare di un mese le riaperture: troppo rischioso lanciare adesso il “liberi tutti”.

La variante Delta fa paura all’Ue, Hans Kluge: “Pronta a prendere piede in Europa”

La variante Delta fa paura all'Ue, Hans Kluge: "Pronta a prendere piede in Europa"

La preoccupazione per la variante Delta si è diffusa anche in Europa. Pochi giorni fa Hans Kluge, direttore per l’Europa dell’Oms, ha affermato che la versione indiana del virus è pronta a diffondersi nel nostro continente, specie in concomitanza dell’allentamento delle misure restrittive messo in atto da molti Paesi, che hanno riaperto a viaggi e assembramenti. L’allarme di Kluge nasce dal fatto che la Delta sembrerebbe eludere alcuni vaccini, rappresentando un pericolo soprattutto per gli over-60. Il monito è quello di intensificare il processo di immunizzazione, dato che la copertura vaccinale in Europa è ancora “lungi dall’essere sufficiente per proteggere la regione”.

In Italia la presenza di variante indiana non è per il momento particolarmente preoccupante, ma l’allerta resta massima, specie dopo che due giorni fa è stato scoperto un focolaio di Covid in una palestra di Milano: si trattava di 10 casi, di cui uno di variante Delta. Il Premier Mario Draghi, nella conferenza stampa di fine G7, si è espresso sul problema della versione indiana del virus ed ha detto: “Noi facciamo il tampone a chi entra in Italia. Se dovessero ricominciare ad aumentare i contagi, anche noi dovremmo reinserire la quarantena per chi arriva dall’Inghilterra”.

In Francia, dopo la scoperta di un cluster di variante Delta a Strasburgo, l’Agenzia regionale per la Salute della Regione del Grand Est ha annunciato un piano d’azione immediato. I positivi sarebbero 4 nella Scuola delle Arti del Reno a Strasburgo, mentre 43 sarebbero i “casi contatto” in corso di verifica. In Spagna, invece, la preoccupazione è soprattutto quella delle autorità sanitarie della regione di Madrid. Qui, il vice assessore alla Sanità Antonio Zapatero ha parlato di una situazione “seria”, con 18 positivi a tale variante, caratterizzata da “trasmissione comunitaria”. Il pericolo è che accada ciò che è avvenuto nel Regno Unito, ovvero che essa possa diventare il ceppo dominante. Per questo motivo il governo spagnolo ha provveduto a richiamare gli over 60 vaccinati con AstraZenecca per procedere anticipatamente con il richiamo.

Variante Delta: i vaccini sono efficaci contro di essa?

Ma c’è una buona notizia. Stando allo studio pubblicato sulla rivista scientifica Nature dai ricercatori dell’Università Galveston del Texas, il vaccino Pfizer riuscirebbe a neutralizzare sia la variante Delta sia la B.1.525, ovvero quella nigeriana, detta pure “variante Eta”. Il gruppo di studiosi, guidato da Pei-Yong Shi, ha osservato l’attività degli anticorpi neutralizzanti contro la variante Delta e nigeriana prelevando 20 campioni di sangue da 15 persone che avevano cocluso il ciclo vaccinale con Pfizer. Così è emerso che il vaccino Pfizer riesce a garantire un’adeguata protezione contro le varianti Delta ed Eta.

Un altro studio, pubblicato invece sulla rivista Lancet, ha mostrato che su 250 persone vaccinate con Pfizer-BioNtech, nel 79% dei casi la risposta alla variante Delta scendeva del 32% rispetto a quella contro gli altri ceppi se il vaccinato era alla sua prima dose, mentre era molto più forte in chi aveva ricevuto anche il richiamo del vaccino. A sottolineare l’importanza della seconda dose è stato anche Anthony Fauci, immunologo e consigliere della Casa Bianca, che poi ha aggiunto: “Nel Regno Unito la variante Delta è diventata quella dominante, non possiamo permettere che accada anche negli Usa”.

Lo studio inglese del Public Health England (PHE) ha ottenuto risultati simili alle precedenti ricerche. Esso ha dimostrato che i vaccini Pfizer e AstraZeneca sono “altamente efficaci” contro la variante Delta del Covid dopo due dosi, mentre dopo una sola inoculazione la loro efficacia scende al 33% contro il ceppo indiano e al 50% contro quello inglese.

Leggi anche: La variante indiana arriva in Italia, Crisanti: “Molto infettiva, se è in Veneto è diffusa anche altrove”

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Classe 1998, romana. Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali, ama l’attualità e la letteratura, ma la sua passione più grande è la sociologia, soprattutto se applicata a tematiche attuali. Nel tempo libero divora film e serie tv.
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