Come affrontare un “amore ingombrante”: “Dopo Riccardo Scamarcio? Sono rinata”

Entriamo nel vivo di una particolare dimensione psicologica: la fine di una relazione che possiamo definire "ingombrante", partendo da una storia di vita vissuta, quella di Angela Liso e Riccardo Scamarcio, un grande amore, il cui epilogo ha avuto dei risvolti faticosi, ma costruttivi.

Michela Sacchetti
Michela Sacchetti
Intuitiva, con un occhio attento alla realtà e alla sua evoluzione, attraverso una lente di irrinunciabile positività. Vede sempre nella difficoltà un’occasione preziosa per migliorarsi da cogliere con entusiasmo.

La fine di un amore ti deteriora, ma può accadere anche di peggio, se chi ti lascia è una persona famosa, nota, come un’icona del grande schermo o un divo: si è costretti a fare i conti per sempre con un fantasma dalla presenza ingombrante e onnisciente.

“Si tratta di una vicenda che statisticamente è molto più frequente di quello che si pensi”, come spiega il Dottor Michele di Nunzio, psichiatra, psicoterapeuta, a cui ci siamo rivolti per capire cosa accade emotivamente nella mente femminile in una situazione di questo tipo.

La fine di una relazione è sempre motivo di dolore, la risonanza mediatica del partner è un amplificatore di questa condizione. Colui che viene lasciato in qualche modo ha fatto sì, si è comportato in maniera tale, da favorire nell’altro il desiderio di porre fine alla relazione. Questa statisticamente è un po’ la regola dei rapporti sentimentali”- spiega Di Nunzio.

Che fare per uscire da questo tunnel senza luce?

“Chi soffre questo tipo di separazione sentimentale pensa che il dolore sarà infinito, pensa che questo dolore che sta provando sarà per sempre. Soprattutto quando si è molto giovani si ha questa sensazione, cioè si ha l’idea che si sta per morire, che non c’è più vita senza l’altra persona – continua Di Nunzio – Ovviamente questa sensazione deve essere rispettata perché non è possibile per chi soffre un dolore amoroso immaginare null’altro all’infuori del proprio stesso dolore.

Però la persona deve essere accompagnata giustamente in questo tunnel buio affinché non restando da sola comprenda che c’è anche dell’altro oltre. L’orizzonte esistenziale si restringe e sembra non esserci futuro senza più quella persona, ma in realtà la responsabilità che abbiamo è quella di ridare a noi stessi una vita dignitosa, nonostante il dolore”.

Un altro rischio è quello di pensare “Adesso non mi innamoro più”

“Questo è un altro inganno clamoroso, in cui gli esseri umani spesso cadono per mancanza di coraggio. Soffrire è una bruttissima esperienza, però può essere anche una grandissima occasione, se sappiamo aprirci a cogliere il dolore, e coglierne le sue implicazioni. Cioè che cosa contiene questo mio dolore? Io essendo un professionista del settore invito le persone ad approfittare di questa circostanza per fare una psicoterapia, che è sempre tra le migliori strade percorribili per crescere.

Ma conta anche la volontà per andare incontro alla rinascita, certo si tratta di un traguardo da conquistare attraverso un miglioramento lento, nessuno pretende i passi da gigante. L’essere umano i veri cambiamenti li fa con estrema lentezza. Mettersi in cammino in questa direzione, migliorare se stessi, deve essere una sorta di imperativo categorico, una sorta di bussola, una guida che accompagna la nostra esistenza, le nostre scelte e la nostra visione del mondo”- conclude lo psichiatra Michele Di Nunzio.

Per la sua personale esperienza ne abbiamo parlato con Angela Liso, scrittrice, attrice, e oggi anche insegnante, autrice di Primo amore e Ad un passo da me: ha avuto un amore importante. Angela e Riccardo Scamarcio alla fine degli Anni ’90 hanno inaugurato la loro storia, destinata a durare 10 anni. Ma cosa è successo dopo?

