Processo Willy, i fratelli Bianchi: “Noi dipinti come mostri”. Poi tentano lo scaricabarile

Oggi sono comparsi di fronte alla corte di Assise i quattro imputati per la morte di Willy Monteiro. I fratelli Bianchi scaricano le responsabilità su Belleggia e dicono: "Siamo stati fatti passare per mostri".

Asia Buconi
Asia Buconi
Classe 1998, romana. Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali, ama l’attualità e la letteratura, ma la sua passione più grande è la sociologia, soprattutto se applicata a tematiche attuali. Nel tempo libero divora film e serie tv.
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Processo Willy. Oggi nell’aula del Tribunale di Frosinone c’erano tutti e quattro gli imputati per l’omicidio del 21enne Willy Monteiro Duarte, ucciso a calci e pugni la notte tra il 5 e 6 settembre 2020 a Colleferro. Il processo per dare giustizia al giovane è finalmente entrato nel vivo.

In aula sono comparsi Marco e Gabriele Bianchi, che si sono stretti in un abbraccio quando si sono visti, assieme a Mario Pincarelli e Francesco Belleggia, l’unico agli arresti domiciliari. Proprio tra quest’ultimo e i fratelli Bianchi è cominciato uno scarico di responsabilità, un vero e proprio scambio di accuse.

Processo Willy: scarico di responsabilità tra i fratelli Bianchi e Belleggia

Processo Willy: scarico di responsabilità tra i fratelli Bianchi e Belleggia

Processo Willy, davanti alla Corte di Assise Gabriele Bianchi non esita. La sua tesi è chiara: Belleggia non si è mai assunto alcuna responsabilità per ciò che ha fatto. Ha detto: “Ho visto Francesco Belleggia colpire come un vigliacco con un calcio in viso Willy mentre era a terra. Gli ha dato un calcio sul viso prendendo la rincorsa. Io mi aspettavo che Belleggia si prendesse le sue responsabilità per quanto fatto. Io fin da subito volevo dire che la colpa era sua ma il mio avvocato mi ha disse di aspettare. In auto, mentre stavamo tornando ad Artena, un amico gli disse che era un infame per quello che aveva fatto”.

Poi, la tesi di Belleggia: “Non ho mai colpito Willy. Marco Bianchi lo ha colpito più volte con una scarica di pugni, anche dopo che si era rialzato”. Da parte sua, Marco Bianchi si è definito un “ragazzo semplice diviso tra sport e amici”. Poi, rispondendo alle accuse di Belleggia, ha detto: “Non ho colpito Willy al petto, con un calcio l’ho colpito al fianco sinistro e l’ho spinto. Lui è caduto ma si è subito rialzato. Io poi sono andato via dai giardinetti. Io non avevo capito che era successo qualcosa di grave perché non sarei mai partito con l’auto”.

Processo Willy, Marco Bianchi: “Noi dipinti come mostri, se l’avessi colpito in modo grave non me ne sarei andato”

Processo Willy. Una volta chiarita la sua versione della vicenda, Marco Bianchi si è rivolto ai familiari della vittima e ha detto: “Anche io ho un figlio, la notizia della morte di Willy ha distrutto le nostre vite, come quella della sua famiglia”. Poi, ha precisato:

Siamo stati fatti passare per mostri, si parlava solo dei fratelli Bianchi. Qualsiasi cosa dicevamo venivamo attaccati. In questa vicenda è morto un ragazzo ma se lo avessi colpito in modo grave non me ne sarei mai andato, lasciandolo lì. Se avessi sbagliato non avrei problemi ad ammetterlo.

Io ho notato che c’è stato un odio mediatico nei nostri confronti. La feccia di Colleferro ha parlato male di noi: è come se ognuno abbia voluto mettere qualcosa contro di noi; per questo tutti dicono che io ho colpito Willy perché influenzati dai media ma io colpii al petto Samuele Cenciarelli (amico di Willy ndr) che andò a sbattere contro una auto e per questo chiedo scusa.

Leggi anche: La vita dei fratelli Bianchi in carcere: sputi e botte. La madre: “Manco fosse morta la regina”

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Classe 1998, romana. Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali, ama l’attualità e la letteratura, ma la sua passione più grande è la sociologia, soprattutto se applicata a tematiche attuali. Nel tempo libero divora film e serie tv.
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