Il fenomeno degli NFT: chi stabilisce il valore dell’arte?

Chi avrebbe mai pensato che un meme, un mp3, una gif potessero essere venduti a milioni di dollari? Oggi è possibile grazie ai Non fungible token, la tecnologia che sta rivoluzionando il mondo dell'arte.

Clarice Subiaco
Clarice Subiacohttps://medium.com/@ClariceSubiaco
Classe 1986, passato di studi umanistici e presente nel mondo dei dati. In mezzo, esperienze di lavoro come Digital PR, Content Strategist e Project Manager per startup e agenzie internazionali. Ama raccontare l'innovazione che ha un forte impatto sociale.
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Mike Winkelmann è un graphic designer di 40 anni originario del Wisconsin. Ha due figli, una moglie che fa l’insegnante, e vive con la sua famiglia in South Carolina. Fino a qualche mese fa la sua era un’esistenza piuttosto ordinaria e probabilmente il suo nome non dirà niente ai più. Oggi Beeple, questo il suo nome d’arte, è il primo artista al mondo ad aver battuto all’asta un’opera digitale, o meglio un NFT, per la cifra record di 69,3 milioni di dollari.

Un successo che arriva da mesi di aste dal valore sempre crescente. Già a ottobre, Winkelmann aveva venduto una coppia di opere digitali a 66,6 mila dollari l’una. A dicembre ha venduto una serie di lavori per un totale di 3,5 milioni di dollari, e a febbraio una delle sue opere acquistate per 66 mila dollari è stata rivenduta a 6,6 milioni.

Un mercato in grande espansione, quello dei Non fungible token, o NFT, che si porta dietro una serie di opportunità, ma anche diverse domande sul futuro dell’arte.

L’opera di Beeple “Everyday: the first 5,000 days” battuta all’asta di Christie’s il 12 marzo 2021

Che cosa sono i Non fungible token o NFT?

Innanzitutto, è necessario definire cosa siano i beni fungibili e quelli infungibili. Per bene fungibile si intende qualsiasi oggetto che può essere sostituito con uno avente la stessa funzione, ad esempio il denaro, il grano, l’olio e tutto ciò che si può produrre in serie. Va da sé che i beni infungibili siano quelli che non possono essere sostituiti perché caratterizzati da una loro unicità. Sono beni infungibili le opere d’arte, gli appezzamenti di terreno, una casa. I token non fungibili sono un insieme di informazioni digitali conservate all’interno di un registro virtuale meglio conosciuto come blockchain, che ne certifica l’unicità. 

In principio furono i gattini

Pur essendo un fenomeno esploso a livello mondiale soltanto negli ultimi mesi, il mercato degli NFT nasce in realtà nel 2017 con i Crypto Kitties, ovvero un gioco realizzato dallo studio canadese Dappers Lab con protagonisti dei gattini virtuali realizzati sottoforma di token Etherum e quindi unici. Un cripto gattino poteva arrivare a costare anche 100 mila dollari. Anche il più celebre gatto del web, Nyan Cat, creato 10 anni fa da Chris Torres, è stato trasformato in un token e venduto online lo scorso febbraio per 580 mila dollari.

Nyan Cat

Da Jack Dorsey a Elon Musk, i vip affascinati dagli NFT

Gli NFT possono essere qualsiasi prodotto digitale, da una canzone, ad una gif animata, o anche una foto, un meme ecc. Jack Dorsey, fondatore e CEO di Twitter, ha recentemente venduto il suo primo tweet per 2,9 milioni di dollari

Il testo del tweet recita “just setting up my twttr” ovvero “sto solo impostando il mio twitter”. L’acquisto, effettuato usando la criptovaluta Ether, è stato realizzato da Sina Estavi, CEO della società di blockchain Bridge oracle. La cifra sarà devoluta all’associazione Give Directly, un’organizzazione di beneficenza che fornisce denaro alle persone che vivono in povertà.  

Anche Elon Musk, il visionario fondatore di Tesla e SpaceX, pochi giorni fa ha messo in vendita un brano musicale che parla di NFT.

