Un buco nero nella Via Lattea esiste davvero: svelata la prima foto

Dopo 20 anni di studi si è riusciti a fotografare un buco nero nella nostra galassia. Si tratta di Sagittarius A*. Vediamo quale tecnica ha portato a una tale scoperta.

Michela Sacchetti
Michela Sacchetti
Intuitiva, con un occhio attento alla realtà e alla sua evoluzione, attraverso una lente di irrinunciabile positività. Vede sempre nella difficoltà un’occasione preziosa per migliorarsi da cogliere con entusiasmo.
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È stata diffusa la prima immagine di Sagittarius A*, di cui era stata teorizzata l’esistenza. Ora c’è la certezza dell’esistenza di un buco nero nel cuore della Via Lattea, grazie alla collaborazione internazionale di 300 astronomi EHT di 80 istituti in tutto il mondo, che ne hanno diffuso l’immagine.

Si tratta del risultato di anni di lavoro, presentato in una serie di conferenze stampa in tutto il mondo, dalla Germania agli Stati Uniti, fino al Giappone e compresa anche l’Italia, con Roma.

Sagittarius A* ha un aspetto simile a quello del primo buco nero osservato nel 2019, nella galassia M87, a 55 milioni di anni luce da noi, essendo una regione scura, chiamata “ombra”, circondata da un anello di gas luminoso che rappresenterebbe la radiazione sprigionata dalla materia, la quale si surriscalda per poi precipitare al suo interno.

Il buco nero Sagittarius A*: che aspetto ha e come è stato osservato

Buco nero_Event Horizon Telescope

Sagittarius A* si trova a 27 mila anni luce dalla Terra. La sua massa, pur essendo 1500 mila volte inferiore rispetto al buco nero di M87, è 4 milioni di volte superiore a quella del Sole, e ha un diametro che può essere paragonato all’orbita di Mercurio.

Gli astronomi EHT, che ne hanno diffuso l’immagine, fanno parte di una collaborazione internazionale, l’Event Horizon Telescope, che ha come scopo quello di raggiungere importanti obiettivi nell’astrofisica.

La loro attività, a cui partecipano diversi istituti e università italiane, si serve della tecnica dell’interferometria radio a lunga distanza, che grazie a otto grandi telescopi sparsi per tutto il mondo riesce a creare un potente interferometro virtuale, dalle dimensioni pari a quelle della Terra.  

Durante l’incontro di presentazione realizzato in Italia presso l’Istituto Nazionale di Astrofisica, Ciriaco Goddi, astrofisico e professore dell’Università di Cagliari, Inaf e Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn), ha espresso la sua gioia per aver visto, dopo 20 anni, realizzato un sogno:

Ottenere questa immagine è stato il nostro obiettivo sin dall’inizio del progetto, concepito nel 2000, e poterla rivelare al mondo oggi ci ripaga di tanti anni di lavoro.

Sagittarius A*: “Un risultato straordinario”

Il ministro dell’Università e la Ricerca, Maria Cristina Messa, ha parlato di un “risultato straordinario” che dimostra quanto sia importante la collaborazione internazionale in ambito scientifico Ecco quali sono state le sue parole commentando la foto di Sagittarius A*:

È uno straordinario risultato della cui portata riusciremo a renderci conto davvero solo con il tempo. Complimenti al grande e globale gruppo di lavoro che ha consentito di raggiungerlo e, all’interno di questo, alle scienziate e agli scienziati italiani.

Questa scoperta dimostra come le reti collaborative di ricerca internazionale siano fondamentali per il progresso di tutti, di come sia importante per l’Italia farne parte investendo, in modo continuo e stabile negli anni, in grandi infrastrutture di ricerca e di dati, per rafforzarle e implementarle sempre di più, e di come si debba fare uno sforzo per preservare queste reti anche in momenti di crisi.

Il ministro ha poi sottolineato come investire nella scienza sia sempre importante, anche se i risultati non sono immediati:

Questo risultato ci ricorda anche che non si deve avere sempre fretta di raggiungere in pochissimo tempo un determinato risultato: la ricerca ha i suoi tempi e a questi dobbiamo avere la pazienza di adattarci, consapevoli che ne varrà sempre la pena.

Leggi anche: Asteroide sta per sfiorare la terra: un dispositivo potrebbe polverizzarlo

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