Terremoto in Sicilia, falsificati i dati sui contagi per evitare la zona rossa: 3 notifiche d’arresto e dimissioni di Razza

L’assessore alla sanità in Sicilia, Ruggero Razza è indagato per falso in atto pubblico insieme alla dirigente Letizia Maria Di Liberti e tre dipendenti dell'assessorato, dati falsificati da novembre a marzo.

Tommaso Panza
Tommaso Panza
Salentino, classe 1993. Una laurea in mediazione linguistica. Fondazione Basso(Roma). Amante della lettura e del cinema, in particolare delle opere che raccontano spaccati di realtà. Deciso sin da piccolo a diventare un giornalista.
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Dati Covid falsificati in Sicilia. Da marzo a novembre pare che in Sicilia, i dati dei contagi abbiano avuto un’impennata preoccupante e nessuno l’ha mai saputo, per il semplice fatto che chi di dovere non ha riportato i dati reali sulla diffusione del virus nella regione.

Quei dati allarmanti sarebbero stati nascosti, quindi modificati, dai vertici dell’assessorato alla Salute che avrebbe dovuto trasmetterli all’Iss (Istituto Superiore di Sanità).

La Sicilia falsifica i dati dei contagi per evitare la zona rossa: 40 gli episodi contestati

Sicilia, Le accuse che vengono mosse agli indagati dalla procura di Trapani, circa 40 gli episodi contestati

I numeri dei positivi e dei tamponi sarebbero stati manomessi proprio per mantenere l’indice Rt sotto la soglia di pericolosità ed evitare quindi la zona rossa.

Le indagini riguardano il reato di falso materiale e ideologico commesso da pubblico ufficiale in atto pubblico. Sono quaranta gli episodi contestati, l’ultimo risale al 19 marzo.

Questa è l’accusa rivolta dalla procura di Trapani. Nella giornata di ieri l’assessore alla salute Ruggero Razza ha ricevuto un avviso di garanzia e un invito a comparire, per essere interrogato. In tarda mattinata ha rassegnato le dimissioni. Nel pomeriggio, interrogato alla procura di Trapani, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Razza poi ha rilasciato una dichiarazione in cui ha detto:

I fatti che vengono individuati, si riferiscono essenzialmente al trasferimento materiale dei dati sulla piattaforma che sono stati riportati in coerenza con l’andamento reale dell’epidemia, tenuto conto della circostanza che sovente essi si riferivano a più giorni e non al solo giorno di comunicazione.

Come sempre, il fenomeno della lettura postuma delle captazioni può contribuire a costruire una diversa ipotesi che, correttamente, verrà approfondita dell’autorità giudiziaria competente individuata dal Gip.

Ma deve essere chiaro che ogni soggetto con l’infezione è stato registrato nominativamente dal sistema e nessun dato di qualsivoglia natura è mai stato artatamente modificato per nascondere la verità. 

Ciò nonostante, soprattutto nel tempo della pandemia, le istituzioni devono essere al riparo da ogni sospetto. Per sottrarre il governo da inevitabili polemiche ho chiesto al presidente della Regione di accettare le mie dimissioni.

Terremoto in Sicilia: arrivano le dimissioni di Ruggero Razza e provvedimenti per altri tre funzionari

Nella mattinata di ieri i carabinieri del comando provinciale e del Nas hanno notificato, inoltre, tre provvedimenti di arresti domiciliari: il primo a Maria Letizia Di Liberti, dirigente generale del Dipartimento per le attività sanitarie e Osservatorio epidemiologico della regione Sicilia. Gli altri due provvedimenti sono stati indirizzati a Salvatore Cusimano, funzionario regionale, ed Emilio Madonia, dipendente di una ditta che gestisce i flussi informatici dell’assessorato.

Secondo il giudice per le indagini preliminari (gip) Caterina Brignone, ci si trova di fronte a “un disegno politico scellerato a cui sembra estraneo il presidente della Regione Musumeci, che pare tratto in inganno dalle false informazioni che gli vengono riferiti“.

Interpellato sulla questione durante Omnibus, su La 7 Musumeci ha tenuto subito a chiarire:

Bisogna avere rispetto della magistratura, così come ho fiducia nell’assessore Razza che, se dovesse risultare responsabile, naturalmente agirebbe da solo di conseguenza.

Nell’inchiesta risultano indagati anche il vice capo di gabinetto dell’assessore Razza, Ferdinando Croce e Mario Palermo, direttore del Servizio 4 del Dipartimento retto da Maria Letizia Di Liberti.

Sicilia falsifica i dati del contagio: l’inchiesta su un laboratorio di Alcamo

Un'inchiesta su un laboratorio di Alcamo ha portato alla scoperta dei dati falsificati

Il terremoto che si è scatenato in Sicilia nelle ultime ore può ricondurre la sua matrice allo scorso ottobre. L’anno scorso, infatti, i nas indagavano su un laboratorio di Alcamo per attività poco chiare. Oltre al prezzo dei tamponi, decisamente più alto di quello stabilito dalla regione, un fatto decisamente più grave era stato quello di falsare decine e decine di tamponi.

