Teatro Verità: “Le opere più sublimi della galleria d’arte della vita sono le persone”

Raccontare la vita attraverso un autoritratto, che porta in scena esperienze vissute in prima persona: è il tratto distintivo e peculiare di Mariaelena Masetti Zannini. Ecco perché possiamo definire la sua filosofia artistica d'avanguardia. In questa intervista ci racconta il suo Teatro Verità.

Ilaria De Santis
Ilaria De Santis
Classe 1998. Esperta in Editoria e scrittura, è molto attenta ai dettagli, scrive poesie e canzoni ed è appassionata di musica, serie TV e sceneggiatura. “In tristitia hilaris, in hilaritate tristis”.

Verità, nient’altro che la nuda verità, che va vestita di parole, di gesti, di sentimenti vivi. Che si respira sui corpi, che in scena portano nient’altro che se stessi, le loro emozioni, i loro pensieri. In un turbinio eclettico di dramma teatrale protagonista è la Verità, immersa in una scenografia accuratissima, scavando a fondo nell’interiorità e nei dettagli più intimi.

L’arte incontra la vita, la vita si fonde nell’arte, nella ricerca estetica dell’immagine visiva, che da atto diventa potenza, quando c’è buio in sala. Ed è pregnante il rapporto con il pubblico che percepisce la reale trepidazione di protagonisti che, fuori dalle logiche dell’interpretazione, narrano la loro stessa verità, nella cornice di quel meraviglioso spettacolo che chiamiamo “Esistenza”.

Portare in scena la vita, la verità, la realtà è un incantesimo di Mariaelena Masetti Zannini. Spiega il direttore de “ildigitale.it” Silvia Buffo: “In un momento storico di alienazione in cui versa la società nel mondo della stucchevole, egoriferita rappresentazione, come si può banalmente riscontrare nello scroll dei social media, il teatro di Mariaelena è una benedizione, un bagno di autenticità, un incontro catartico, indispensabile, con qualcosa di realistico, di tangibile, di finalmente familiare per l’anima che desidera di liberarsi dal cortocircuito della finzione”.

Teatro Verità, l’autoritratto della vita secondo Mariaelena Masetti Zannini

teatro

Il Teatro Verità è il leitmotiv della poetica teatrale di Mariaelena Masetti Zannini, regista, attrice e scrittrice bresciana, che vive da molti anni a Roma. Dalla personalità raffinata che deriva dai suoi nobili natali di contessa, ha trovato la giusta crasi tra vita e arte, la vitarte, portando in scena oltre 20 opere col suo stile personale, tra cui SS – Uno spettacolo sulla sindrome di Stoccolma nei lager nazisti, Eroideide, Il paradiso delle Vergini, Musami o Vate alle colonne del Vizio, Parole dal cielo, Piccole donne freak e che ha diretto anche grandi attori, come Edoardo Siravo e Vanessa Gravina.

Nello specifico del Teatro Verità, Marielena Masetti Zannini ha scritto e diretto due progetti su tematiche di grande rilievo sociale, i suoi ultimi quadri viventi sono stati OrchiDea- Storia di un fiore malato e DentroMeOsi al Teatro Tordinona di Roma. La prima opera è raccontata dalla voce di Laura in prima persona che racconta la sua storia legata alla sua malattia, il Morbo di Parkinson, mentre la seconda è narrata da ReginaQueen, uno degli emblemi del women power in Italia, che mostra il suo lato più vulnerabile nei panni di Giulia Ranzanici, quello dietro la sua grave forma di endometriosi, in seguito al quale ha ottenuto il patrocinio di “Terziario Donna” Confcommercio Roma con il quale sono previsti ulteriori progetti.

Commenta la regista: “Grazie a questa collaborazione, sono entusiasta di concretizzare il mio personale contributo per il sociale, al fine di sollevare riflessioni e innescare il dibattito su una dimensione dolorosa per il mondo femminile, a causa della disinformazione e l’indifferenza. Il teatro resta il mondo più impattante di lanciare un messaggio e rimettere la donna al centro”.

Leggi anche: Mariaelena Masetti Zannini, una vita dedicata a regia e teatro

Intervista a Mariaelena Masetti Zannini, fautrice dell’idea avanguardia di Teatro Verità

In balìa della curiosità di saperne di più, lasciamo adesso la parola proprio Mariaelena, che ci ha rivelato cosa si nasconde dietro a tutta la sua idea avanguardistica in questa intervista.

Cosa significa per te Teatro Verità e quali sono i suoi punti di forza?

Le opere più sublimi della galleria d’arte della vita sono le persone. La potenza dell’umano sentire con tutte le sue sbavature e guizzi di genio altro non sono per me che il motore dell’ ispirazione più grande.

Non ho bisogno di andare in un museo per innamorarmi di un volto, per quanto possa amare il dono di un artista nell’eternare l’attimo. Non necessito dell’enciclopedia del sapere.

Preferisco non perdermi troppo nel fatuo modus vivendi de “les artistes, di quella svagatezza e spesso inconcludenza che circonda il triste mondo dello spettacolo, per me ormai più fonte di dolore che reale crescita interiore.

Separo ossessivamente vita e arte, perché so che ho tutto un mio personale modo di unirle in scena, portando la poesia che vibra nell’autenticità, che piaccia o non piaccia.

Non temo le critiche, tanto è che all’inizio di questa mia ricerca, che mi ha condotta a portare sul palcoscenico persone e non attori professionisti a raccontare la propria storia, sono stata presa per pazza.

