Chi è Paolo Cognetti, autore del libro Le otto montagne, che ha ispirato il film vincitore del David

Le otto montagne, vincitore come miglior film del David di Donatello, non avrebbe ottenuto la premiazione senza Paolo Cognetti, autore del libro omonimo, a cui si è ispirata la pellicola.

Michela Sacchetti
Michela Sacchetti
Intuitiva, con un occhio attento alla realtà e alla sua evoluzione, attraverso una lente di irrinunciabile positività. Vede sempre nella difficoltà un’occasione preziosa per migliorarsi da cogliere con entusiasmo.
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Sul palco della cerimonia di premiazione dei David di Donatello 2023 per la vittoria come miglior film de Le otto montagne condividono la gioia Alessandro Borghi e Luca Marinelli, ma il vero vincitore è alle loro spalle. Si tratta di Paolo Cognetti, autore del libro Le otto montagne, romanzo uscito nel 2016 e vincitore del Premio Strega 2017, di cui si sono innamorati i due registi belgi.

Le otto montagne: dal libro al film

paolo cognetti

Il film Le otto montagne si è preso qualche licenza e non segue in modo scrupoloso il libro omonimo, a cui si è ispirato. Per esempio la Milano del romanzo è diventata Torino. Il protagonista Pietro, stesso nome anche nel libro, in estate si trasferisce a Graines, paesino della Val d’Aosta ai piedi del Monte Rosa e lì conosce Bruno. Tra estati trascorse insieme e anni di separazione l’amicizia prosegue e non si esaurirà mai.

Nel libro Paolo Cognetti narra la sua storia. Si tratta di un romanzo di formazione che parla del rapporto tra padri e figli e dell’amicizia. Pietro, che nel film è interpretato da Luca Marinelli, è lui. Ma la vera protagonista della storia narrata è la montagna, che il padre scala e lui ci si arrampica.

Paolo Cognetti e l’amore per la montagna

Da diversi anni lo scrittore vive a Estoul, paesino di 15 abitanti sopra a Bresson, in Val d’Ayas, a 1.815 metri d’altitudine. Questi scenari sono stati d’ispirazione per Le otto montagne, e il nuovo romanzo La felicità del lupo, entrambi pubblicati da Einaudi. Riguardo al tempo trascorso tra le montagne racconta così a Donna moderna:

È una cosa che è cambiata col tempo perché all’inizio era un desiderio di solitudine e concentrazione, mentre adesso, dopo 13 anni, ho delle relazioni importanti. Direi quasi che qui ci sono i miei migliori amici.

Tutti mi dicono: “Ah che bello, chissà come si sta bene, chissà che pace, chissà che silenzio”. Poi su non c’è nessuno. Allora mi chiedo: ma tutte queste persone che mi dicono “ah che bello” perché non ci vengono a stare? Davvero, perché non possono?

Chiunque sia abituato alla vita in città qui nella pace e nel silenzio dopo 3 giorni scappa via.

Poi rivela qual è la vera motivazione che si cela dietro il desiderio di una vita vissuta tra le montagne:

C’è gioia in questa riscoperta della montagna. Proprio per questo la felicità è una parola chiave del mio libro: sono persone che vengono qui perché cercano la felicità.

Chi è Paolo Cognetti, il vero vincitore dei David di Donatello 2023

paolo cognetti

Paolo Cognetti è nato a Milano nel 1978. Studia Matematica all’università per poi diplomarsi alla Civica Scuola di Cinema come documentarista. Come scrittore inizia pubblicando racconti. Il suo esordio è con Fare ordine, subito premiato. Nel 2009 gli viene assegnato il Premio Lo Straniero mentre con Le otto montagne, oltre allo Strega, vince anche il Prix Médicis étranger, l’English Pen Translates Award, il Premio Itas e il Grand Prize del Banff Mountain Book Competition.

I suoi libri vengono tradotti e venduti in una quarantina di Paesi, ma ciò nonostante Cognetti è un intellettuale lontano dallo star system digitale e dai social, penna raffinata che si fa interprete di una cultura alpina che sta scomparendo, da lui stesso vissuta interamente. “La montagna non è solo neve e dirupi, creste, torrenti, laghi, pascoli. La montagna è un modo di vivere la vita. Un passo davanti all’altro, silenzio, tempo e misura”, dichiara in un’intervista al Corriere della Sera. Cognetti ora è uno scrittore affermato che riesce a vivere del proprio lavoro, ma racconta che non è sempre stato così:

Scrivo da quando ho 18 anni ma con la scrittura non riuscivo a mantenermi. Ho fatto il documentarista, il montatore video, l’insegnante, il traduttore, il cuoco, il barista.

Solo a 38 anni ho cominciato a vivere dei miei libri. Oggi mi leggono in Olanda, Belgio, Francia, Germania. Bello sentirsi uno scrittore europeo.

Leggi anche: A Fabrizio Gifuni il David come miglior attore: “La fantasia come antidoto a questi tempi decadenti”

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