Slab City, anche “L’ultimo luogo libero d’America” è costretto a piegarsi a qualche legge

Non si trova su nessuna mappa, eppure esiste. Rifiutando le imposizioni dello Stato, a Slab City si vive all'insegna della libertà, ma la libertà ha un costo.

Asia Solfanelli
Asia Solfanelli
Intraprendente e instancabile penna, poliglotta, appassionata lettrice e avida viaggiatrice. Sviscerata amante del cinema. E ultimo, ma non per importanza, eterna studiosa, perché non si finisce mai d’imparare.
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Slab City è una comunità isolata che occupa il cuore del deserto californiano di Sonora, uno spazio nelle vicinanze del paese di Nilan. È un luogo povero, dove vivono hippie, nomadi e persone che vogliono fuggire dalla civiltà e dalle imposizioni dello Stato.

Le abitazioni sono camper, vecchi autobus, roulotte e in molti casi addirittura tende. Non c’è acqua, non ci sono fogne e non c’è elettricità. Non potendosi permettere un posto migliore, per molti Slab City è l’unico rifugio possibile, per molti altri invece viverci è una scelta: non vogliono sottostare alle regole dello Stato.

A Slab City, cui Gianfranco Rosi dedica il documentario Below Sea Level, si vive all’insegna della libertà, la libertà di essere e di fare ciò si vuole, una libertà però che conosce confini.

La vita a Slab City

La vita a Slab City.

Slab City non si trova su nessuna mappa, non vi sono indicazioni per arrivarvi, è una città fantasma, che, malgrado molti ignorino, esiste. Sembra una città post apocalittica, eppure è sgargiante di colori.

Miguel Martines, un vecchio di origini messicane, un uomo che ha raccolto frutta per decenni e ora è in pensione, racconta la vita a Slab City:

Qui gli inverni sono freddi ma brevi e le estati troppo calde. Non hai riscaldamento nè aria condizionata perché non c’è elettricità, nè acqua.

Non ci sono nemmeno le fognature. Ma non paghi nulla.

Vieni e ti sistemi in un pezzetto di terra bruciata libero. Lo delimiti con una fila di vecchi copertoni d’auto ed entri nella comunità.

Nata negli anni Cinquanta dove una volta sorgeva una base militare, Slab City appare come un luogo di miseria dove regna una comunità abusiva, ma tollerata. Quel che sorprende è che se per qualcuno stabilirvisi è stata una necessità, la maggior parte della gente in realtà è lì per scelta ideologica o per problemi di disagio sociale.

Ognuno si dedica alle proprie attività. Peter Passalacqua, ad esempio, è uno scultore rispettato e amato da tutti i suoi concittadini. Tra le altre mansioni, Peter si occupa dei restauri e degli ampliamenti della Salvation Mountain, una piccola montagna artificiale che l’artista Leonard Knight ha ricoperto con colori acrilici di simboli e versi della Bibbia.

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Slab City e il confronto con le autorità in epoca Covid

Slab City e il confronto con le autorità in epoca Covid.

Molti definiscono la comunità californiana come “l’ultimo luogo libero d’America”. Il culto della libertà è proprio ciò che più accomuna coloro che decidono di stabilirsi in quel pezzo di terreno ignorato dallo Stato. E in effetti è proprio da quest’ultimo che innanzi tutto si scappa, dallo Stato e dalle sue imposizioni.

Malgrado questa convinzione sia forte in molti, c’è anche chi tristemente ammette che “la libertà ha un costo”. Andra Dakota, ad esempio, per la sua persuasione dell’efficacia dei vaccini, si è vista costretta a interfacciarsi con le autorità al dilagare della pandemia. E di fronte a tutte le complicazioni cui è incorsa per offrire a suoi concittadini dei vaccini, ha dovuto riconoscere che la libertà si paga.

Eppure, qualcuno continua a opporre resistenza a qualsiasi forma di dipendenza e potere. Come racconta Andra, se è stato difficile recuperare i sieri, forse ancora più difficile si è rivelato convincere gli abitanti di Slab City a vaccinarsi.

Il successo come limite alla libertà

Se è vero che gli abitanti di Slab City vivano all’insegna della libertà, ancora più vero è che dal successo e dalla notorietà del luogo sembra scaturire inevitabilmente l’esigenza di imporre alcune leggi, alcuni regolamenti.

Se d’inverno vi sono 4000 abitanti, d’estate si arriva facilmente a un migliaio di persone. Va da sé che il Covid non è l’unico problema da fronteggiare. Furti, abusi di droghe e l’assenza di fognature che rende l’aria davvero pesante, impongono un limite alle possibilità dei singoli, fosse anche solo per creare un sistema di smaltimento dei rifiuti.

Queste problematiche, un tempo completamente inesistenti, hanno un costo, per gli abitanti di Slab City più caro di qualsiasi banconota: costano libertà.

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Asia Solfanelli
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