Tumore al seno, cos’è il triplo negativo e come funziona la nuova cura

Ci sono importanti novità sul "triplo negativo", un tipo di carcinoma molto aggressivo e più frequentemente diagnosticato nelle donne giovani.

Asia Buconi
Asia Buconi
Classe 1998, romana. Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali, ama l’attualità e la letteratura, ma la sua passione più grande è la sociologia, soprattutto se applicata a tematiche attuali. Nel tempo libero divora film e serie tv.
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Tumore al seno, ci sono importanti novità sul “triplo negativo”, un tipo di carcinoma molto aggressivo e più frequentemente diagnosticato nelle donne giovani (prima dei 40 anni). Si tratta di una scoperta – riportata da Il Corriere della Sera – che è frutto di una ricerca durata cinque anni, i cui importanti esiti sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Nature.

I suddetti significativi sviluppi sono stati ottenuti grazie alla collaborazione tra la Fondazione Michelangelo, l’Istituto Cancer Research UK e l’Ospedale San Raffaele, che ha permesso di identificare le caratteristiche tumorali che predicono la risposta all’immunoterapia.

Cancro al seno, triplo negativo: l’importanza della biopsia

Triplo negativo: cos'è e come funziona la nuova cura

A descrivere le caratteristiche di questo particolare tumore al seno è stato Giampaolo Bianchini, responsabile dell’Oncologia della mammella all’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano, che ha spiegato: “Nel nostro Paese il triplo negativo è ancora oggi fra i più difficili da curare, ma fortunatamente la ricerca scientifica sta facendo importati passi avanti e nuove combinazioni terapeutiche riescono a prolungare la sopravvivenza delle pazienti, con una buona qualità di vita”.

Servono però strategie ulteriori – ha continuato Bianchini – più efficaci e con questo studio abbiamo compiuto un progresso rilevante: abbiamo capito che il tipo e la localizzazione spaziale di alcune cellule in questi tumori potrebbero essere utilizzate per prevedere se le pazienti con tumore al seno triplo-negativo sono in grado di rispondere all’immunoterapia”.

Triplo negativo, il nuovo studio: cosa è stato scoperto

Insomma: se fino a poco tempo fa per il triplo negativo era disponibile solamente la classica chemioterapia, da circa due anni è molto più chiaro quanto la biopsia sia un passo necessario a comprendere quale specifico carcinoma mammario sia presente nella singola paziente, prima di iniziare qualsiasi terapia, anche prima dell’intervento chirurgico.

Abbiamo capito – ha spiegato Bianchini – che il triplo negativo è un sottotipo molto eterogeneo, mediamente aggressivo biologicamente, ma non necessariamente: ne esistono di molto aggressivi e altri più ‘buoni”. Ed è stato sempre il dottor Bianchini a sottolineare quanto – nel contesto di questo nuovo e promettente studio – sia stata fondamentale l’immunoterapia.

Queste le sue parole: “L’immunoterapia sfrutta le difese naturali del corpo per combattere il cancro e, gli esiti di questa nuova ricerca, indicano che affinché sia efficace servono non solo specifici tipi di cellule immunitarie, ma anche nel giusto contesto spaziale. Abbiamo scoperto che è possibile identificare caratteristiche uniche che differivano tra una paziente che era in grado di rispondere all’immunoterapia e una che non lo era”.

In particolare, la presenza nel tumore, prima di iniziare la terapia, di cellule sia tumorali che del sistema immune con specifiche caratteristiche di stato funzionale, era in grado di identificare pazienti con maggiore beneficio dall’immunoterapia. Inoltre, la presenza di interazioni strette tra linfociti B e cellule T citotossiche e cellule tumorali era anch’essa indicativa di probabilità di beneficio.

Nella loro analisi, i ricercatori del San Raffaele hanno utilizzato 660 campioni di biopsia di tumori triplo-negativi raccolti da pazienti arruolate nello studio clinico NeoTRIP, disegnato e condotto da Fondazione Michelangelo. Raza Ali dell’Istituto Cancer Research di Cambridge e co-autore senior dello studio ha spiegato: “Lo studio di biopsie raccolte dopo il primo ciclo di terapia ha mostrato che l’incremento di cellule T citotossiche era associato a benefico e di converso l’incremento di una proteina chiamata CD15 sulle cellule tumorali era associata a resistenza, rappresentando un nuovo potenziale bersaglio terapeutico”.

È un contributo significativo verso l’immuno-oncologia di precisione. Stiamo ora portando avanti questa ricerca indagando se un semplice test potrebbe essere utilizzato per identificare quali tumori sono suscettibili di rispondere all’immunoterapia, in modo che possa essere utilizzato in un contesto clinico di routine”, ha concluso Ali.

Triplo negativo, le caratteristiche di questo tumore al seno

Come anticipato, il carcinoma triplo negativo rappresenta il 15% dei tumori alla mammella e viene più frequentemente diagnosticato nelle donne giovani (prima dei 40 anni). Preoccupa molto perché è tra le forme più difficili da combattere, in quanto biologicamente più aggressivo rispetto agli altri sottotipi tumorali.

Il termine triplo negativo indica proprio l’assenza di tutti e tre i marcatori che aiutano nel trattamento delle altre forme di tumore, che hanno recettori ben definiti. In questo caso, invece, le cellule neoplastiche non presentano né il recettore per l’estrogeno né per il progesterone, ovvero quei recettori che portano a definire il tumore ormono-dipendente e rendono possibile l’opportunità di puntare sulla terapia anti-ormonale.

Leggi anche: Trapianto di cuore da record a Bologna: “Aveva smesso di battere da più di 20 minuti”

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Classe 1998, romana. Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali, ama l’attualità e la letteratura, ma la sua passione più grande è la sociologia, soprattutto se applicata a tematiche attuali. Nel tempo libero divora film e serie tv.
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