Roberto Vecchioni: “Ho capito che Dio esiste a 80 anni. Mio figlio? Lo sento dentro di me”

Roberto Vecchioni si racconta, dall’amore per sua moglie alla rivelazione della scoperta di Dio. Ricorda anche suo figlio Arrigo: "Mio figlio lo sento fortissimo".

Ilaria De Santis
Ilaria De Santis
Classe 1998. Esperta in Editoria e scrittura, è molto attenta ai dettagli, scrive poesie e canzoni ed è appassionata di musica, serie TV e sceneggiatura. “In tristitia hilaris, in hilaritate tristis”.
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“L’anima non è un monolite. Ha bisogno di tante sfumature”. Roberto Vecchioni ha compiuto 80 anni e al “Corriere della Sera” ha parlato dei suoi sogni che non si sono ancora completamente realizzati, e dei suoi due momenti più belli della vita:

Sono due. Il primo è il grande, grande amore per mia moglie. L’averla vista, incontrata, ha riempito la mia vita.

Fino ad oggi. Chiamerei quel ragazzo di trentasette anni e gli direi: “Guarda quella ragazza, falla voltare, parlale. Lei ti cambierà la vita”.

Il secondo è aver capito la possibilità che esista Dio.

Con immenso affetto ha ricordato anche suo figlio, scomparso lo scorso 18 aprile:

Arrigo, me lo rivedo dentro, continuamente.

Roberto Vecchioni: “Prima non vedevo Dio”

“Ero curiosissimo”. Roberto Vecchioni ha iniziato a leggere il greco a 10 anni e leggeva, moltissimo, tanto che la lettura è “diventata la lingua della mia vita”. La passione per la musica è nata fin da piccolo con Elvis Presley, Paul Anka, Bruce Springsteen, Cat Stevens, ed elogia Lucio Battisti e Ivano Fossati. E la sua carriera è nata in un modo particolare:

Dopo quattro lezioni il maestro di chitarra è tornato da mia madre e le ha detto: “Le ridò i soldi, suo figlio di musica non capisce niente“. Ho iniziato così.

Soltanto di recente, invece, ha compreso l’esistenza di Dio e l’ha spiegato attraverso il linguaggio che conosce meglio, attraverso le parole di una canzone:

Non l’avevo capita né quando ero sulle barricate all’università, né dopo, per tutto il tempo che ho vissuto. Non vedevo.

Ma c’è una canzone che riesce a spiegare chi è Dio.

Roberto Vecchioni: “Ho capito che deve esserci qualcosa”

Il cantautore ha cercato di parafrasare Dio attraverso “La stazione di Zima”:

Nasce da Evtuscenko. Io sono in treno con una persona, con qualcuno che è probabilmente con Lui. Mi dice “vieni con me, ti porto in un posto meraviglioso”. E io rispondo di no. Sono ancora nell’incertezza tra il laico e il sacro.

Dico no e scendo alla prima stazione che c’è, Zima.

C’è un solo vaso di fiori ed una sola luce, che si rompe sempre. Però è la terra e io voglio vivere.

Pensavo, come dice Pasternak, voglio vivere prima tutta la vita e poi vediamo se… Ma in quel vediamo c’era già l’idea che non tutto finisse in questa sala.

E proprio riflettendo su questa canzone, sulle fragilità umane e sulle ingiustizie nel mondo, la rivelazione:

Mi sono detto che non può non esserci una contropartita. Deve esserci qualcosa, perché non può finire così.

Leggi anche: Morto a 36 anni Arrigo Vecchioni, il figlio di Roberto: “Dopo tanto dolore è in pace”

Il cantautore su suo figlio Arrigo: “È stato il crollo del mondo, non delle certezze”

Il cantautore ha definito la sua perdita del suo Arrigo come una “cesura tra una vita e un’altra”, sottolineando uno dei suoi migliori pregi: la sensibilità. E ha citato Eschilo per comprendere cosa significa dire addio a un figlio, “si impara soffrendo”:

Non l’ho presa come un’ingiustizia. Questo no, assolutamente no. È stato il crollo del mondo, dell’universo, ma non di certezze e ideali.

E poi lo sento dentro fortissimo, mio figlio. Lo sento intensamente.

Roberto Vecchioni ha rivelato anche un aneddoto:

Tornando dall’ospedale vicino Piacenza dove lui andava a fare terapia, abbiamo preso la Statale per andare a Desenzano ed era piena di autovelox.

Gli ho detto “Facciamo una cosa: tu guida, passa, ogni volta che c’è un autovelox te lo dico e tu rallenti”. Abbiamo fatto questa strada di corsa e sembrava la vita, proprio.

Ma poi “ci hanno beccati” e la stessa vita ha messo Roberto a dura prova, dovendo dire addio all’Adorato figlio:

Lui non lo sapeva, cosa sarebbe stato di sé. Ma mi avrebbe sicuramente detto: “Padre, tu non smettere mai di correre per quella strada“.

Leggi anche: “Adorato figlio”: chi era Arrigo Vecchioni e la passione per la scrittura come suo padre

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