Barcellona, un giorno a Parc Güell

Avventuriamoci alla scoperta di uno dei parchi più belli al mondo: Parc Guell, tappa obbligatoria per chiunque faccia un salto a Barcellona.

Enrica Vigliano
Enrica Vigliano
Enrica Vigliano, romana per adozione. Lavora nel mondo dell’arte e della comunicazione di eventi, dopo gli studi di Archeologia e di Business dei beni culturali. Adora parimenti la matematica e la grammatica, avendo una predilezione per le parole crociate e per la vita all’aperto.
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Come e quand’è nato Parc Güell? Come si raggiunge dal centro di Barcellona? Quando è aperto? E cosa rende così speciale questo piccolo angolo di Barcellona che sembra ancora incantato?

Il visionario Antoni Gaudì e la sua Barcellona

Il grande architetto Antoni Gaudì è conosciuto nel mondo come il più grande innovatore architettonico della fine dell’800. Con le sue strutture visionarie e movimentate, colorate e appariscenti, seppe dare alla capitale catalana quel volto di inconfondibile fantasia che tutt’oggi la caratterizza.

Non a caso un suo esimio collega, Le Corbusier, il grande maestro del Movimento Moderno, lo definì “plasmatore della pietra, del laterizio e del ferro”.

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Autore di Casa Battlò, della Pedrera, ma soprattutto, della Sagrada Familia, Gaudi ha lasciato ai posteri una perla nel cuore di Barcellona, meta immancabile della città.

Gaudi e Güell, un appuntamento con la storia dell’arte 

Nonostante un avvio di carriera piuttosto travagliato a causa della sua esuberanza artistica, Antoni Gaudi iniziò la sua fortuna nel 1878, anno in cui incontrò l’impresario Eusebi Güell. Questi era rimasto affascinato dalle vetrine che Gaudi aveva realizzato per un produttore di guanti all’Esposizione universale di Parigi di quell’anno.

L’industriale, mecenate, intellettuale e avanguardista, accolse l’estro di Gaudi senza contenimenti, né economici né formali, permettendogli di realizzare alcune delle opere più strabilianti esistenti al mondo. Basti pensare che ben 7 delle sue creazioni a Barcellona sono state dichiarate Patrimonio dell’Unesco.

Una di queste, Park Guell consiste in un parco aperto al pubblico, sul Monte Carmelo che si estende per oltre 17 ettari in cui giardini, spazi verdi e aiuole sono puntellati da elementi architettonici. Proprio in questo parco Gaudi ha raggiunto uno degli esempi più alti della sua architettura modernista.

Per il magnate, l’architetto progettò la Finca Guell di Pedralbes, il Palau Gruell in carrer Nou de la Rambla, la cripta Colonia Guell e le Celler Guell.

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Una città-giardino inglese nel cuore di Barcellona

Conosciuto anche come Parque Guell, Parco Gaudi o Parc Güell, il nome in inglese Park Guell si deve a Eusebi Güell che, reduce da un viaggio nel Regno Unito dove conobbe il paesaggista Ebenezer Howard, propose a Gaudi di realizzare una vera e propria città giardino per l’alta borghesia di Barcellona.

Doveva essere una zona residenziale di grande prestigio, studiata nei minimi dettagli per garantire la ventilazione, il soleggiamento e il benessere dei suoi abitanti. Dei 60 lotti triangolari previsti tuttavia solo due case vennero edificate, perché il progetto non incontrò il favore della classe abbiente barceloneta.

L’intenzione dei due ideatori, Guell e Guadi, era di riprodurre una piccola Arcadia, un luogo di pace dove trascorrere una vita di agi, attorniati dalla bellezza della natura.

Anche se la città idealizzata non vide mai la luce, il parco sin da subito richiamò l’attenzione del grande pubblico, affascinato dalle sue geometrie insolite e sorprendenti.

Storia del Parco Güell

Il lavori si protrassero dal 1900 al 1914, quando l’inizio della prima guerra mondiale arrestò l’impresa. A quell’epoca due sole costruzioni abitative erano state erette, di cui una fu dimora dello stesso Gaudi con la sua famiglia tra il 1906 e il 1926. Nel parco abità dal 1907 acnhe Eusebi Guell, che consentì l’accesso alla piazza centrale su richiesta per numerosi eventi e celebrazioni.

Nel 1918 gli eredi dell’imprenditore vollero vendere il parco alla città di Barcellona. Il comune lo rese suo patrimonio a partire dal 1923 e lo aprì ufficialmente al pubblico nel 1926.

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Nel 1984 il Parco è stato riconosciuto come Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco.

L’architettura modernista di Gaudi

Parc Guell riassume in un unico luogo gli elementi più cari al senso del volume e alle geometrie di Gaudi. Il giovane architetto riuscì infatti a rivisitare forme neogotiche, orientali e moderniste in spazi eccentrici e personalissimi. Alla base della sua poetica si innestava il rapporto per lui non scisso tra arti, forme d’arte e natura. Il limite era nell’immaginazione o, semmai, nell’ingegneria, non nei confini tracciati in precedenza.

