Perché le università italiane interrompono i rapporti con Israele: quali le conseguenze?

Perché sempre più università italiane stanno rompendo i rapporti con Israele? Ecco cosa sostengono i ministri Bernini e Tajani.

Ilaria De Santis
Ilaria De Santis
Classe 1998. Esperta in Editoria e scrittura, è molto attenta ai dettagli, scrive poesie e canzoni ed è appassionata di musica, serie TV e sceneggiatura. “In tristitia hilaris, in hilaritate tristis”.
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Anche le università prendono una posizione in merito al conflitto israelo-palestinese. Dopo i casi di Torino e Bologna, che prendono le distanze da Israele, anche la Normale di Pisa ha deciso di interrompere ogni collaborazione nella ricerca con il Paese governato da Benjamin Netanyahu.

Su questo punto, però, non si mostra affatto d’accordo la ministra dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, secondo cui le università non debbano allinearsi a favore di una fazione in materia di guerra. Intervistata al TG1, ha così rivelato: “Considero la scelta della Normale di Pisa profondamente sbagliata, perché le università non si schierano con una parte o con l’altra. Le università non entrano in guerra”.

Le università, infatti, sono dei luoghi in cui ognuno ha libertà di pensiero, con un unico limite: “Le università sono luoghi dove si può esprimere qualsiasi opinione anche le più radicali con l’unico limite imprescindibile e invalicabile, no alla violenza”. Il mondo della ricerca ha a disposizione “un’arma potentissima, la ricerca scientifica, la formazione, che è un’importante e potente arma di pace”.

Cosa sta accadendo nelle università italiane?

Da quando è iniziata la guerra a Gaza, l’opinione pubblica israeliana sembra perdere sempre più fiducia nel leader Benjamin Netanyahu. A dirlo è un rapporto annuale dell’intelligence americana sulle minacce alla sicurezza degli Stati Uniti.

Qual è il risultato di tale sfiducia? Non solo Israele, anche le università italiane concordano su questo punto di vista e stanno troncando pian piano i rapporti con il Paese. Tale situazione, come ha affermato la ministra Anna Maria Bernini, sta diventando molto delicata, in quanto una minoranza, molto rumorosa, vuole confondere le critiche, anche legittime alle politiche di Netanyahu, con Israele e il popolo israeliano. Sono due cose diverse e chi le vuole confondere rischia di entrare in una dimensione di antisemitismo o di sentimento anti-occidentale”.

Cosa ha affermato il ministro Tajani in seguito alla decisione della Normale di Pisa su Israele?

Nei giorni scorsi, come già accennato, la Scuola Normale Superiore di Pisa ha deciso di non collaborare più con Israele, in particolare, la scelta riguarda la cooperazione industriale con il Paese e l’uso di alcune tecnologie che, secondo l’università pisana, potrebbero essere utilizzate da Israele nel conflitto attuale.

In merito a tale situazione è intervenuto il ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Antonio Tajani, che al “Messaggero” ha così dichiarato: “Vedo molta confusione anche in casa nostra, c’è chi usa le scelte del Governo israeliano per attaccare Israele e gli ebrei. Mi preoccupa l’antisemitismo strisciante”.

Ha poi aggiunto Tajani: “Come è una vergogna cacciare giornalisti dagli atenei solo perché ebrei. Questo antisemitismo non ha nulla a che vedere con il sostegno al popolo palestinese“.

L’Italia, infatti, sta lavorando per la pace e ha chiamato in causa l’ONU, che proprio nei giorni scorsi ha richiesto il cessate il fuoco a Gaza: “Il Governo israeliano fermi l’attacco su Rafah. La risoluzione per la tregua votata all’ONU è un passo importante. Dobbiamo lavorare per un cessate il fuoco immediato”.

Leggi anche: Melvin, padre di Elly Schlein: “Lei crede nella formazione dei due Stati, io no”

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