Reskilling, le nuove competenze per trovare lavoro in epoca post Covid

Secondo il Wef entro il 2025 il tempo di lavoro sarà equamente distribuito tra uomini e macchine e 97 milioni di nuovi posti di lavoro nasceranno grazie all'integrazione tecnologica.

Clarice Subiaco
Clarice Subiacohttps://medium.com/@ClariceSubiaco
Classe 1986, passato di studi umanistici e presente nel mondo dei dati. In mezzo, esperienze di lavoro come Digital PR, Content Strategist e Project Manager per startup e agenzie internazionali. Ama raccontare l'innovazione che ha un forte impatto sociale.
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In uno scenario economico globale fortemente segnato dalla pandemia da Covid-19, il Future Job Report del World Economic Forum indica la formazione, o meglio il reskilling, come strada da seguire permettere ai lavoratori di adattarsi al nuovo scenario lavorativo globale e uscire dalla crisi. 

Abbiamo gli strumenti a nostra disposizione. La generosità dell’innovazione tecnologica che caratterizza la nostra epoca può essere sfruttata per liberare il potenziale umano.

Abbiamo i mezzi per riqualificare e migliorare le competenze delle persone in numero senza precedenti, per fornire reti di sicurezza che proteggeranno i lavoratori precari dalla miseria, di precisione che proteggere i lavoratori sfollati dalla miseria e creare mappe su misura che permetteranno alle persone di orientarsi verso i lavori di domani in cui potranno prosperare. 

Queste le parole di Klaus Schwab Executive Chairman del World Economic Forum che introduce così il Future of Jobs Report 2020.

Il futuro del lavoro: un nuovo equilibrio tra uomini e macchine

L’accelerazione forzata dalla digitalizzazione causata dalla pandemia ha portato le aziende a voler investire maggiormente in tecnologia nel futuro.

Secondo il report del Wef, Il 40% delle imprese intervistate ha dichiarato che entro il 2025 prevede una riduzione della forza lavoro in favore dell’integrazione tecnologica e si stima che nei prossimi 5 anni 85 milioni di posti di lavoro potrebbero essere sostituiti da software, macchine e robot.

Sebbene questi numeri possano sembrare scoraggianti, in realtà la maggiore integrazione tra uomini e macchine porterà alla creazione di 97 milioni nuovi posti di lavoro incentrati su ruoli specializzati proprio in questi ambiti.

Data Analyst e Data Scientists i lavori più richiesti

Sempre secondo il report del World Economic Forum 2020, i datori di lavoro si aspettano che entro 2025 diminuiranno i ruoli ridondanti, passando dal 15,4% al 9% della forza lavoro, mentre le professioni emergenti cresceranno dal 7,8% al 13,5%. Ma quali saranno questi ruoli emergenti?

In cima alla lista troviamo data analyst e data scientist, specialisti in intelligenza artificiale e machine learning, ingegneri robotici, esperti di cloud computing. Inoltre, vi sono ruoli emergenti specifici per i diversi settori: quello automobilistico, ad esempio, ci sarà bisogno di nuovi ingegneri dei materiali, nel settore energetico serviranno quelli specializzati in energie rinnovabili, in ambito consumer saranno fondamentali specialisti di e-commerce e social media. E poi ancora ingegneri specializzati nel FinTech, biologi, genetisti, specialisti in telerilevamento e tecnici del settore minerario e dei metalli. 

Reskilling: come prepararsi per i lavori che verranno

Tutti questi ruoli riflettono un chiara traiettoria nel panorama lavorativo del futuro. Bisognerà puntare sempre di più sull’intelligenza artificiale, la digitalizzazione e la green economy. Entro il prossimo decennio, una quota non trascurabile di nuovi posti di lavoro creati saranno in occupazioni completamente nuove, o occupazioni esistenti in corso di significative trasformazioni in termini di competenze richieste.

Per questo le aziende prevedono di implementare attività di reskilling e upskilling, ovvero l’acquisizione di nuove competenze volte a ricoprire un ruolo diverso oppure migliorare quelle già acquisite nel proprio settore. Tra queste nuove competenze vi sono quelle legate al pensiero analitico, l’apprendimento attivo, la risoluzione di problemi complessi, passando per la creatività, la leadership e la capacità di utilizzare nuove tecnologie.

Soft skills: l’importanza delle doti relazionali

Se è vero che le abilità legate alla tecnologia e all’analisi dei dati sono di fondamentale importanza, è altrettanto vero che nel panorama lavorativo post Covid non bisognerà trascurare le cosiddette soft skill. Con questo termine si indicano le abilità relazionali e comportamentali di una persona, utili per adattarsi in maniera più agevole ad eventuali cambi di ruolo o lavoro.

Trattandosi di competenze trasversali, permettono di adattarsi più agevolmente e più rapidamente a una nuova mansione o a un nuovo lavoro, aiutando a colmare quel gap tra requisiti richiesti dal mercato e competenze e nozioni imparate a livello teorico.

Queste le parole di Mariangela Lupi, Head of Humanity Development & Education Department di Adecco Group, intervistata da Huffington Post.

Il presidente di Almalaurea: “Non dimentichiamo le scienze umanistiche” 

Il reskilling necessario per affrontare i nuovi lavori del futuro deve prevedere una contaminazione tra competenze per essere davvero efficace, come spiega Ivano Dionigi, presidente di Almalaurea:

Oggi è necessario che i saperi tornino a contaminarsi, che accanto all’economia, all’ingegneria si affianchino le scienze umanistiche, intese come quelle in grado di dare una visione d’insieme, un senso della storia, che mai come in queste apocalissi ci è indispensabile.

Come diceva Steve Jobs, è necessario creare la figura dell’ingegnere ‘rinascimentale’, qualcuno che abbia competenze tecniche ma anche apertura mentale. Perché le professioni per le quali ci formiamo oggi potrebbero non esistere più tra cinque anni, ma il nostro assetto mentale rimane.

Leggi anche: L’Intelligenza Artificiale ci ruberà il lavoro? Rispondono gli esperti

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