Stragi 1993: perquisizioni della Dia dopo le dichiarazioni di Giuseppe Graviano su Berlusconi

L'operazione coordinata dalla procura di Firenze che indaga sulle bombe del 1993. Nel procedimento sono indagati anche Berlusconi e Dell'Utri.

Tommaso Panza
Tommaso Panza
Salentino, classe 1993. Una laurea in mediazione linguistica. Fondazione Basso(Roma). Amante della lettura e del cinema, in particolare delle opere che raccontano spaccati di realtà. Deciso sin da piccolo a diventare un giornalista.
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Stragi 1993 , torna a parlare l’ex capo di cosa nostra Giuseppe Graviano, negli anni ’90 reggente del mandamento Brancaccio, uno degli ultimi uomini ancora in vita a custodire segreti della stagione delle stragi del 1992 e 1993.

Per cercare di capire l’attendibilità delle sue dichiarazione, la procura di Firenze ha ordinato perquisizioni Sicilia, Lazio e Venete, con esattezza: dieci a Palermo, una a Roma e una a Rovigo.

Stragi 1993: la procura di Firenze vuole verificare se le dichiarazioni di Giuseppe Graviano sono attendibili, c’è anche Berlusconi

Le perquisizioni sono state fatte dalla Dia e a ricevere gli agenti dell’antimafia sono stati i parenti dei fratelli Giuseppe e Filippo Graviano: un fratello, una sorella, le mogli, i figli e altre persone ritenute molto attigue alla cerchia familiare.

Da specificare che tutte le persone soggette a perquisizione non hanno precedenti penali di alcun tipo e non sono indagate dalla procura di Firenze.

Gli agenti della Dia si sono recati anche a casa della vedova di Salvatore Graviano, un cugino dei fratelli morto qualche anno fa a causa di una malattia.

Giuseppe Graviano nell’ambito delle dichiarazioni sulle stragi 1993, avrebbe rivelato che il cugino era custode di una “carta privata” che testimonierebbe l’investimento da 20 miliardi di lire fatto durante gli anni ’70 dal nonno materno di Graviano, Filippo Quartararo insieme ad altri misteriosi investitori siciliani negli affari di Silvio Berlusconi a Milano.

Durante una serie di udienze davanti alla corte d’Assise calabrese, tutte tra il gennaio e il febbraio del 2020 nell’ambito del processo ” ‘Ndrangheta stragista”, Graviano ha parlato di imprenditori del nord che non volevano fermare le stragi 1993, sostenuto di aver “incontrato Silvio Berlusconi almeno tre volte a Milano” mentre era latitante, e di averlo conosciuto la prima volta tramite suo nonno, che negli anni ’70 avrebbe appunto finanziato il leader di Forza Italia con venti miliardi di lire.

Il rapporto tra la famiglia Graviano e Berlusconi sarebbe stato tenuto da suo cugino Salvatore, la cui moglie è stata perquisita oggi:

Io casco latitante quindi la situazione la comincia a seguire mio cugino Salvatore – dice in aula Giuseppe Graviano.

Si arriva però a u momento in cui Giuseppe Graviano, protagonista delle stragi 1993-1992 avrebbe chiesto al futuro leader di Forza Italia di regolarizzare la situazione relativa agli investimenti del nonno a Milano:

Noi dobbiamo entrare scritti che facciamo parte della società. Noi vogliamo essere partecipi, però questa cosa si andava procrastinando – ha raccontato Giuseppe Graviano a Reggio Calabria, facendo intendere che la condizione poco chiara riguardo l’investimento doveva essere poi regolarizzata.

Ma c’era una carta privata che io ho visto, la copia di mio nonno la ha mio cugino Salvatore Graviano.

Una frase che, più di altre, sembrava essere un vero e proprio messaggio: sulle sue parole il padrino di Brancaccio sosteneva esistessero addirittura le prove. Ed è per questo motivo che sono scattate le perquisizioni della procura di Firenze: i magistrati vogliono vedere se è le gravissime affermazioni di Graviano possano essere in qualche modo riscontrate. A Reggio Calabria, durante una delle ultime udienze in cui il mafioso ha deciso di rispondere alle domande delle parti, a intervenire era stato l’ex pm Antonio Ingroia, avvocato di parte civile.

“Silvio Berlusconi è tra i veri mandanti delle stragi 1993-1992?”, ha chiesto il legale. A quel punto Graviano prima si è innervosito e poi, redarguito dalla presidente della corte d’Assise, ha risposto: “Per il momento non mi ricordo”.

La nuova indagine avviata dalla Distrettuale fiorentina è partita dalle dichiarazioni rilasciate da Graviano ai giudici nel corso del processo in corte d’Assise a Reggio Calabria.

Si tratterebbe dunque di un’operazione voluta dagli inquirenti per trovare riscontri a quanto riferito dal boss di Brancaccio accusato delle stragi dei giudici Giuseppe Falcone e Paolo Borsellino, oltre appunto alle bombe che colpirono Roma, Milano e Firenze nelle stragi 1993

Leggi anche: Berlusconi presidente della Repubblica: scenario davvero possibile?

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