Trovata Gioconda in un deposito di Montecitorio: “Potrebbe esserci la mano Leonardo”

Subito dopo aver rinvenuto il quadro sono state fatte delle analisi, le quali hanno fatto risalire il dipinto al ‘500. L'opera proviene dalla collezione Torlonia, una radiografia ai raggi infrarossi ha inoltre stabilito che alcune correzioni sono uguali a quelle della Gioconda esposta al Louvre.

Tommaso Panza
Tommaso Panza
Salentino, classe 1993. Una laurea in mediazione linguistica. Fondazione Basso(Roma). Amante della lettura e del cinema, in particolare delle opere che raccontano spaccati di realtà. Deciso sin da piccolo a diventare un giornalista.
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La Gioconda a Roma. No non è un tappa di un tour itinerante con protagonista il quadro più celebre del mondo, ma è molto di più.

Una riproduzione somigliante quasi gemella della Gioconda di Leonardo esposta al Louvre. L’opera è stata rinvenuta, o per meglio dire ritrovata, in un magazzino di Montecitorio, era stata concessa nel 1925 dalla Galleria nazionale d’arte antica di palazzo Barberini.

Una Gioconda a Montecitorio: non è il titolo di un film

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Riguardo l’importante ritrovo, il questore della Camera, Francesco D’uva ha dichiarato:

“Si tratta di una copia del quadro del Louvre realizzata dalla bottega di Leonardo, forse addirittura con la sua stessa collaborazione”.

Il dipinto in questione pare fosse su tavola e nel ‘700 era stato staccato dal suo supporto originario per esporlo nella sala Aldo Moro di Montecitorio.

La copia della Monna Lisa è apparsa sul sito parlamentare “ArteCamera”, accompagnata da una breve scheda tecnica scritta dagli studiosi della quadreria statale di appartenenza, i quali si sono mostrati un po’ scettici nel fare riferimenti alla “bottega di Leonardo” o di “mano del maestro”, definendola “una copia che aspira a replicare diligentemente il suo modello”, la Gioconda del Louvre.

Un barlume di speranza riguardo lo scenario più clamoroso, il questore della Camera lo aveva avuto da Antonio e Maria Forcellino che, nel catalogo della mostra romana del 2019 su “Leonardo a Roma, influenza ed eredità”, scrissero ben nove pagine in cui elogiavano la storia e le qualità della “Gioconda Torlonia”, così è chiamata quella di Montecitorio.

La Monna Lisa che si trova alla Camera apparteneva infatti alla nobile famiglia romana dei Barberini, come attesta un’edizione del 1852 delle Vite del Vasari. Quarant’anni dopo entrò a far parte del patrimonio dello Stato.

I Forcellino sostengono, con prove frutto dell’ottima conoscenza che hanno del mestiere della pittura, che per la Gioconda Torlonia:

“Gli allievi del maestro impiegarono colori della sua tavolozza, che il dipinto presenta pentimenti incongrui con una copia , che le velature negli incarnati e nel paesaggio sono di una trasparenza che echeggia in maniera puntuale la tecnica esecutiva di Leonardo operata nel dipinto del Louvre”.

Scrivono inoltre i Forcellino che “la tecnica pittorica è così raffinata da lasciare presupporre che lo stesso Leonardo abbia messo mano alla definizione chiaroscurale del volto dato che non si conoscono altri pittori ai quali possa essere riferito un tratto così leggero nella resa dello sfumato”.

La Monna Lisa originale è quella del Louvre e su questo convengono e converranno i maggiori critici mondiali. Ma quindi, Roma avrà una copia originale del quadro più famoso al mondo, ovvero la Gioconda di Leonardo realizzato prima della partenza per la Francia nel 1517?

Claudio Strinati, uno dei più famosi e autorevoli storici d’arte sulla “Gioconda Torlonia”, ha dichiarato:

“È legittima l’opinione di Forcellino. Di bottega di Leonardo? È plausibile” Ma c’è la pennellata del genio nei 70 x 50,5 cm del quadro alla Camera? A parer mio è un dipinto di media qualità che non sembra denotare l’impronta di una mano eccelsa qual era quella di Leonardo”.

Leggi anche: Il fenomeno degli NFT: chi stabilisce il valore dell’arte?

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