Strage di migranti, Sea Watch: “La Guardia costiera ci ha attaccato il telefono in faccia”

Un'ennesima strage dei migranti si è verificata, a poche settimane di distanza da quella di Cutro. La Ong Sea Watch ha pubblicato le conversazioni per individuare di chi siano le responsabilità.

Michela Sacchetti
Michela Sacchetti
Intuitiva, con un occhio attento alla realtà e alla sua evoluzione, attraverso una lente di irrinunciabile positività. Vede sempre nella difficoltà un’occasione preziosa per migliorarsi da cogliere con entusiasmo.
spot_img

Strage di migranti. Nel naufragio avvenuto il 12 marzo al largo delle coste della Libia, dei 47 migranti a bordo sono stati soccorsi 17 mentre 30 sono ancora dispersi. Long Sea Watch ha lanciato l’allarme alle 2.28 dell’11 marzo, informando le autorità dell’urgenza e della situazione di pericolo. L’organizzazione però riferisce, secondo quanto riportato da Today:

Le autorità italiane hanno ritardato deliberatamente i soccorsi, lasciandole morire.

Dopo le segnalazioni di tre imbarcazioni mercantili, l’Atlantic North, la Basilis L e la Kinling, il barcone è stato raggiunto più di 24 ore dopo, quando ormai era troppo tardi per evitare l’ennesima strage di migranti.

Strage di migranti: la dinamica del naufragio che si poteva evitare

strage di migranti

La Ong Sea Wath ha pubblicato la registrazione delle chiamate della Guardia costiera libica e italiana nelle 24 ore prima del naufragio, che segnalavano la situazione di emergenza. L’accusa è quella di essersi disinteressati della vicenda per troppo tempo. La prima comunicazione di emergenza sarebbe giunta, come abbiamo detto, alle 2.28 della mattina dell’11 marzo, da parte della Ong Alarm Phone, che ha ricevuto la segnalazione girandola alle autorità di Italia, Libia e Malta.

Alle 10,32 l’aereo di Sea Wath ha avvistato la barca, lanciando una richiesta d’aiuto: “Ci troviamo a circa 15 miglia dalla vostra posizione. Ci vediamo tra poco”. Dopo un’ora la nave Basilis L, contattata nuovamente da Sea Wath risponde: “Per favore contattate la Guardia costiera libica, io sto seguendo loro e devo seguire anche la Guardia Costiera italiana”, specificando che gli era stato detto dalla Guardia costiera italiana di seguire la Guardia costiera libica. Il gommone infatti si trovava in acque Sar libiche, zona di competenza della Guardia costiera della Libia.

Poi un ulteriore scambio di informazioni tra la Sea Wath e Balis L, che preferisce non rivelare se la Guardia costiera libica abbia consigliato o meno di caricare le persone che si trovavano sul gommone.

Strage di migranti: “Chi è il responsabile, dato che la guardia costiera libica non può intervenire?”

Un’ultima comunicazione riportata è delle 17.06, quando il comando generale delle capitanerie di porto chiede aggiornamenti sulla situazione, ottenendo questa spiegazione:

Il nostro aereo ha lasciato l’area, ma abbiamo appena chiamato la Guardia costiera della Libia, perché voi avete fatto riferimento a loro come autorità competente.

Ci hanno informato che non c’è nessuna nave diretta a soccorrere la barca in questione. Chi è responsabile ora per questo caso di emergenza, dato che la Guardia costiera libica non può intervenire?

A questo punto la risposta è un semplice: “Okay. Grazie per l’informazione, ciao”, prima di riattaccare il telefono.

Strage di migranti: la smentita della Guardia costiera italiana

La strage di migranti di qualche settimana fa a nulla è servita per far sì che la situazione potesse subire una virata positiva. Un epilogo costruttivo sulla questione migranti sembra un’utopia difficilmente raggiungibili. Da parte della Guardia costiera italiana è giunta la smentita, specificando che nei loro compiti non vi sia il fornire informazioni a chi chiama, ma solo di riceverle. Ha poi aggiunto:

I libici hanno coordinato l’intervento perché era di loro competenza. In queste situazioni se uno Stato non ce la fa chiede il supporto di altri Stati, in questo caso noi.

Che infatti abbiamo inviato tre mercantili verso la barca e che siamo stati gli unici a intervenire.

Infatti, in base alla Convenzione Sar di Amburgo del 1979, entrata poi in vigore nel 1985, ogni Stato è chiamato a intervenire ed è obbligato a farlo anche solo coordinando per primo i soccorsi, indipendentemente se le zone di ricerca e soccorso non corrispondono alle frontiere marittime esistenti. Ma da come riferisce la Guardia costiera italiana non vi è stata nessuna negligenza al riguardo.

Leggi anche: Strage migranti, il comandante della Capitaneria di Crotone: “Potevano essere salvati”

spot_img

Correlati

Stellantis, approvato il maxi stipendio del CEO Carlos Tavares: quanto guadagnerà al giorno

Il 70,2% degli azionisti di Stellantis, nata dalla fusione di PSA e Fiat-Chrysler, ha...

Zelensky dopo gli attacchi iraniani avanza una proposta agli alleati occidentali

Dopo l'attacco dell'Iran contro Israele, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha avanzato una specifica...

Israele chiede all’ONU tutte le sanzioni possibili per l’Iran: qual è stata la risposta?

Secondo il segretario generale dell'ONU, Antonio Guterres, il Medio Oriente si trova attualmente "sull'orlo...
Michela Sacchetti
Michela Sacchetti
Intuitiva, con un occhio attento alla realtà e alla sua evoluzione, attraverso una lente di irrinunciabile positività. Vede sempre nella difficoltà un’occasione preziosa per migliorarsi da cogliere con entusiasmo.
spot_img