Scoperta la molecola che cura Alzheimer

Silvia Buffo
Silvia Buffo
Silvia Buffo, 1985, giornalista. Ha fondato e dirige Il Digitale. Formazione classica e filologica, un dottorato di ricerca in Letteratura italiana, sui legami tra scrittura e nuovi media. “La bellezza è promessa di felicità” è il suo motto, che ha delicatamente rubato a Stendhal.
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È ufficiale, la molecola che cura l’Alzheimer è stata scoperta, in grado di ringiovanire il cervello, favorisce la nascita di nuovi neuroni e contrasta i sintomi della malattia, tra cui l’amiloide durante la fase iniziale. Nuove possibilità si prospettano per la diagnosi e per la cura. Lo studio è italiano, è stato coordinato da Antonino Cattaneo, Giovanni Meli e Raffaella Scardigli, della Fondazione Ebri Rita Levi-Montalcini, in collaborazione con il Cnr, la Scuola normale superiore e il dipartimento di Biologia dell’università di Roma Tre. La pubblicazione è stata destinata a ‘Cell Death and Differentiation’.

Da oggi si potrà intervenire tempestivamente sulla malattia

È la prima volta che i singoli mattoncini tossici che formeranno le placche extracellulari di A-beta, primo obiettivo terapeutico della malattia di Alzheimer, sono stati intercettati e neutralizzati sul nascere, prima che essi rechino il danno neuronale irreversibile. La ricerca apre la strada a nuove strategie per la diagnosi e la terapia della malattia neurodegenerativa. Spiegano Raffaella Scardigli e Giovanni Meli:

L’importanza di questa ricerca è duplice: da un lato dimostriamo che la diminuzione di neurogenesi anticipa i segni patologici tipici dell’Alzheimer, e potrebbe quindi contribuire a individuare tempestivamente l’insorgenza della malattia in una fase molto precoce. Dall’altro, abbiamo anche osservato in vivo, nel cervello del topo, l’efficacia del nostro anticorpo nel neutralizzare gli A-beta oligomeri proprio all’interno dei neuroni.

Aggiunge Antonino Cattaneo:

Riuscire a monitorare la neurogenesi nella popolazione adulta offrirà in futuro un potenziale strumento diagnostico per segnalare l’insorgenza dell’Alzheimer in uno stadio ancora molto precoce, cioè quando la malattia è clinicamente pre-sintomatica. Inoltre, l’utilizzo terapeutico dell’anticorpo A13 permetterà di neutralizzare gli A-beta oligomeri dentro i neuroni, laddove si formano per la prima volta, colpendo così l’evento più precoce possibile nell’evoluzione della patologia.

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