San Pa, 50% di positivi Covid tra gli ospiti, nessuno grave, Boschini: “Studieremo la comunità”

La comunità si San Patrignano ha registrato il 50% di contagi tra gli ospiti della struttura, ma per nessuno è stato necessario l'ossigeno: il caso sarà studiato.

Tommaso Panza
Tommaso Panza
Salentino, classe 1993. Una laurea in mediazione linguistica. Fondazione Basso(Roma). Amante della lettura e del cinema, in particolare delle opere che raccontano spaccati di realtà. Deciso sin da piccolo a diventare un giornalista.
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San Patrignano. La comunità in provincia di Rimini, tornata sulle pagine dei giornali negli ultimi mesi grazie alla popolare docuserie Netflix “San Pa”, in cui viene raccontata e rappresentata la storia di Vincenzo Muccioli, la nascita della comunità di San Patrignano e le controversie che l’hanno vista protagonista negli anni ’80, torna a occupare le pagine di cronaca a causa di un focolaio Covid scoppiato all’interno della struttura.

San Patrignano, 450 contagi Covid, il dottor Boschini: “Nessuno è in condizioni gravi”

Covid a San Patrignano, 450 contagi, parla il dottor Boschini, responsabile medico: "nessuno è in condizioni gravi"

Il focolaio di San Patrignano è diventato oggetto di studio. Negli ultimi due mesi nella comunità di recupero più grande d’Europa l’epidemia di Coronavirus ha colpito quasi il 50% degli ospiti della struttura, 450 persone sui circa 1200 ragazzi.

Interpellato da Adnkronos il responsabile terapeutico sanitario, dottor Antonio Boschini spiega:

Nessuno di loro fino a oggi ha avuto bisogno di ossigeno.

I dati e i numeri che che serviranno a dare un quadro epidemiologico chiarificatore circa il dilagare del focolaio sono stati trasmessi all’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano e ai ricercatori scientifici dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”.

Antonio Boschini, il quale è stato a suo tempo ospite della comunità, ci tiene a precisare che tutti coloro che hanno contratto il virus lo hanno fatto in forma lieve, e aggiunge:

È un fenomeno curioso. Qui nessuno beve, fuma, forse anche questo può avere aiutato.

All’inizio ho dovuto affrontare dei casi di crisi di panico, due in tutto e all’inizio più che altro, quando non si conosceva il virus.

Poi, quando hanno visto che i sintomi erano anche meno rispetto a quelli di una semplice influenza, si sono tranquillizzati.

Boschini lamenta inoltre i giorni difficili che gli ospiti hanno dovuto vivere a causa della pandemia:

All’interno di San Patrignano quest’anno è stato un anno stranissimo, fatto di fasi diverse.

Il primo periodo, iniziato a marzo scorso, i ragazzi lo hanno sofferto per la paura legata alla poca conoscenza del virus.

Hanno subito l’impossibilità di ricevere visite o andare, come previsto in una seconda parte del percorso, qualche volta a casa.

Hanno subito molto la sospensione delle scuole e dei corsi di formazione.

Tutto è stato fermo, cristallizzato.

San Patrignano, i primi casi in autunno hanno influenzato numerosi percorsi di recupero

I primi casi in autunno hanno influenzato numerosi percorsi di recupero

I primi casi di positività si sono registrati in autunno, quando l’ottobre scorso il virus è entrato a San Patrignano.

I dipendenti della comunità sono all’incirca 250 e non vivono all’interno della struttura. Entrando e uscendo ogni giorno il rischio di portare il virus all’interno è diventato concreto.

Questo ha fatto si che l’organigramma delle attività subisse uno scompenso. Chi stava bene si è trovato costretto a lavorare maggiormente per sopperire al lavoro di chi in quel momento era malato, soprattutto nei settori produttivi della comunità.

Le ripercussioni, dal punto di vista delle attività, chiaramente, sono ricadute anche sugli ospiti i quali hanno costantemente bisogno, non solo di un percorso di reinserimento che li aiuti una volta fuori, ma anche di una “distrazione” dal pensiero dell’assunzione di droghe “che per una persona con dipendenze è molto doloroso”. Giornate come il sabato e la domenica per molte delle persone inserite nel percorso di recupero rappresentano un ostacolo.

Il dottor Boschini però è felice nel descrivere qual è stata la soluzione adottata per aiutare i pazienti che in questo momento hanno contratto il virus e ovviamente devono stare in isolamento:

Abbiamo creato dentro San Patrignano un’area residenziale dove trasferivamo tutte le persone con tampone positivo.

Qui i contagiati dal Covid potevano stare all’aria aperta, giocare tra loro, fare ginnastica.

Abbiamo fatto dei test psicologici per vedere cosa è cambiato nelle persone prima e dopo il Covid, ma dobbiamo ancora elaborarli.

Sicuramente non c’è stato un aumento del consumo di psicofarmaci, basso prima come adesso, né un incremento degli abbandoni della comunità.

La nota lieta è che nonostante le difficoltà dovute sia all’abbandono delle dipendenze che all’aver contratto il virus, in comunità non si è registrato nessun aumento del consumo di psicofarmaci ne tanto meno un aumento di casi di abbandono della comunità.

“San Pa” l’impatto della comunità di Coriano negli ultimi anni

"San Pa" l'impatto della comunità di Coriano negli ultimi anni

La comunità nonostante tutte le controversie sui sistemi rieducativi di Vincenzo Muccioli, negli ultimi anni ha ricevuto la visita di alcune personalità molto importanti e influenti.

Nel 2000, l’allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi volle constatare personalmente l’impegno della comunità. Nel 2018, in occasione del 40 anniversario della fondazione della comunità, fu invece la volta Presidente Sergio Mattarella. 

Una visita indubbiamente clamorosa fu nel 2013 quella del Segretario delle Nazioni Unite Ban Ki Moon.

San Patrignano nel 2017 si è sottoposta per la prima volta al calcolo dello SROI (Social Return On Investment), la misurazione dell’impatto sociale per ogni singolo euro investito nelle sue attività. San Patrignano nel 2017 ha dato a ogni suo euro investito, un ritorno di 5,21 euro in valore sociale.

Un valore determinato dal risparmio derivante dall’aiuto gratuito che la comunità offre a tutti i ragazzi accolti, non percependo rette dalle famiglie e nessun tipo di finanziamento statale. Ci sono anche le cifre risparmiate derivanti dalla riduzione di detenuti all’interno di numerose carceri, dato che la struttura ospita anche tanti ragazzi in regime alternativo alle case circondariali.

Leggi anche: Omelia choc del parroco di Cesena: “Fanno abortire donne e usano feti vivi per sperimentare i vaccini”

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