L’intervista alla scrittrice Angela Liso

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Che significato ha per te il ricordo della tua storia d’amore? A livello temporale possiamo definirla il ‘momento zero’ in cui due giovani ragazzi della provincia si conoscono e si innamorano e il futuro è ancora tutto da scrivere? È un ricordo prezioso per te?

Innanzitutto vi ringrazio per avermi scelta come testimonial (ride, ironica) di questo dramma! In realtà ho un bel ricordo. Bhe certamente ha un significato importante perché io e Riccardo siamo stati insieme dai 17 ai 27 anni e quelli sono gli anni in cui si decide chi voler essere. Sono anni formativi, praticamente siamo cresciuti insieme. Ma mi fa specie sentirmi chiedere “la tua storia d’amore” perché certamente è la più lunga ma non è l’unica, grazie a Dio.

Certo, abbiamo avuto un bel coraggio, perché per stare assieme tutto quel tempo bisogna essere dei piccoli eroi che, in questo caso, hanno fallito. Ma miracolosamente, dopo tanto tempo, mi sono rinnamorata e anche in modo intenso. Sicuramente la storia con Riccardo è preziosa, perché mi ricorda che cosa vuol dire amare.

Il confronto con un divo del cinema, che è anche stato un amore importante, è pesante o è costruttivo?

Il confronto non c’è. Non vedo e non ho mai visto Riccardo come un divo del cinema, perché siamo cresciuti insieme. È più una proiezione che viene dall’esterno questa. Un po’ un’etichetta da cui mi è capitato di lasciarmi intimidire e che spesso mi ha messo a disagio. Perché prima di arrivare alla mia essenza, questa etichetta pregiudicava la conoscenza di me. Questo può anche ostacolarti nella crescita e può essere molto faticoso.

E invece la fine di quella relazione come interferiva nella vita di tutti i giorni?

Avere i paparazzi sotto casa o, andare dall’estetista ed essere guardata come un caso da scrutare, o sapere che chiunque esprimesse pareri per la fine della tua storia d’amore, come se ti conoscessero, è stato davvero pesante. A tal punto da precludere anche delle prospettive lavorative. Ho impiegato un po’ di tempo, ma oggi sono davvero libera da tutto.

Come si gestisce emotivamente l’onnipresenza artistica di un vecchio amore?

Sicuramente sono fiera di lui, ma per me rispecchia la normalità, non rappresenta nulla di straordinario: sono abituata al suo successo. È dall’esterno che arriva invece una versione, uno storytelling edulcorato e differente della reale versione dei fatti.

Già la gente parla senza conoscerti e questo fa anche parte del gioco, se a ciò si aggiunge la volontà di cucirti addosso un personaggio che non sei, non volendo scoprire altro, ciò diventa intollerabile. Tracciare dei confini diventa difficile.

Vivere con la sensazione di dover indossare vestiti che la gente ti impone è grande spreco di energie e quindi debilitante. Questo mi feriva in passato. Se consideri che oggi sono qui a rilasciare quest’intervista, in passato ti assicuro che non sarei stata in grado di farlo, oggi sì. Confessate, anche voi avevate quest’idea di me, vero? (sorride). Ciò che per me è importante è la verità, la piena conoscenza nel bene e nel male e l’accettazione di sé e dell’altro.

In che rapporti attuali siete o vorresti dirgli qualcosa?

Non vorrei dirgli nulla. Ma se dovessi sentire il bisogno di dirgli qualcosa, lo chiamerei, piuttosto che farlo attraverso un’intervista.

Se potessi tornare indietro, rivivresti quell’amore?

Sì, certo! Non ho nessun tipo di rimpianto, tutto ciò ha contribuito a rendermi ciò che sono. È stato un grande amore.

Cosa ti ha insegnato questa storia d’amore?

Mi ha insegnato che in ogni relazione, sia pur travolgente e importante, bisogna salvaguardare la propria unicità. Nelle relazioni che contano, specialmente quando si è più giovani, si tende a confondersi l’uno con l’altra. Questa storia, mi ha anche insegnato che nulla è più importante della propria vita e del tempo che abbiamo a disposizione in essa. Le donne devono perseguire la loro unicità, la loro integrità, solo allora una relazione sana potrà essere possibile.