La sua capacità di disegnare, costruire, servirsi di elementi architettonici audaci, come gli archi parabolici o iperbolici, scolpire e dipingere trova qui la sua massima espressione.

L’uso del mosaico, e in particolare del trencadís, rendono il suo lavoro fortemente suggestivo. La tecnica si basa sull’utilizzo di pezzi di mattonelle, ceramiche e malta, impreziositi da frammenti di specchi e pietre di vario genere, che restituiscono l’idea di un’architettura vibrante, pulsante, che si muove sotto la luce del sole.

Un percorso di ascesa, dalla città verso il paradiso

Antoni Gaudi concepì il Parc Guell come una sorta di sentiero per l’elevazione spirituale di chi lo percorresse. Non a caso l’ingresso del parco si trova in basso, in prossimità della città, mentre sulla sommità della collina doveva ergersi una cappella, mai realizzata, quasi a simboleggiare l’ascesa verso il cielo.

Nel parco la commistione tra linea retta e linea curva rappresentano le due anime racchiuse nel creato.

Da una parte la linea retta è quella dell’uomo, che cerca la verticalizzazione verso Dio e verso l’ascensione.

Dall’altra la linea curva è l’espressione della natura, della sua continua evoluzione, del perpetuo cambiamento, della trasformazione.

Gaudi ha saputo miscelare le due componenti con così tanta maestria che spesso è impossibile accorgersi del lento compenetrarsi tra opera umana e opera naturale.

Ciò che ancora oggi stupisce maggiormente è la sua capacità di adattare forme archetipe a materiali moderni, in un continuo rimando tra natura e geometria, tra materia artificiale e risorse ambientali. Le colonne di cemento diventano alberi ramificati, i portali di accesso al parco due giganteschi dolcetti abitabili, sormontati da torrette di avvistamento.

La natura ricreata

Gaudi rispettò il più possibile il rilievo naturale assegnatogli per la sua città ideale, lasciando tuttavia correre la sua fervida immaginazione.

La Munanya Pelada, così si chiamava la collina dove sorge il parco, era caratterizzata da un terreno arido e scarsamente vegetativo, ma Gaudi riuscì a renderla lussureggiante e piena di vita.

La grande varietà di piante tipiche del Mediterraneo piantumate nel parco ha infatti richiamato l’insediamento di volatili, sia stabili che migranti. Tra pini, querce, palme, carrubi ed eucalipti si annida una varietà di uccelli che contribuisce a rendere il parco un vero e proprio ecosistema a se stante: piccioni, passeri, merli, ma anche aironi e cinciallegre riempiono l’aria con i loro canti variegati

Breve guida del sito di Parc Guell

Ingresso

Intorno al parco corre un alto muro di cinta sinuoso, dai colori sgargianti, decorato da 14 medaglioni, interrotto dall’ingresso principale, costituito da un cancello inserito nel 1965. Gaudi aveva disegnato una porta monumentale di accesso, ma non venne mai realizzata.

Ai due lati dell’ingresso del parco Gaudi installò due piccole costruzioni dall’aspetto fantasioso che ricordano le casette di marzapane delle favole di Hansel e Gretel. Le coperture e i tetti colorati sembrano colate di panna montata, sormontate da ciliegie e canditi.

Nel villino più piccolo era ospitata l’amministrazione del quartiere residenziale, mentre l’altro edificio fungeva da portineria e da casa del custode. Oggi le due casette sono utilizzate come bookshop e come sale espositive.

Subito dopo l’entrata, alla destra dell’ingresso, Gaudi ha riservato uno spazio coperto dove poter alloggiare le carrozze. Una struttura a pianta circolare, che ricorda una grotta, sorretta da un pilastro centrale e preceduta da archi sostenuti da quelle che ricordano zampe di elefante.

A sinistra dell’ingresso si trova un magazzino, destinato ad accogliere anche la famiglia di Gaudi per un certo periodo.

La scalinata di accesso

Superando la piazza centrale, che doveva essere il luogo di passaggio alla nuova Arcadia, ci si trova davanti alla scala monumentale, simbolo per eccellenza del parco.

Lo scalone è un concentrato di tutta l’architettura Gaudina, denso di rimandi e simbologie. Composto da 33 gradini, chiaro riferimento agli anni di Cristo e alla sua risurrezione, si può suddividere in tre settori.

In alto sgorga l’acqua che accompagna il visitatore nella salita, e qui si trova la scultura con la pietra filosofale. Racchiusa in quello che ricorda un fornello da fusione alchemica simboleggia la fascinazione dell’architetto per la materia. Poco più in basso la celebre salamandra alchemica in ceramica, rappresentazione di rinascita e prosperità.

Nel livello intermedio si trova un emblema della Catalogna, esagonale, sormontato da una testa di cane: i due simboli rimandano al carattere laborioso e fedele del popolo catalano.

Infine, nella parte inferiore, dove lo scalone si divide in due rampe di accesso, si trovano i riferimenti all’industria e alla tecnologia.

