Stop alle auto inquinanti dal 2035: perché il referendum promosso da Salvini non si farà

Matteo Salvini, se prima dell'elezione a ministro parlava di un referendum popolare per lo stop auto inquinanti, oggi ha cambiato nettamente il suo pensiero. Vediamo cosa è accaduto.

Michela Sacchetti
Michela Sacchetti
Intuitiva, con un occhio attento alla realtà e alla sua evoluzione, attraverso una lente di irrinunciabile positività. Vede sempre nella difficoltà un’occasione preziosa per migliorarsi da cogliere con entusiasmo.
spot_img

Stop auto inquinanti. In campagna elettorale il ministro Salvini, prima di divenire vicepremier e ministro dei Trasporti, aveva promesso un referendum popolare sullo stop alle auto a benzina o diesel dal 2035. Pare che ora la proposta non sia stata più tenuta in considerazione, anzi la sua opinione a riguardo diverge nettamente. In un tweet recente scrive così:

Eliminare le macchine a combustione tradizionale entro 12 anni, distruggendo lavoro e industrie europee e italiane per regalarle alla Cina, è un suicidio economico e sociale.

Non vorrei che, dopo il Qatargate, emerge a Bruxelles un Chinagate.

Cosa ha portato a questo cambio di rotta?

Stop auto inquinanti dal 2035: cosa prevede l’accordo europeo

Stop auto inquinanti

A ottobre Eurocamera, Consiglio Ue e Commissione hanno stilato un accordo secondo il quale vi sarà uno stop auto inquinanti dal 2035. L’intesa però prevede delle tappe:

  • riduzione delle emissioni di CO2 del 55% per le auto nuove e del 50% per i nuovi furgoni entro il 2030, rispetto ai livelli del 2021
  • azzerare le emissioni di CO2 entro il 2035 per le auto nuove

Secondo quanto stabilito dall’Unione Europea non saranno più in vendita dal 2035 auto a benzina o Diesel.

Stop auto inquinanti dal 2035: il cambio di rotta di Salvini

Se lo scorso 21 dicembre Salvini diceva che era giusto fermare la produzione delle vetture non elettriche in Europa e in Italia dal 2025, credendo che a decidere dovevano essere gli italiani, e “non qualche deputato del Pd”, oggi però il suo pensiero è cambiato. Non si parla più di una consultazione popolare, e non è stata fornita a riguardo nessuna spiegazione, anzi tutt’altro.

Probabilmente il ministro si è reso conto che quanto da lui teorizzato non fosse poi realizzabile nei fatti, essendo che la proposta non poggiava su basi giuridiche solide. Come specificato da fanpage.it, che riporta l’articolo 75 della Costituzione, un referendum popolare abrogativo non può cancellare un regolamento europeo.

Per legge sarebbe possibile quindi solo un referendum consultivo, non vincolante. Oggi però il suo pensiero diverge anche con quanto stabilito dall’Unione Europea. A detta di Salvini, se si attuerà quanto stabilito in Europa, vi saranno ingenti danni dal punto di vista economico.

Leggi anche: Eco-friendly routing di Google Maps: “Risparmi carburante e salvi l’ambiente”

spot_img

Correlati

Chi è Alessandro Araimo, CEO di Warner Bros Discovery che ha portato Fazio e Amadeus sul NOVE

Alessandro Araimo è Executive Vice Presidente, General Manager e Amministratore Delegato di Warner Bros....

Antitrust restituisce 122 milioni a 600mila consumatori: “Beneficenza e sponsorizzazione li penalizzano”

Nella giornata di ieri 17 aprile il presidente dell’Autorità Garante della Concorrenza e del...

Stellantis, approvato il maxi stipendio del CEO Carlos Tavares: quanto guadagnerà al giorno

Il 70,2% degli azionisti di Stellantis, nata dalla fusione di PSA e Fiat-Chrysler, ha...
Michela Sacchetti
Michela Sacchetti
Intuitiva, con un occhio attento alla realtà e alla sua evoluzione, attraverso una lente di irrinunciabile positività. Vede sempre nella difficoltà un’occasione preziosa per migliorarsi da cogliere con entusiasmo.
spot_img