Riapertura il 4 maggio: sarà scontro fra Stato e Regioni?

Domenico Di Sarno
Domenico Di Sarno
Informatico e politologo laureato con Lode. amante dei libri di ogni genere perché fortemente convinto che la cultura sia come il cibo, ne serve ogni giorno per nutrire la mente. Appassionato di storia e diritto costituzionale.
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Sono passati poco circa 10 giorni da quando il Presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, andava in televisione con la mascherina chiedendo l’aiuto del Governo e il massimo sforzo dello Stato per poter fronteggiare l’emergenza delle terapie Intensive in Lombardia. Il coronavirus aveva anche accelerato l’apertura del nuovo ospedale della Fiera di Milano che avrebbe dovuto ospitare una cifra compresa tra 500 e 600 pazienti ma, nei fatti, alla fine ne ha ospitati meno di 10. Dopo poco più di una settimana la situazione è migliorata e si sta pensando al “lockup” cioè alla riapertura. Il Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte, ha recentemente prolungato il lockdown fino al 3 maggio e quindi, nella situazione attuale, la riapertura di tutte le attività sarebbe fissata per il 4 maggio.

Lombardia e Piemonte, passaggio repentino da emergenza a sfida al governo

Alcune regioni tra le quali la Lombardia, Veneto, il Piemonte, che proprio pochi giorni fa ha accusato un aumento dei casi, e la Liguria, stanno iniziando a chiedere a gran voce di voler riaprire il 4 maggio tutte le attività anche se il governo non dovesse confermare questa intenzione. È bene ricordare che le decisioni del governo sono prese sulla base delle indicazioni del comitato tecnico scientifico che, al momento, non è in grado di esprimersi per ciò che accadrà dopo il 4 maggio. In altre parole è possibile che la quarantena sia ulteriormente prolungata o che, come ci auguriamo tutti ma con buon senso, possa essere più breve perché non più necessaria. Era circolato addirittura un documento che poi la regione Lombardia ha bollato come fake news, secondo il quale erano già in programma alcune tappe per la riapertura totale in Lombardia a partire dal 4 maggio. Leggi anche: Zaia: “Un enzima che veicola Covid è inibito da farmaci per tumore alla prostata”

Boccia: “Non ripartire come se nulla fosse”

Il ministro per i rapporti Stato regioni Francesco Boccia, ha dichiarato che non si aspettava delle decisioni del genere da quella che è stata la regione più colpita e che non “dovrebbe riaprire come se nulla fosse”. La Sottosegretaria alla sanità Sandra Zampa, evocando le disposizioni del Titolo Quinto della Costituzione ha addirittura ipotizzato che in caso di estrema necessità, il governo avrebbe potuto sostituirsi alle regioni In nome del principio unitario avocando a sé i poteri. In questo caso si tratterebbe di una gestione dell’emergenza centralizzata che, per ragioni di interesse unitario e quindi Nazionale, andrebbe temporaneamente, a sospendere quelle che sono le prerogative autonomistiche delle regioni in questo campo. La regione Lombardia si è affrettata a precisare che il documento era un fake news ma il Presidente Fontana, il presidente del Piemonte Cirio, e quello della Liguria Toti, stanno programmando una effettiva riapertura.

Gettare via gli sforzi italiani per “rincorrere” l’Europa?

A gettare benzina sul fuoco ci sono anche alcuni media televisivi e della carta stampata che stanno continuamente riportando la notizia delle aperture in Europa. Il motore produttivo della penisola è importante, è quello che produce il benessere ed il cibo per il paese. Nessuno vuole spegnere la capacità produttiva dell’Italia o lederne l’economia. Occorre Tuttavia precisare che vanificare quelli che sono stati finora gli sforzi e dimenticare quella colonna di mezzi dell’esercito che portava le bare fuori dalla città di Bergamo, non sarebbe un aiuto per l’economia italiana e per gli italiani, piuttosto si tratterebbe di un attentato al buon senso e agli sforzi che milioni di persone hanno fatto per tutelare sé stessi e i loro cari.

Prima la salute, l’ultima parola alla scienza

La nostra Costituzione riconosce il rispetto delle autonomie ma permette, in casi particolari come questo, il recupero di poteri centralizzati da parte del governo. L’auspicio è che tutti i presidenti di regione, in quanto amministratori territoriali, non siano presi dalla necessità propagandistica della legittimazione dei territori che rappresentano ma agiscano per il bene unitario e solo sotto la guida responsabile della comunità scientifica. Leggi anche: Turismo Italia: un mercato da ricostruire, tra conta dei superstiti e scenari incerti di Domenico Di Sarno

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Domenico Di Sarno
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Informatico e politologo laureato con Lode. amante dei libri di ogni genere perché fortemente convinto che la cultura sia come il cibo, ne serve ogni giorno per nutrire la mente. Appassionato di storia e diritto costituzionale.
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