Rivoluzione nel Parkinson: gli occhi svelano l’insorgenza 7 anni prima della malattia

Da uno studio recente è stato dimostrato che dalle immagini oculari è possibile scovare i marcatori del Parkinson molto prima che la patologia irrompa nella vita dei pazienti grazie all’AI. Vediamo insieme più nel dettaglio.

Ilaria De Santis
Ilaria De Santis
Classe 1998. Esperta in Editoria e scrittura, è molto attenta ai dettagli, scrive poesie e canzoni ed è appassionata di musica, serie TV e sceneggiatura. “In tristitia hilaris, in hilaritate tristis”.
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Gli occhi non mentono mai, nemmeno davanti all’intelligenza artificiale: possono svelare dei segnali precoci del Parkinson fino addirittura a 7 anni prima dalla diagnosi vera e propria. Si tratta di un passo fondamentale nello screening della patologia neurodegenerativa che colpisce milioni di persone ogni anno nel mondo. 

A rivelarlo è un prestigioso studio britannico effettuato sulle immagini retiniche condotto dal gruppo di ricercatori dell’University College London e del Moorfields Eye Hospital. È stato pubblicato sulla rivista Neurology e un ruolo fondamentale è stato svolto anche dall’intelligenza artificiale che ha scovato proprio i marcatori del Parkinson nelle scansioni oculari effettuati su alcuni pazienti. Quali sono stati i risultati?

Parkinson, cosa si può scoprire guardando dentro gli occhi?

Non è la prima volta che gli occhi vengono osservati più a fondo nell’intento di prevenire alcune patologie particolari. Infatti, già precedentemente i dati delle scansioni oculari hanno permesso agli scienziati di fare grandi passi avanti nella ricerca, identificando, da un “semplice sguardo”, malattie come la sclerosi multipla e l’Alzheimer, e anche una predisposizione al diabete, all’ictus e all’ipertensione. 

Tutto ciò è reso possibile da un peculiare tipo di scansione 3D degli occhi denominata OCT, ovvero la tomografia a coerenza ottica, la quale in meno di soli 60 secondi analizza con un’altissima risoluzione la retina, la parte posteriore dell’occhio. Questo dispositivo non ha solo il compito di valutare la salute oftalmica di un paziente, ma serve, soprattutto nelle ultime ricerche, ad analizzare strati di cellule che si trovano al di sotto della superficie della pelle.

Parkinson, qual è il ruolo dell’intelligenza artificiale nello studio?

La scienza che si occupa di scovare malattie grazie all’osservazione degli occhi prende il nome di oculomica e sta impiegando tutto il potenziale dell’AI per garantire risultati sempre più ottimali. Vengono sempre più spesso utilizzati dei machine learning, ovvero dei computer che studiano le immagini oculari in una frazione di tempo minima, andando alla ricerca di informazioni che si celano dietro, e dentro, all’occhio umano. 

Nello studio condotto dai ricercatori  dell’University College London e del Moorfields Eye Hospital alcune zone della retina, come ad esempio lo strato più interno, risultano più piatte e assottigliate in coloro in cui si manifesterà il Parkinson.

Parkinson, le scansioni oculari come frontiera del futuro

A proposito di questa interessante e innovativa scoperta, Siegfried Wagner, un ricercatore dell’University College London rivela:

Continuo a essere stupito da ciò che possiamo scoprire attraverso le scansioni oculari. 

E spero vivamente che questo metodo possa presto diventare uno strumento di pre-screening per le persone a rischio di malattia. 

Perché si può parlare di una vera e propria rivoluzione sia per i medici sia per i pazienti che avranno la malattia di Parkinson in futuro? Wagner aggiunge:

Trovare segni di una serie di malattie prima che emergano i sintomi significa che, in futuro, le persone potrebbero avere il tempo di apportare cambiamenti allo stile di vita per prevenire l’insorgere di alcune condizioni.

Inoltre, i medici potrebbero ritardare l’insorgenza e l’impatto dei disturbi neurodegenerativi che cambiano la vita. 

Leggi anche: Parkinson: inibire un singolo gene porta alla scomparsa dei sintomi

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