I pm decidono quindi di fare un approfondimento negli uffici dell’assessorato regionale alla Sanità, attivando alcune intercettazioni.

A confermare l’alterazione dei dati inviati all’Iss sarebbero infatti diverse intercettazioni. In una in particolare registrata dagli inquirenti, l’assessore Ruggero Razza si rivolgerebbe alla sua dirigente Maria Letizia Di Liberti, che avrebbe dovuto comunicare i dati dei decessi per Covid in Sicilia all’Istituto Superiore di Sanità, suggerendole in che modo comunicare i numeri di quei decessi:

Spalmiamoli un poco i morti.

Da qui le prime conversazioni sospette in cui si fa riferimento all’intenzione di modificare i dati giornalieri dei contagi e dei tamponi. Conversazioni che si sarebbero ripetute con cadenza preoccupante.

A gestire i dati era Maria Letizia Di Liberti, uno dei volti storici della burocrazia regionale, in servizio dal 1992, stimata dalle varie maggioranze e opposizioni che si sono succedute nel tempo per il suo ruolo di tecnico. Unica ombra nella carriera un’inchiesta per peculato nel 2018.

Il quadro emerso dalle indagini

Sicilia, dati covid falsificati , Il quadro emerso dalle indagini

Maria Letizia Di Liberti, adesso ai domiciliari, pare che a novembre avesse inviato una nota a tutte le aziende sanitarie in cui ci teneva a precisare e quindi a fare da monito sul fatto che:

L’omissione o l’incompleta registrazione dei dati sulla piattaforma informatica da parte dei soggetti coinvolti nel processo di esecuzione e/o analisi dei tamponi, costituisce una grave inadempienza che rischia di compromettere la qualità delle analisi e delle valutazioni sull’andamento dell’epidemia e, conseguentemente, di indurre  i decisori ad attuare misure di contenimento non proporzionate al quadro reale epidemiologico.

Il più classico paradosso all’italiana, nascondere le proprie intenzione manifestando quello che dovrebbe rappresentare il giusto operato. Proprio riguardo a questo il gip avrebbe scritto:

Si è cercato di dare un’immagine della tenuta e dell’efficienza del servizio sanitario regionale e della classe politica che amministra migliore di quella reale e di evitare il passaggio dell’intera Regione o di alcune sue aree in zona arancione o rossa, con tutto quel che ne discende anche in termini di perdita di consenso elettorale per chi amministra.

Poi continua:

Vanno sicuramente meglio definite le posizioni di persone non ancora indagate, ma il cui agire sembra aver contribuito alla falsificazione di dati rilevanti.

Ci si riferisce a Roberto Gambino e Giuseppe Rappa, entrambi dipendenti dell’Asp di Palermo, ai quali la Di Liberti suole rivolgersi per ‘correggere’ taluni dati e che si dimostrano assai ‘sensibili’ all’esigenza di intervenire ove necessario per rivedere valori critici.

Ci si riferisce altresì al commissario emergenza Covid-19 per la provincia di Palermo Renato Costa, consapevole della prassi di “diluire” i dati dei contagi e disposto, a fronte dell’avallo dell’assessore Razza, a concordare con essa, fornendo così un contributo morale decisivo.

Maria Letizia Di Liberti, sempre stando alla valutazione del gip, venuta a conoscenza dei numeri elevati, avrebbe deciso di fare un vero e proprio taglia e cuci, come emerge nei dati dei nuovi positivi riguardanti le province di Catania e di Palermo.

Emerge dalle intercettazioni il metodo in cui i dati venivano falsati. Una volta diminuiti i dati ricevuti in una giornata qualsiasi quegli stessi dati venivano poi spalmati, inserendoli in un giorno diverso. Molte volte domenica e lunedì, quando i positivi reali risultavano di meno a causa del numero inferiore di tamponi processati.

Sempre per quanto emerso dalle intercettazioni, la dirigente dell’osservatorio epidemiologico avrebbe poi stabilito un veto proprio sul numero di positivi totali da diffondere a livello regionale, parlando con Emilio Madonia. Si sente: “Sopra i mille non dobbiamo più salire”. Frase a cui Madonia risponderebbe con un quasi rassegnato: “eh, va bene”.

Leggi anche: Coronavirus, lunedì cambiano i colori delle Regioni: ecco chi passa in zona rossa, chi in arancione

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Salentino, classe 1993. Una laurea in mediazione linguistica. Fondazione Basso(Roma). Amante della lettura e del cinema, in particolare delle opere che raccontano spaccati di realtà. Deciso sin da piccolo a diventare un giornalista.
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