A Dubai strage di gatti e cani randagi per l’Expo: “Animali lasciati morire nel deserto”

Una vera e propria strage, quella che si sta consumando in questi giorni per le strade di Dubai. A farne le spese cani e gatti senza nessuna colpa.

Clarice Subiaco
Clarice Subiacohttps://medium.com/@ClariceSubiaco
Classe 1986, passato di studi umanistici e presente nel mondo dei dati. In mezzo, esperienze di lavoro come Digital PR, Content Strategist e Project Manager per startup e agenzie internazionali. Ama raccontare l'innovazione che ha un forte impatto sociale.
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A denunciare la strage che sta avendo luogo in questi giorni per le strade della capitale economica degli Emirati Arabi Uniti, sono le associazioni di animalisti e volontari. In una lettera che sta circolando sul web in questi giorni, gli attivisti spiegano le ragioni per cui il governo di Dubai ha deciso di rimuovere tutti i cani e i gatti dalle strade della città in vista dell’Expo 2021.

La denuncia dei volontari: “un’agonia lenta e dolorosa”

Gli attivisti spiegano che secondo il governo e il comune di Dubai, rimuovere i randagi dalle strade porterà al Paese “una reputazione di migliore efficienza”. Nella lettera si legge anche che alcune società esterne catturano i gatti, di notte, indipendemente dal fatto che abbiano il collare o meno:

Ne prendono quanti più possono e li portano nelle aree industriali o nel deserto in modo che possano morire di fame. Un’agonia lenta e dolorosa. 

Per evitare questa fine atroce, i volontari invitano a tenere a casa i propri animali: “teneteli in casa il più possibile, li portano in aree sempre diverse”, queste le parole di un volontario che si occupa del salvataggio e della cura di animali domestici, che è voluto rimanere anonimo. La lettera continua:

Ci sono numerosi (diverse migliaia) volontari come me e i miei amici. Lavoriamo per cercare di garantire il benessere dei gatti attraverso un’alimentazione regolare, vaccinazioni e assistenza medica dove necessario. I gatti diminuiscono la popolazione dei roditori, non c’è assolutamente alcun motivo per attuare misure così crudeli e disumane. Un Paese così ricco, moderno e lungimirante come gli Emirati Arabi Uniti che vuole sempre fare tutto in grande o migliori e guidare il mondo in così tante aree, dovrebbe davvero migliorare il proprio standard di benessere degli animali

La psicosi nata dai social

Molte persone hanno iniziato ad abbandonare cani e gatti per strada proprio durante la pandemia per il timore che gli animali domestici potessero essere portatori del virus. Tale infondata credenza ha iniziato a circolare su Weibo, una piattaforma social cinese, dove si vedevano video e foto di persone che avevano cominciato addirittura a lanciare i propri animali dalle finestre. La situazione stava talmente sfuggendo di mano, che l’Organizzazione mondiale della sanità si è vista costretta ad intervenire: 

Non ci sono prove che animali da compagnia o animali domestici come cani o gatti possano essere infettati dal nuovo coronavirus

Si legge sull’account Weibo dell’OMS. 

Le rassicurazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità non sono, però, servite a molto. Le persone hanno continuato a temere che, essendo partito da un pipistrello, il virus avrebbe potuto facilmente trasmettersi attraverso altri animali. Da qui è partito l’abbandono compulsivo degli animali domestici, che hanno così cominciato a riempire le strade della città. 

Un tweet di denuncia di inizio febbraio

Gli esperti: “non ci sono prove che gli animali domestici trasmettano il Coronavirus”

Secondo gli esperti, la psicosi nata dai social risulta essere totalmente infondata:

Gatti e cani hanno le proprie malattie virali nella famiglia del coronavirus, ma queste non sono zoonotiche, quindi non possono infettare gli esseri umani

Queste le parole del dott. Steve Tigere della Pets Oasis Abu Dhabi Veterinary Clinic. Parole ribadite anche dal dottor Saheer Sainalabdeen, pneumologo al Medeor Hospital di Dubai:

Anche se questo attuale virus può provenire da animali, non ci sono prove che gli animali domestici possano trasmetterlo. Anche nel 2002 e nel 2003, durante l’epidemia di Sars, l’Oms ha assicurato che gli animali domestici non erano una fonte di infezione.

La petizione per il Ministero dell’Ambiente

Il problema dei gatti randagi negli Emirati Arabi Uniti è piuttosto grave: sono circa 100mila per strada solo ad Abu Dhabi, altre decine di migliaia a Dubai. 

I randagi vengono raccolti dal Comune e abbandonati nel deserto sotto i 60 gradi senza acqua e cibo o portati in “rifugi della morte” (kill shelter) dove vengono uccisi. Ogni rifugio governativo negli Emirati Arabi Uniti uccide con l’eutanasia dai 10 ai 30 gatti al giorno, 

Questo è quanto si legge nella petizione online su Change.org che ha già raccolto oltre 55mila firme, ma vuole arrivare a 75mila. 

Gli attivisti chiedono azioni concrete da parte delle istituzioni:

Chiediamo al governo degli Emirati Arabi Uniti di trasformare i rifugi dove si uccidono gli animali, in ripari, rifugi veri e propri dove abbiano la possibilità di essere adottati e di vivere!

E ancora: 

Chiediamo al Ministero dei cambiamenti climatici e dell’ambiente degli Emirati Arabi Uniti di creare stazioni fisse di alimentazione per i randagi invece che raccoglierli e ucciderli o abbandonarli nel deserto a morire! Chiediamo al governo degli Emirati Arabi Uniti di fornire servizi di sterilizzazione gratuiti per rallentare l’ulteriore crescita della popolazione di randagi e servizi veterinari gratuiti per gli animali feriti.

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