Attraverso questi simboli si può evincere il messaggio di elevazione spirituale che accompagna l’architettura di Gaudi che, sina dall’entrata, fornisce le indicazioni necessarie per accedere all’Arcadia: per mezzo dell’innovazione industriale, ci si può elevare a uno stadio superiore del sapere, attraverso la religione.

La sala ipostila

Una volta raggiunta la cima della scalinata si apre davanti al visitatore la sala ipostila o tempio egizio, cuore pulsante del parco.

In origine doveva essere il mercato centrale del quartiere residenziale, anche se non funzionò mai come tale. Qui 86 colonne sostengono un tetto a volta decorato con un mosaico ceramico bianco. Per alterare la percezione spaziale della sala ipostila, l’architetto modificò l’altezza dei mosaici, sia della volta che sulle colonne, così che più ci si addentra nella sala più sembra dilatarsi lo spazio.

Ma la funzione della sala non si limitava al luogo di riunione della popolazione. In realtà la piazza che la sovrasta raccoglieva l’acqua piovana che sarebbe dovuta scorrere all’interno delle colonne della sala ipostila per raggiungere un contenitore al di sotto di essa. La salamandra sullo scalone sarebbe dunque la caditoia della cisterna sotterranea.

Una lunga galleria che sembra quasi immergersi nelle viscere della terra è scandita da archi in cui la pietra scolpita assume le sembianze di una foresta pietrificata.

La piazza principale, o della Naturaleza

Al di sopra della sala ipostila si estende una piazza enorme di quasi 3000 metri quadri, conosciuta anche con il nome di Teatro Greco. Venne costruita nel 1909, quando ormai era evidente che il progetto della città giardino era naufragato e che il parco sarebbe rimasto appannaggio privato della famiglia Guell. Rimane un’area immensa, piacevole, dove potersi riunire e riposare all’aria aperta.

Circonda la piazza una panchina in muratura continua e sinuosa, il Banc de Trencadís, curata nei minimi dettagli e rivestita dalle famose maioliche trencadís, opera del collega di Gaudi, Josep Maria Jujol i Gibert. Ergonomica, comoda e coloratissima, la seduta serpentina lunga 152 metri crea naturalmente degli spazi raccolti e indipendenti in cui sostare.

Anche qui si nasconde una simbologia ben precisa. I colori e le figure delle decorazioni si ispirano alla tradizione cattolica: ad esempio il giallo, il verde, l’azzurro e il richiamano i concetti di fede, speranza e carità. Il bianco, alla purezza. La lettera M  e la parola Maria sono state intarsiate nei mosaici, come simboli di devozione alla Vergine.

Infine, al di là della seduta, si staglia la grande croce che sovrasta uno dei padiglioni sottostanti, ora finalmente ammirabile in tutta la sua grandezza. Al di sotto della piazza si vede la residenza dove abitò Guell a partire dal 1906 e fino al 1918.

Il Portico Lavandera

Alle spalle dell’edificio si snoda il portico della lavandaia, dalla figura di donna che sormonta una delle colonne del complesso, uno degli esempi mirabili di come Gaudi seppe armonizzare la natura del terreno con gli elementi architettonici. Qui una serie di archi di pietra, piegati a formare un’onda, accompagnano il passante tra ombra e luce, verso il Teatro Greco.

I giardini e il Calvario

Attorno agli edifici principali, si estende il parco con i suoi sentieri tra alberi e prati. Qui, immerse nel verde, si trovano altre installazioni gaudine, come i viadotti Pont de Baix, del Mig e de Dalt, che dovevano agevolare la circolazione delle carrozze.

Ma c’è spazio anche per orti e giardini, che conducono fino al punto più panoramico e suggestivo di tutti, chiamato il Calvario o Turó de les tres creus. Da qui si gode la migliore vista sul parco e su Barcellona, fino al mare.

Curiosità e informazioni su Parc Guell

Nel 1913 venne commercializzata l’acqua sorgiva trovata durante i lavori della sala ipostila come acqua medicinale.

Nel soffitto della sala ipostila sono incastonati, tra le ondulazioni della volta, anche oggetti di uso comune: giocattoli in porcellana e riproduzioni di stoviglie si alternano alle tessere bianche del mosaico.

Il parco accoglie più di 3 milioni di visitatori all’anno ed è aperto tutti i giorni, con orari che variano a seconda della stagione, tra le 7.30 e le 20.30. L’accesso è contingentato, in modo che non possano entrare più di 400 persone ogni ora.

Il periodo migliore per visitarlo è la primavera e l’autunno, o le ore meno calde dell’estate, per godere al meglio degli spazi all’aperto dove batte il caldo sole catalano.

Il biglietto d’ingresso costa 10 euro e comprende anche la navetta che dalla stazione della metro Alfons X porta al parco. Sono previste riduzioni per bambini e tipologie specifiche di visitatori https://parkguell.barcelona/en/planning-your-visit/prices-and-times.

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Enrica Vigliano
Enrica Vigliano
Enrica Vigliano, romana per adozione. Lavora nel mondo dell’arte e della comunicazione di eventi, dopo gli studi di Archeologia e di Business dei beni culturali. Adora parimenti la matematica e la grammatica, avendo una predilezione per le parole crociate e per la vita all’aperto.

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