Profilo psicologico di Putin: “Un bullo, un uomo insicuro e fragile, un padre anaffettivo”

Uno dei massimi psicoterapeuti italiani, Domenico Barillà, ha delineato il profilo psicologico di Valdimir Putin, tentando di fare chiarezza su alcuni aspetti del carattere del Presidente russo.

Asia Buconi
Asia Buconi
Classe 1998, romana. Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali, ama l’attualità e la letteratura, ma la sua passione più grande è la sociologia, soprattutto se applicata a tematiche attuali. Nel tempo libero divora film e serie tv.
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In questi giorni, di parole sul Presidente russo Vladimir Putin se ne sono spese a migliaia. I media lo hanno ribattezzato Vlad “the Mad”, delineando i contorni di un leader pericoloso che ha finalmente gettato la maschera. Molti hanno messo in dubbio la sua sanità mentale, oltre che quella fisica. Altri hanno rimproverato chi tentava di attribuirgli l’etichetta di pazzo nel tentativo di giustificare le sue azioni.

In ogni caso, la narrativa bellica e militare è stata accompaganta parallelamente da un altro filone tutto incentrato sul personaggio di Putin: la famiglia, la condizione fisica, la vita privata, i segreti. A Sky Tg 24, uno dei massimi psicoterapeuti italiani, Domenico Barillà, ha delineato il profilo psicologico di Valdimir Putin, tentando di fare chiarezza su alcuni aspetti del carattere del Presidente russo.

Profilo psicologico di Putin: “Non un pazzo, ma una persona sbagliata”

Dire che il Presidente Putin sia un pazzo, sottolinea Barillà, è un’affermazione avventata e priva di riscontri concreti. Per lo psicoterapeuta il presidente russo “è semplicemente una persona sbagliata” e “quando una persona non risolta assomma su di sé poteri inauditi, le conseguenze, nel bene e nel male, non sono mai piccole”. Per conoscere meglio il mondo interiore di Putin, quindi, occorre scavare più a fondo e analizzare le sue linee di movimento, quelle che dall’interno indirizzano i comportamenti delle persone. In merito a questo Barillà ha detto:

Pare vi fossero due fratelli morti prima della sua nascita, dal che potremmo desumere un probabile eccesso di accondiscendenza nei confronti dell’unico figlio sopravvissuto, almeno da parte della mamma.
Trovo significativa anche la sua narrazione soggettiva delle risse giovanili, sembra che a darle fosse lui, ma da quello che possiamo desumere dalle circostanze odierne, viene da pensare che il piccolo Vladimir in quelle tonnare fosse una vittima.

Il grande spirito di rivalsa attuale potrebbe essere segno di maltrattamenti e frustrazioni ascrivibili proprio alla fase di formazione dello stile di vita, generando quei tratti ottusamente aggressivi e vendicativi che vediamo agire oggi.

Lo spirito di rivalsa e la violenza

I tratti della personalità più degni di nota del profilo psicologico di Putin sarebbero proprio lo spirito di rivalsa e la violenza, segni tipici che si ritrovano in adulti che, da bambini, sono stati trattati con accondiscendenza: persone che, praticamente, non riescono a sopportare l’insuccesso e che quindi affrontano ogni piccolo rovescio o cambiamento reagendo in maniera esagerata, per trovare una compensazione. “Una bulimia esistenziale sospetta”, sottolinea Barillà, “compensatoria a una qualche voragine”.

La dissoluzione dell’Impero sovietico è stato un evento centrale nella vita di quest’uomo, pure in questo caso ha agito lo stesso senso di riscatto”, ha detto lo psicoterapeuta. Che poi ha aggiunto come “anche su Hitler agì un mix simile, l’umiliazione del proprio Paese durante la Grande Guerra, che seguiva un’infanzia e un’adoloscenza molto complicate, dolorose, segnate da lutti pesantissimi, compresa la morte della madre quando Adolf era adolescente”.

“Personalità con coloriture paranoiche derivanti da eventi passati”

Profilo psicologico di putin: "Personalità con coloriture paranoiche derivanti da eventi passati"

Barillà ha poi ribadito come sia sbagliato “tagliare corto e dare del pazzo” a qualcuno solo perché non si comprendono i motivi delle sue azioni. Escludendo, come in molti invece credono, che il Presidente russo sia paranoico, quando gli si chiede quali patologie si possano intravedere tratteggiando il profilo psicologico di Putin, Barillà risponde:

Parlerei comunque di coloriture paranoiche, un atteggiamento mentale piuttosto comune, che ci spinge a immaginare intenzioni e progetti ostili nei nostri confronti, da parte di una o più persone, comportandoci come se fossero veri e reagendo secondo la nostra indole, se siamo violenti risponderemo con violenza, come sembra suggerire la vicenda del presidente russo. Ripeto, sono processi molto comuni. Nel caso di Putin, il legame con eventi biografici col passato è forte.

