Patty Pravo, l’omaggio alla ragazza del Piper: l’infanzia, la depressione e la rinascita

A Modo Mio – Patty Pravo, il documentario celebra una delle icone della musica italiana, partendo dai ricordi della sua infanzia. La nota cantante, però, ha vissuto un momento molto delicato nel corso della sua carriera: "Avevo la gola chiusa, non riuscivo più a respirare".

Ilaria De Santis
Ilaria De Santis
Classe 1998. Esperta in Editoria e scrittura, è molto attenta ai dettagli, scrive poesie e canzoni ed è appassionata di musica, serie TV e sceneggiatura. “In tristitia hilaris, in hilaritate tristis”.
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A Modo Mio – Patty Pravo. È andato in onda ieri sera su Rai 3 in prima serata il documentario prodotto da Ballandi e Rai Documentari che omaggia un’icona della musica italiana, con alle spalle una carriera di quasi 60 anni, iniziata quando aveva soli 18 anni.

Patty Pravo, nome d’arte di Nicoletta Strambelli, è stata celebrata e raccontata da alcuni suoi colleghi e amici più cari come Vasco Rossi, Ornella Vanoni, Elisa, Enrico Ruggeri. La ragazza del Piper ha venduto più di 110 milioni di dischi, e tra i più noti successi ricordiamo “La bambola”, “Pazza Idea”, “Ragazzo triste”, “Pensiero stupendo”, “Il paradiso”.

Nonostante l’immenso successo, però, Patty Pravo nel corso della sua carriera ha vissuto un momento particolarmente delicato, come rivelato a “Gente”: “Non riuscivo più a respirare, ero in uno stato di totale incoscienza”. La sua salvezza è stata un viaggio in Africa: “Sono rinata”.

Patty Pravo e l’infanzia a Venezia

Il documentario A Modo Mio – Patty Pravo parte dall’infanzia della nota cantante, in particolare da Venezia, la sua città natale. Immergendoci nei suoi ricordi, scopriamo che suo padre era un motoscafista, mentre sua madre casalinga. Prima di diventare Patty Pravo, Nicoletta Strambelli ― registrata all’anagrafe con il nome di Nicola ― ha trascorso la sua adolescenza nel quartiere di Santa Marta, vivendo assieme ai suoi nonni.

Da subito si è appassionata alla musica. Fin da piccola, infatti, ha studiato pianoforte e danza classica presso il Teatro La Fenice, entrando, all’età di 10 anni, in conservatorio. Dopo una breve permanenza a Londra si è poi trasferita a Roma, dove vive tuttora. Proprio qui ha iniziato ad esibirsi per la prima volta nel locale Piper con il nome d’arte Patty Pravo, un elogio a Dante e alla sue “anime prave” dell’Inferno, sebbene si sia guadagnata un soprannome con cui viene chiamata ancora oggi, la ragazza del Piper.

Di quale malattia ha sofferto Patty Pravo?

Dopo essere stata scoperta al Piper, Patty Pravo ha collezionato incredibili successi. Con i suoi brani ha scalato le classifiche, ha spesso preso parte al Festival di Sanremo, la cui ultima partecipazione risale al 2019 con il brano “Un po’ come la vita” in coppia con Briga, nel 1994 è stata la prima artista italiana a cantare in lingua pechinese in Cina, e ha pubblicato due autobiografie.

Eppure, la stessa Patty Pravo ha rivelato di aver superato un periodo non facile in cui ha sofferto di depressione, durato anni: Non riuscivo a dormire. Salivo sul palco di sera, divorata dalla stanchezza e dall’ansia. Mi si è chiusa la gola. Ricordo di aver pensato, ‘Basta, è finita’. Ho creduto di morire. Poi, una mattina, mi sono alzata, ho aperto la porta della camera e sono andata in cucina. Nella dispensa c’erano solo un cartone di latte e dei Pavesini, ho cominciato a mangiare e sono tornata a vivere”.

La rinascita grazie a Gino Strada

Patty Pravo è riuscita a superare la depressione grazie alla musica e a i suoi fan, che non l’hanno mai abbandonata, ma anche grazie a un viaggio in Africa in compagnia di Gino Strada, in cui ha svolto volontariato: “Mi ha cambiato la vita. Volevo davvero uscire da questo momento buio. Era arrivato il momento di aiutare sul campo. Dopo aver ricevuto tanto, credevo fosse giunto il momento di dare e donare. Ai bambini soprattutto”.

Leggi anche: Renzo Arbore torna con Appresso alla musica: quando va in onda, dove e chi sono gli ospiti

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