Sfigurata col fuoco, oggi Valentina Pitzalis ha una mano bionica: “Mi sento Wonder Woman”

Il 17 aprile 2011 il marito le diede fuoco per ucciderla, oggi Valentina Pitzalis è rinata e può usare una mano bionica di nuova generazione. Ecco cosa ha detto.

Asia Buconi
Asia Buconi
Classe 1998, romana. Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali, ama l’attualità e la letteratura, ma la sua passione più grande è la sociologia, soprattutto se applicata a tematiche attuali. Nel tempo libero divora film e serie tv.
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La nuova mano di Valentina Pitzalis è un simbolo di rinascita.

Il 17 aprile 2011 il marito Manuel Piredda le diede fuoco per ucciderla nella sua casa di Bacu Abis, nel Sud Sardegna. Lei non morirà, lui sì, carbonizzato nel rogo. Quel terribile episodio ha lasciato segni evidenti sul suo corpo, sulla sua pelle: a causa delle fiamme il suo volto rimarrà sfigurato per sempre, perderà una mano e anche parte del braccio sinistro. Ma ciò che oggi Valentina Pitzalis può dire con fierezza è di non essersi mai arresa, di aver sempre lottato con tutte le sue forze.

Quel giorno terribile, poi, iniziava anche una coda giudiziaria lunghissima, fatta pure di un esposto della famiglia del mostro, che accusava Valentina di omicidio volontario, istigazione al suicidio e incendio doloso. Una beffa chiusasi, per fortuna, con l’archiviazione. Valentina ne ha passate tante in questi 10 anni e oggi, dopo 32 interventi, ha finalmente anche una nuova mano bionica, tutta sua, realizzata dalla Nexus su un progetto inglese e applicata per la prima volta in Italia presso l’Officina Ortopedica Maria Adelaide di Torino, leader nazionale del settore protesi.

Valentina Pitzalis e la mano bionica: “Grazie alle persone che mi aiutano da 10 anni”

La tecnologia Nexus segna un passaggio epocale rispetto alle protesi precedenti: si applica facilmente, è personalizzata e si articola leggendo, tramite sensori, i movimenti muscolari dell’avambraccio”, queste le parole del direttore dell’Officina Roberto Ariagno sulla mano bionica di Valentina, che di fatto si inserisce come fosse un guanto, senza bisogno di interventi chirurgici.

Valentina Pitzalis non ha mai smesso di ringraziare coloro che hanno reso possibile questo miracolo tecnologico. Ha detto: “Questa è una giornata fantastica, se sono arrivata fino a qui è grazie a tutte le persone, e sono tante, che da dieci anni mi aiutano”. Anche se non nega che “ci sono ancora tanti leoni da tastiera, sui social, e quelli credo che continueranno a tormentarmi, del resto esiste la cosiddetta vittimizzazione secondaria: sono sopravvissuta e non ho rinunciato a vivere, dunque sono colpevole”.

Ma a darle supporto ci sono moltissime persone, che l’hanno aiutata fin dal primo momento. Valentina ha raccontato: “La protesi l’ho pagata grazie a una raccolta fondi della Fondazione Doppia Difesa fatta nel 2012. La Asl sarda ha coperto un’altra parte. L’Officina Ortopedica ha fatto il suo. E poi ho sempre accanto a me l’associazione Fare X Bene, che mi accompagna dalla fase processuale”.

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Valentina Pitzalis: “Lo Stato non mi ha supportata, ma oggi sono diventata Wonder Woman”

Valentina Pitzalis: "Lo Stato non mi ha supportata, ma oggi sono diventata Wonder Woman"

Accanto alla gioia per la nuova mano bionica, Valentina Pitzalis non può non sottolineare come lo Stato non le abbia mai riconosciuto nessun aiuto in quanto vittima scampata a femminicidio. Non solo: l’ha lasciata sola anche come persona con disabilità. Ha detto: “Il tabellario per le protesi è fermo al 1999, senza un supporto esterno non avrei mai potuto pagare i 40mila euro per la mano nuova. In Grecia una protesi del genere è completamente a carico del sistema sanitario nazionale”.

Per gli interventi di ricostruzione il discorso è simile: “Moltissimi sono considerati come estetici, eppure per un incidente sul lavoro gli aiuti ci sono. Ora, non posso storcere il naso per questa valutazione, perché il naso non ce l’ho più” ha affermato con un velo di amarezza. Poi, con la determinazione che non l’ha mai abbandonata, ha guardato la sua nuova mano e alla fine ha concluso: “Però posso dire di essere diventata davvero Wonder Woman, adesso. E questo mi fa sentire ancora più forte”.

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Classe 1998, romana. Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali, ama l’attualità e la letteratura, ma la sua passione più grande è la sociologia, soprattutto se applicata a tematiche attuali. Nel tempo libero divora film e serie tv.
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