Il piccolo Ryan è tornato a casa, la madre: “Chi sa parli, lui prima o poi ricorderà”

Il piccolo Ryan, il bimbo di 6 anni arrivato all’ospedale Gaslini di Genova il 19 dicembre in condizioni gravissime, sta meglio ed è tornato a casa.

Asia Buconi
Asia Buconi
Classe 1998, romana. Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali, ama l’attualità e la letteratura, ma la sua passione più grande è la sociologia, soprattutto se applicata a tematiche attuali. Nel tempo libero divora film e serie tv.
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Il piccolo Ryan, il bimbo di 6 anni di Ventimiglia arrivato all’ospedale Gaslini di Genova lo scorso 19 dicembre in condizioni gravissime, sta meglio ed è tornato a casa dalla madre Elena. Il bambino è stato dimesso stamane dal nosocomio.

La madre del bambino ha fatto sapere: “Sta bene, dovrà soltanto tenere un tutore al braccio e il busto per circa tre mesi. Anche psicologicamente non mostra segni di choc o turbamenti, è abbastanza tranquillo”.

La madre del piccolo Ryan: “Meglio che confessino prima che recuperi la memoria”

Al momento, per quanto accaduto al piccolo Ryan, rimangono indagati dalla Procura la nonna e il compagno della donna, accusati di lesioni gravissime dolose in concorso. Rimane ancora da chiarire come si sia ferito il bambino e da chi.

La madre ha affermato che Ryan “appena si riprenderà andrà in prima elementare” e che “anche in ospedale ha continuato a studiare, c’era la maestra che andava tutti i giorni”. Poi, la donna ha aggiunto: “Se nessuno ha detto la verità finora, difficilmente la diranno adesso. Sarebbe meglio confessarla prima che il piccolo recuperi la memoria. Mio figlio dovrà iniziare un percorso di terapia dallo psicologo e prima o poi parlerà”.

Il piccolo Ryan e il rischio di suggestionabilità interrogativa

Ovviamente i ricordi del piccolo Ryan potrebbero non essere del tutto veritieri: si tratta di un “teste vittima”, ma pure di un “teste vulnerabile” data l’età e le condizioni fisiche e psichiche. Anche per questo verranno nominati consulenti e periti esperti che avranno il compito di assicurarsi che il racconto del bambino non sia influenzato da razionalizzazioni compiute in modo inconscio per colamare lacune o vuoti di memoria dovuti al pesante trauma subito.

Il rischio di incappare nel fenomeno della suggestionabilità interrogativa, insomma, è dietro l’angolo. Anche perché Ryan è molto piccolo e alla sua età i centri cerebrali responsabili delle principali funzioni cognitive non hanno raggiunto piena maturazione, il che significa che la memoria potrebbe essere facilmente soggetta a distorsioni.

Distorsioni che potrebbero arrivare anche da fonti terze, come ad esempio da coloro che avranno il compito di interrogare il minore, che dovranno evitare a tutti i costi le cosiddette “domande suggestive“.

Cosa era successo al piccolo Ryan

Il piccolo Ryan aveva riportato fratture a otto vertebre e a un braccio, lesioni alla milza e la frattura di una costola che gli aveva perforato un polmone. Un bilancio terribile, specie un bambino di soli 6 anni. Il padre non ha mai smesso di tormentarsi e di puntare il dito contro la madre, la donna che, di fatto, l’ha tradito coprendo l’aggressore del figlio.

Mi vergogno di essere tuo figlio, maledetta…Lui fa schifo allo stesso modo di lei – aveva detto l’uomo subito dopo l’aggressione a Ryan – Inutile difendere l’indifendibile, se mio figlio era sull’orlo di morire è anche merito suo, della sua mancanza di coscienza e del suo egoismo”.

Leggi anche: Candida auris, caso di fungo killer isolato in Toscana: come si prende e perché preoccupa

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Classe 1998, romana. Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali, ama l’attualità e la letteratura, ma la sua passione più grande è la sociologia, soprattutto se applicata a tematiche attuali. Nel tempo libero divora film e serie tv.
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