Stipendi bassi: un italiano su due vuole cambiare lavoro

Secondo una recente indagine un italiano su due vuole cambiare lavoro. Tra le motivazioni in primis vi sono gli stipendi bassi, ma emergono anche altri requisiti.

Michela Sacchetti
Michela Sacchetti
Intuitiva, con un occhio attento alla realtà e alla sua evoluzione, attraverso una lente di irrinunciabile positività. Vede sempre nella difficoltà un’occasione preziosa per migliorarsi da cogliere con entusiasmo.
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Dall’indagine “Italiani e lavoro nell’anno della transizione” della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro è emerso che più di un italiano su due vuole cambiare lavoro e la motivazione principale riguarderebbe gli stipendi bassi.

Il 55% dei lavoratori intervistati non sarebbe soddisfatta del proprio lavoro e il 15% si sta attivando per cercarne uno nuovo.

Tra le motivazioni però non ci sarebbe solo un mero discorso economico ma anche una ricerca di maggior equilibrio personale, minori livelli di stress e più tempo da dedicar a se stessi. Con la pandemia molte consapevolezze interiori sono cambiate, e la ricerca del benessere è divenuta fondamentale.

Anche il lavoro nella pubblica amministrazione con gli stipendi bassi e il poco smart working, per i giovani, non ha lo stesso appeal di un tempo. Vivere al nord sarebbe impensabile visto l’amento del costo della vita, soprattutto in città.

Stipendi bassi, non è la sola causa perché si vuole cambiare lavoro

Sulla decisione di voler cambiare lavoro, secondo l’indagine della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, pesano le seguenti variabili:

  • insoddisfazione (38,7%)
  • voglia di novità (35,4%)
  • scadenza del contratto (9,8%)
  • paura di perdere il lavoro (11,8%)
  • stipendi bassi (31,9)
  • poche opportunità di carriera (40,9%)

Inoltre per il 49% degli italiani il benessere è divenuto il requisito irrinunciabile della nuova occupazione, in particolare nell’epoca della post-pandemia. Anche lo smart working sta assumendo un valore diverso rispetto al passato, in cui era visto in un’accezione negativa, ora invece è approvato dall’84,2% dei lavoratori agili.

Infine oltre ai bassi salari, di cui si lamenta il 56,7%, emergono altre due criticità: il sistema tassativo elevato e la scarsa meritocrazia, secondo le percentuali rispettivamente del 43,9% e del 33%. Il posto fisso invece non riscuote più lo stesso interesse del passato tanto che solo il 25% degli intervistati ne riconosce il merito.

Stipendi bassi e potere d’acquisto

Il quotidiano Repubblica a ottobre 2021 scriveva che gli imprenditori italiani pagano troppo poco i loro dipendenti, per poi lamentarsi di non trovare lavoratori, oltre a sottolineare come il reddito di cittadinanza allontanerebbe le persone dal mondo del lavoro.

Il 30 maggio invece la Stampa ha pubblicato un grafico relativo alla variazione dei salari nei paesi dell’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo), che mostra la differenza tra il 1990 e il 2020. L’Italia, in questo arco di tempo avrebbe registrato una contrazione, come pure Spagna e Grecia.

Il salario viene calcolato e paragonato agli altri paesi sulla base del potere d’acquisto, e ciò dimostra come da noi questo sia notevolmente sceso. Si evidenzia inoltre una correlazione tra stipendi e prodotto interno lordo, e per il quale l’Italia si trova sempre in una posizione bassa della classica.

Leggi anche: Salario minimo, entro martedì l’approvazione dell’Ue: in Italia i politici sono in disaccordo

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