Una signora si lamentava del fatto che, improvvisamente, la sua vicina di casa avesse preso a salutarla con meno cordialità, “come se io le avessi fatto qualcosa”. Le avevo suggerito di aspettare, ma anche di verificare che nella vita di quella donna non stesse accadendo qualcosa di grave. Dopo un mese, mi comunicò che il marito della vicina era stato arrestato per truffa.
Quando qualcuno ci dice: “ti stai facendo dei film”, in qualche modo ci sta dando del paranoico, ovviamente nella versione non patologica. Mi pare evidenti che in questo momento, nella sala di proiezione aperta nel paesaggio interiore di Putin, di film ne stiano passando parecchi, tutti figli della stessa sceneggiatura.

“Putin: un bullo che è stato vittima, un uomo fragile, diffidente, umorale, schiacciato dal senso d’inadeguatezza”

In definitiva, quindi, quale definizione riassume al meglio il profilo psicologico di Putin? Barillà ha spiegato: “L’impressione è che si tratti di una personalità piuttosto fragile, diffidente, umorale, schiacciata da un forte sentimento di inadeguatezza. Il pavimento sul quale si appoggia la sua personalità è molto accidentato. Le persone insicure tendono a esercitare un controllo ossessivo sulla realtà e sulle persone, sono sempre sulla difensiva e si logorano molto perché il controllo brucia molte energie interiori, anche fisiche, facendoti perdere lucidità ed empatia, ove ve ne fosse stata”.

La categoria giusta per Putin è quella di “un bullo che è stato vittima, senza dubbio, una persona che nell’intimo è tormentata dall’angoscia essere niente, solo che in questo tipo di individui tale timore è accentuato fino al parossismo e favorisce compensazioni vendicative, antisociali. Per farmi notare, posso scegliere di dipingere la cappella Sistina oppure rapinare una banca. Per chi sceglierà la seconda strada il vero godimento non è vincere ma fare perdere gli altri. È evidente che siamo di fronte a un bambino arrabbiato e irresponsabile, che esercita con sadismo il piacere della funzione”.

Leggi anche: Vita privata di Putin: l’ex moglie, le figlie, la compagna segreta, le passioni e gli hobby

Il Putin padre e il Putin capo

Tentando di delineare le caratteristiche di Putin come padre, Barillà ha sottolineato come sia difficile che si tratti di un genitore affettuoso, dato che “l’affettività non la trovi per strada, ma è qualcosa che si apprende per contagio diretto con la famiglia d’origine dove non sarà mancata la condiscendenza ma non è detto si andasse molto oltre. Quest’uomo sconta problemi nel registro delle emozioni e dei sentimenti, il cinismo con cui amministra la guerra e i lutti che ne derivano non possono passare inosservati”.

Come capo, invece, Putin “è una persona che non si può definire matta, anzi, è un ottimo allievo di una pessima scuola e chi sta con lui si comporta come l’adepto di una setta, si saldano due finalismi complementari, uno vive arso dal bisogno di dominare, tanti altri dalla necessità di dipendere, un incastro, questo, in cui tutti traggono vantaggi”.

Di cosa ha davvero paura il Presidente russo?

In ultimo, Barillà ha analizzato il giusto modo di approcciarsi a una personalità come quella di Putin: “L’Occidente sembra avere trovato una strada comune, e questo, al netto della disinvoltura ostentata da Putin, lo mette in grosse difficoltà, più di qualunque arma, perché non è abituato a trovarsi di fronte un blocco coerente, lontano dagli atteggiamenti compiacenti della mamma. Quindi, emerge l’antica fragilità del bambino, da qui le minacce irrazionali con tanto di allusioni all’uso nucleare”.

La paura più grande dell’autocrate russo, secondo lo psicoterapeuta, sarebbe proprio la morte. Barillà ha concluso:

L’anagrafe può deformare la percezione delle cose, radicalizzando tratti presenti. Putin vuole lasciare disperatamente una traccia di sé, ma la situazione economica del suo paese è disperante e l’Occidente rimane lontano, lui come amministratore pubblico è naufragato, quindi non è quella la strada attraverso la quale farsi ricordare, inoltre capisce di non possedere il talento più umano che esista, il sentimento sociale, quello che ti fa scalare la vita dal lato utile, così torna il bullo di un tempo. Piuttosto che perdere faccio perdere gli altri, così mi illudo di vincere. Questo è il destino di tutti i bulli, la disperazione di non sentirsi capaci e le conseguenti azioni antisociali.

La morte è stato un compagno di viaggio costante per quest’uomo, nella sua casa ne respirò la presenza e le conseguenze sin dal primo vagito, chissà che esaltazione potere determinare quella degli altri, non potendo addomesticare la propria.

Leggi anche: Alina Kabaeva, presunta amante di Putin e madre dei suoi figli: chi è e dove si è nascosta

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Classe 1998, romana. Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali, ama l’attualità e la letteratura, ma la sua passione più grande è la sociologia, soprattutto se applicata a tematiche attuali. Nel tempo libero divora film e serie tv.
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