Parlando con accezione cattolica, passatemi il termine, il ‘vero affidamento’ della donna all’uomo che ama, mai in senso maschilista, ha ragion d’essere nel momento in cui, in una dimensione di totale reciprocità, lui sappia realmente amare. Ma per amare gli altri, devi prima amare te stesso.

Cosa hai provato quando hai visto “Tre Metri sopra al cielo” per la prima volta e le città erano tempestate da lucchetti per suggellare promesse di eterno amore?

Ricordo l’emozione condivisa per aver visto per la prima volta la sua faccia sul grande schermo con la sala piena di gente. Le prime volte sono straordinarie perché portatrici di nuove emozioni. Ero felice ed emozionata. Siamo andati al cinema in incognito di pomeriggio. Ed è stato buffo sentire i commenti e le reazioni delle ragazzine. Riccardo muoveva le folle come le rock star e io a volte avevo paura.

Il fantasma dell’ex ingombrante credi sia un peso dal quale emotivamente è impossibile sottrarsi?

Emotivamente certamente! Cose che in passato mi hanno profondamente ferita, oggi mi risultano indifferenti. Quel profondo dolore e disagio dovuto all’immotivata invadenza e arroganza altrui per la popolarità del caso, oggi è piacevolmente sbiadito, direi scomparso. Mi ha resa ancora più forte.

Ma la gente non dimentica, normalmente il tempo sbiadisce i ricordi, ma nel mio caso non è propriamente così. Se ci pensi sono qui a risponderti a delle domande, onorata e ben lieta di farlo, soprattutto per lo scopo di questa intervista. Lo so bene che per amore si soffre tantissimo, ogni volta è un lutto e, come ogni lutto può portare gravi conseguenze, se non lo si guarda con gli occhi giusti, a prescindere da chi sia il partner. Ma comunque siamo qui a parlare della nostra storia e va benissimo, perché è la mia vita e l’idea che qualsiasi evento del mio percorso possa trasformarsi in un esempio positivo mi rende felice.

Il lato positivo della cosa?

Che abbiamo trascorso degli anni bellissimi insieme.

E il tuo futuro? Cosa hai in programma per la tua vita e professionalmente? Hai già scritto due libri, hai intenzione di pubblicarne altri?

Per quanto riguarda il lavoro posso dirti che scrivere e recitare sono un’esigenza, quindi continuerò sicuramente a farlo. Mentre per la vita privata non ho programmi, lo scopriremo solo vivendo… l’essenziale è cercare di vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo. La vita è incredibilmente imprevedibile. Sono l’ultima delle “programmatrici”, per il mio carattere farei veramente molta fatica, pur volendo. La vita non si programma, si vive.

Sto molto bene da sola e so bene che amare significa rinuncia e sacrificio (nel senso bello del termine, tant’è che quella rinuncia genera la pienezza dell’amore), quindi condividerei la vita solo per un vero amore.

Sono anche consapevole di avere grandi fragilità, ma allo stesso tempo di essere molto forte, quindi apprezzo chi sa leggermi in profondità. Potrei tradurre il mio desiderio di amare citando delle frasi del mio ultimo libro “Ad un passo da me”:

Vorrei amare come gli adolescenti
aperti all’amore, convinti di potersi amare per sempre e di
potersi scegliere ogni giorno.

ma Con la consapevolezza degli
adulti, che non misurano l’amore in base alle sensazioni,
cercando il vero ascolto, senza avere paura. Ma sempre amare con la purezza degli adolescenti, senza aspettative.

Leggi anche: L’amica geniale, Nino Sarratore e quel tormento del femminile. L’intervista a Francesco Serpico

Michela Sacchetti
Michela Sacchetti
Intuitiva, con un occhio attento alla realtà e alla sua evoluzione, attraverso una lente di irrinunciabile positività. Vede sempre nella difficoltà un’occasione preziosa per migliorarsi da cogliere con entusiasmo.
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