Io sono amante dei quadri viventi, follemente attratta dalla psiche, e quando mi capita di conoscere donne e uomini eccezionali, la cui esperienza arricchisce fortemente il mio vissuto, sento come l’urgenza di condividire questa conoscenza che ha più valore di mille libri letti e di aforismi scontati.

Il teatro è protezione per coloro che con me scelgono di essere autentici davanti ad un pubblico sconosciuto, lasciandosi andare sulle colonne sonore dei loro ricordi e delle loro confessioni, infilandosi in fasci di luce colorata per esser poi coaudiovati da performer di varie discipline che supportano e sostengono quell’atto coraggioso del loro mettersi a nudo.

Quando ho avuto la fortuna di conoscere Laura Rinaldoni, una donna straordinaria che ha deciso di voler raccontare la sua malattia (il Parkinson), ma soprattutto le conseguenze psicologiche del dramma farmacologico, senza filtri e con un coraggio impressionante, ho avuto realmente la percezione d’esser in parte cambiata, in meglio. Attraverso l’ascolto di questa sua esperienza ho visto con i miei occhi cosa è riuscita a scatenare nel cuore del pubblico.

In altro modo, la denuncia di Giulia Ranzanici/ReginaQueen con la sua storia di abusi e incomprensioni, dovuti al calvario di una grave forma di endometriosi, è stata un’esperienza fortissima.

Dopo pochi mesi siamo state invitate in parlamento da Vania Mento con “Lavocediunaelavoceditutte”, presente con un importante intervento durante la rappresentazione, dove è stata presentata una proposta di legge a tutela delle donne che soffrono di questa malattia, (legge che è stata approvata), e abbiamo avuto l’onore di essere state patrocinate da “Terziario Donna” di Confcommercio, con cui prosegue la collaborazione e soprattutto la stima.

È stato bello sentirsi partecipi di un messaggio comune così importante. Perché il Teatro Verità è sì, dramma e poesia, ma soprattutto un’opera di divulgazione.

Da dove è nata questa idea innovativa?

Onestamente non credo sia mai nata realmente quest’idea, è forse sempre stata radicata dentro me. Marco Montalti con Spectre è stata una persona che ha creduto fortemente in me, sostenendo concretamente la produzione e consentendomi di proseguire con questo tipo di lavoro.

Dalle scritture più oniriche e mitologiche a quelle più realistiche e crudeli, ho sempre avuto l’ossessione per l’approfondimento del personaggio che andavo a rappresentare, tanto è che, per quanto riguarda certe personalità storiche che ho indagato, mi son persino affidata ad un maestro dello spiritismo italiano.

Non mi bastava leggere i libri. Sentivo di desiderare una comunicazione più profonda, più alta per poterla condividere al meglio. Anche lì, in qualche modo, tentavo di carpire la verità che si cela dietro l’apparenza.

Certo, per quanto riguarda le protagoniste dei miei ultimi lavori è stato più semplice, almeno non ho dovuto scomodare l’aldilà.

Chi sono gli attori del Teatro Verità?

Trattasi di persone reali, non di interpreti di un ruolo, che si muovono all’interno della macchina scenica, spesso accompagnati da attori professionisti, ma nel ruolo, questi ultimi, di visioni e ricordi perlopiù, per quanto comunque colonne portanti della narrazione.

Non è detto che la storia di un attore, poi, non possa esser narrata secondo questo principio.

A volte ho pure pensato di realizzare un Teatro Verità proprio sul mondo dello spettacolo, ma diventerebbe una polemica fastidiosa che preferisco lasciare così, come un divertissement fra amici che tra una lacrima e uno sfogo esistenziale sdrammatizzano insieme sui propri fallimenti.

Qual è oggi la necessità di creare una nuova idea di teatro?

Sono fermamente convinta che come diceva il mio caro amico Gabriele D’Annunzio, “Memento Audere Semper” dovrebbe mutarsi in un mantra irrinunciabile.

Detto questo, stiamo affrontando un periodo di grave regressione e bigottismo, gli artisti sono spesso impauriti dal sistema politico e non. Hanno paura.

Negli anni Sessanta la rivoluzione ha dato la possibilità alle avanguardie di nutrirsi di un humus propiziatorio, dove la libertà era il principio da dove nascevano le idee.

Ma erano gli anni Sessanta e il grave errore rimane l’esser aggrappati a quel ricordo in maniera nostalgica e sentirsi paragonare, di continuo, a un qualcosa di già stato e già visto, con il rischio di risultare una brutta copia del passato.

La necessità nasce, senza ombra di dubbio, dal voler contrastare questi J’accuse gratuiti e di ritrovare quell’autenticità che ai tempi dei social pare essersi persa.

Questo è un lavoro arcaico che non si fa di certo per diventere ricchi e famosi, ma che ambisce ad un riconoscimento più alto, in senso spirituale e collettivo.

Certo, un lavoro più agevolato se, come me, si sceglie la via più impervia, quella dell’indipendenza, ma anche quello più doloroso, perché la maggior parte delle volte può scaraventarti nel dimenticatoio del mondo.

In quali spettacoli porti in scena la tua idea d’avanguardia?

I miei spettacoli sono i miei figli.
Tutti. Indistintamente.

E non so se definirli d’avanguardia o meno.

Ai posteri l’ardua sentenza.

Leggi anche: Il Sud brilla di cultura: “Amore per la propria terra e senso di appartenenza”

Ilaria De Santis
Ilaria De Santis
Classe 1998. Esperta in Editoria e scrittura, è molto attenta ai dettagli, scrive poesie e canzoni ed è appassionata di musica, serie TV e sceneggiatura. “In tristitia hilaris, in hilaritate tristis”.
[adning id="39972"]