Sempre rimanendo in tema musicale, il primo gruppo ad aver aperto le porte a questo nuovo modo di concepire l’arte sono i Kings of Leon, che lo scorso 5 marzo hanno reso disponibile il loro nuovo album “When you see yourself” anche in NFT. La versione NFT contiene non solo i brani dell’album, ma anche una serie di video e immagini artistiche.

Qual è il senso degli NFT?

Perché acquistare a cifre da capogiro una serie di pixel o un file mp4 che per loro natura sono riproducibili all’infinito? 

Il segreto degli NFT è proprio questo: utilizzare la tecnologia blockchain per autenticare e identificare un singolo pezzo di arte digitale rendendolo di fatto unico nonché tracciabile. Gli NFT non sono solamente artefatti digitali, ma possono essere anche opere d’arte esistenti nel mondo fisico, pezzi unici o anche una serie di riproduzioni. I fondatori di Nifty Gateway, il marketplace di crypto art nato nel 2018 che ha ospitato diverse aste di Beeple, spiegano il fenomeno alla base degli NFT con questa analogia:

Immagina di possedere un paio di Air Jordan costose. Se Nike fallisse, quelle scarpe da ginnastica non scomparirebbero improvvisamente dal tuo armadio. Perché i beni digitali, come una skin di Fortnite o un Beeple originale, dovrebbero essere diversi?

In sostanza, nel paradigma dell’arte digitale, la fisicità diventa una caratteristica superflua: non esiste scarsità in una sequenza di zero e uno, ma esiste nel momento in cui questa entra a far parte della blockchain. In altre parole: chiunque può osservare un’opera di Beeple su Instagram, ma solo la blockchain la rende collezionabile.

È questo il futuro dell’arte?

Qualche settimana fa, l’artista Marco Oggian, ha pubblicato su Instagram una riflessione su questo nuovo modo di fare arte:

Per millenni, l’arte è stata mezzo di comunicazione, di libera espressione, di critica, di rivolta. L’arte è stata denunciata, censurata e uccisa. Persone sono morte per l’arte e ora ci ritroviamo a creare “arte” in fretta e furia senza alcun messaggio e alcun criterio – per cosa? Questo non vuol dire fare arte, questa è una cosa senza senso. Non porta beneficio a nessuno.

Fonte: Instagram

La critica dell’artista in questo caso non è rivolta al sistema della blockchain in sé, ma al fatto che questo improvviso hype stia portando molti artisti a produrre compulsivamente materiale in un circuito di “arte-fast-food” che di fatto tende ad impoverire il mercato dell’arte invece di arricchirlo.

Basta un’autenticazione digitale per rendere un’opera d’arte unica? 

Qualche settimana fa Angelina Jolie ha venduto per 11 milioni di dollari un quadro di Winston Churchill regalatole dall’ex marito Brad Pitt, il quale lo aveva acquistato a 1 milione di dollari. Dieci milioni di scarto dati dal passaggio del dono nelle mani di due celebrità, di una storia d’amore vissuta sotto i riflettori, di un divorzio che ha rappresentato la fine di un’epoca per milioni di persone in tutto il mondo. Il valore che ha acquistato l’opera di Churchill è stato creato da tutta una serie di momenti e di emozioni difficilmente riproducibili online. 

Il rischio degli NFT è che il valore di un’opera sia determinato da un certificato digitale invece che da ciò che l’opera rappresenta realmente per la società.

Questo non significa che la crypto art non possa in futuro acquistare un valore artistico, emozionale e storico. Pensiamo al significato che una skin di Fortnite ha per un adolescente: non è altro che un “ammasso di pixel” che però assume un valore economico perché inserito all’interno di un sistema che lo fa percepire come raro e conferisce un particolare status a chi lo possiede. 

Il focus della questione, quindi, non è tanto il modo in cui gli NFT rivoluzioneranno o meno le modalità di compravendita dell’arte, ma il modo in cui sta cambiando il significato dell’arte per le generazioni future.

Leggi anche: “Sono io l’autore della Gioconda”: c’è chi lo ha dimostrato grazie alla Blockchain

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