Rivoluzione Messa: elemosina col POS e cambia anche il Padre Nostro

Dal 29 novembre cambierà anche la Messa: traduzioni più corrette e linguaggio più inclusivo. Per la nuova liturgia si impongono variazioni al Padre Nostro e ad alcune vocazioni. E a Cremona la beneficenza si fa con il POS.

Asia Solfanelli
Asia Solfanelli
Intraprendente e instancabile penna, poliglotta, appassionata lettrice e avida viaggiatrice. Sviscerata amante del cinema. E ultimo, ma non per importanza, eterna studiosa, perché non si finisce mai d’imparare.
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Nessun Dpcm questa volta, Giuseppe Conte non c’entra. Sulla scia delle sollecitazioni di Papa Francesco e con l’approvazione della Cei, da domenica prossima, il 29 novembre, entra il vigore il nuovo messale. La messa, come noi tutti la conosciamo, non sarà più la stessa.

In virtù della parità tra i sessi e di traduzioni ritenute più adeguate, cambieranno molte formule nelle nostre orazioni, prima fra tutte quella del Padre Nostro che da “non indurci in tentazione” diventerà “non abbandonarci alla tentazione”. Modifiche previste anche per il Gloria e per il congedo al termine della liturgia.

Ma la rivoluzione non finisce qui: dalla chiesa di Santa Giulia a Cicognara, paese in provincia di Cremona, prende il via il progetto che permetterebbe ai fedeli di fare l’elemosina con bancomat e carte di credito. Un’iniziativa sperimentale, ma che sembra aver tutti i requisiti per diventare parte integrante della Chiesa del XXI secolo.

La Messa cambia. Ecco come prepararsi alla prossima domenica

Le parole sono importanti e oggi la Chiesa ce lo ricorda. Eredi di una lunga tradizione legata all’originaria traduzione dei vangeli dal greco antico, le nostre preghiere necessitavano già da tempo di opere di revisione e perfezionamento. Le modifiche introdotte per volontà dello stesso Papa Francesco hanno l’obiettivo di rendere le nostre orazioni più vicine al testo originale, quindi più autentiche e più coerenti.

In vigore in molte diocesi già dalla prossima domenica, la prima dell’avvento, il nuovo messale diverrà obbligatorio in tutto il territorio nazionale dal 4 aprile 2021, ovvero a partire da Pasqua del prossimo anno. Tutto il tempo per i fedeli per abituarsi e imparare le varianti del rituale.

Rivoluzione Messa: cosa cambierà?

La terza edizione del messale imporrà innanzi tutto al sacerdote di rivolgersi all’assemblea non come “fratelli” bensì come “fratelli e sorelle”. L’uguaglianza di genere, sentita e ripetutamente dimostrata come principio imprescindibile dai fedeli, tocca la sensibilità della Chiesa che si apre al cambiamento. Sarà forse una dimostrazione di imparzialità e giustizia a seguito di quell’enciclica, “Fratelli Tutti”, che solo poco più di un mese fa aveva tanto scatenato la furia della comunità femminile?

Leggi anche: Coronavirus, le regole per chi vuole andare in chiesa

Rivoluzione Messa: tutte le variazioni

Se il verbo “indurre”, che lascerebbe intendere che Dio possa in qualche modo sedurci al male, va sostituito con una locuzione più adeguata a mettere in luce il fatto che solo Satana può trarci in tentazione, anche altre espressioni hanno di fatto bisogno di essere rifinite.

Come già accennato, non c’è solo il Padre Nostro nelle mirino di una Chiesa che non vuole altro che far valere una parola, quella del Signore. Infatti, anche il Gloria finisce per essere inglobata in quel processo di cambiamento che in questo caso particolare coinvolge la terminologia euristica, ma che in generale riguarda qualunque lingua capace di render conto del progresso conoscitivo e sociale.

A testimonianza di un’aderenza sempre più stretta al testo, alle traduzioni “Signore, pietà” e “Cristo, pietà” verranno preferite le invocazioni greche «Kýrie, eléison» e «Christe, eléison». Ma queste sono solo alcune delle variazioni che i nostri ‘fratelli e sorelle’ noteranno domenica durante la celebrazione prima di arrivare al nuovo congedo al termine del rito: «Andate e annunciate il Vangelo del Signore».

Leggi anche: Papa Francesco e la prima Via Crucis deserta della storia

La Chiesa risponde al Covid: POS a Messa

In risposta al virus SARS-CoV-2, sono stati molti i decreti che da marzo hanno completamente stravolto le nostre vite e le nostre abitudini. L’ennesima iniziativa questa volta però arriva dalla Chiesa. Come luoghi sacri di assemblea religiosa, le chiese sono di fatto gli unici siti ad essere rimasti aperti nonostante le chiusure legate alla seconda ondata di propagazione della malattia.

Le deroghe non sollevano però le istituzioni religiose, nonché i luoghi a esse dedicati, dall’impegno al rispetto del distanziamento sociale e delle norme anti-covid. Ed è proprio in quest’ottica che si colloca l’innovativa sperimentazione della parrocchia di Cicognara che, proprio al fine di evitare il più possibile qualsiasi forma di contatto, aprirebbe le porte della chiesa al POS: si inizia così con le elemosine attraverso bancomat e carte di credito.

POS in Chiesa: temporanea soluzione o permanente innovazione?

Nella Peste di Albert Camus il prete sale più volte sul pulpito: mentre la prima volta rimprovera i fedeli per aver dimenticato Dio e giustifica l’epidemia come la punizione divina per il loro comportamento, successivamente, di fronte all’inarrestabile dilagare della malattia e crescere del numero dei morti, si rende conto che anche la religione spesso non ha e non può aver risposte, si può solo restare e avere fede. Insieme alla fragilità dell’uomo, dallo sviluppo di questo personaggio emerge però qualcosa di incrollabile: la sua fede.

L’apprensione per precisazioni linguistiche sembra perfettamente in linea con una maggior esigenza di chiarezza e coerenza, nonché di rispetto di uno dei valori fondamentali dell’umanità, quello dell’uguaglianza. Ma, ad oggi, al dilagare della pandemia, è davvero accettabile che la Chiesa si ‘preoccupi’ dell’istituzione del “bussolotto elettronico per le donazioni”? Più che la fede sembra invece emergere forte la certezza che il virus non sia altro che il complice di un desiderio già da tempo latente: quello di sensibilizzare e far contribuire sempre più l’intera collettività religiosa al sostegno delle questioni economiche del Vaticano.

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