Parigi e il Coronavirus: “Qui non c’è nessun mini lockdown”

Parigi, i contagi da Covid e il lockdown fino al 19 ottobre. La giornalista Carla Diamanti ci racconta cosa sta realmente accadendo in città ai tempi del Coronavirus.

Catiuscia Ceccarelli
Catiuscia Ceccarelli
Catiuscia Ceccarelli, giornalista e imprenditrice, si occupa di personaggi, interviste, attualità e lifestyle. Segni particolari? Mamma di Matilde
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Per Parigi si parla di un mini lockdown fino al 19 ottobre, con i bar chiusi, mentre per i ristoranti, che potranno aprire regolarmente, sarà previsto un nuovo protocollo sanitario. Arrivano dati allarmanti sui contagi da Coronavirus. Qual è la reale situazione in città e nel resto del Paese? Ne abbiamo parlato con una giornalista italiana, travel designer che vive all’ombra della Tour Eiffel, Carla Diamanti.

Parigi e Covid, non è come sembra

I tavolini fuori da un locale di Parigi. Foto di Nicoletta Diamanti.

Secondo la testimonianza di una giornalista italiana di nascita ma parigina d’adozione, Carla Diamanti, le informazioni che arrivano a mezzo stampa sono lontane dalla realtà. Carla, Parigi è in lockdown?

Come spesso accade, la percezione di una situazione da lontano è diversa da quella che si vive in realtà. In questo caso complici anche i media che non sempre fotografano esattamente la realtà. Questa premessa per dirti che non c’è nessun “mini lockdown” e che le persone qui non percepiscono in questa maniera le nuove regole (che peraltro non cambiano molto rispetto a ieri). Dunque, il prefetto di Parigi ha disposto la chiusura di bar, palestre e piscine (per gli adulti, perché i bambini potranno continuare a frequentarle) e altre limitazioni relativamente alle feste studentesche e alle riunioni o al consumo di alcol all’aperto dopo le 22. Non cambia molto per i ristoranti ai quali è stato concesso l’uso dello spazio pubblico per i dehors fino a giugno 2021 (i marciapiedi della città sono praticamente invasi dai tavolini!) e che dovranno probabilmente cominciare il tracciamento dei clienti. Per le strade tutto resta come prima: c’è tanta gente ovunque, nei supermercati, sui mezzi pubblici, in coda fuori dai negozi, seduti a tavola a mangiare. I parigini sono resilienti, amano vivere, sono razionali e hanno un approccio diverso dagli italiani per quanto riguarda le malattie.

 I francesi come stanno gestendo, secondo te, questa ondata di Covid -19?

L’amministrazione pubblica procede adeguando le misure all’evoluzione dei contagi. Per esempio, a Marsiglia hanno già riaperto i locali che erano stati chiusi quando la soglia considerata limite era stata superata. Certo, ci sono reazioni da parte di chi non è d’accordo ma credo che l’ondata delle proteste sia sfumata e che ora le persone siano più disciplinate. O rassegnate. Insomma, ci si abitua a vivere in un modo diverso da prima ma lo si fa.

Leggi anche: Coronavirus Europa: la Francia è per metà “zona rossa”. Speranza: “Tampone obbligatorio per chi arriva da Parigi”

Parigi e la comunicazione ai tempi del Covid

Carla Diamanti, giornalista e travel designer italiana che vive a Parigi.

Dal punto di vista della comunicazione- prosegue la travel designer Carla Diamanti – questa resta razionale, positiva e meno allarmante rispetto all’Italia:

Si parla di percentuali e di indici, non soltanto di numeri assoluti che non dicono molto sulla situazione effettiva. Io mi sento meno preoccupata qui in Francia, sebbene il numero di contagi sia di molto superiore rispetto a quelli dell’Italia. Ho avuto purtroppo la necessità di frequentare delle strutture ospedaliere negli ultimi mesi e a nessuno è stato chiesto un test Covid prima del ricovero o della visita a una persona ricoverata. Mascherine, gel e distanziamento sono le uniche misure a cui mi sono dovuta attenere.  

Viaggi, spostamenti per lavoro, turismo e inclusione culturale. Lo scenario europeo sta cambiando? Torneremo mai ad una specie di normalità?

I miei amici francesi si sono spostati all’estero per le vacanze. E l’ho fatto anche io, perché sono tornata in Italia. Non c’è la demonizzazione di chi osa valicare il confine e credo che questo faccia parte del modo di essere e di affrontare le cose. La vita culturale è ripresa e sebbene con le limitazioni che conosciamo, le cose si riescono a fare in un modo o nell’altro. Non so se lo scenario stia cambiando, diciamo che si sta prendendo una pausa ma credo che una volta passata l’epidemia le cose torneranno come prima. Ne abbiamo avuto la prova durante l’estate, con le spiagge piene, la movida ricominciata e le mascherine sparite nonostante il virus circolasse ancora. Quando non lo farà più, sono convinta che tutto ripartirà come (e anche peggio) di prima.

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