Omicron: rischio infarto e ictus anche mesi dopo il contagio

Secondo gli ultimi studi svolti negli Stati Uniti sul Long Covid chi è stato contagiato da Omicron rischierebbe problemi cardiovascolari anche gravi, come infarto e ictus.

Michela Sacchetti
Michela Sacchetti
Intuitiva, con un occhio attento alla realtà e alla sua evoluzione, attraverso una lente di irrinunciabile positività. Vede sempre nella difficoltà un’occasione preziosa per migliorarsi da cogliere con entusiasmo.
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Recenti studi americani hanno evidenziato come anche dopo mesi da una lieve infezione di Omicron si rischino problemi cardiovascolari, quali infarto e ictus. Gli studi al riguardo sono stati racconti in un articolo pubblicato sulla rivista specializzata Nature.
La ricerca coordinata da Ziyad Al-Aly, epidemiologo della Washington University di St. Louis, Missouri, ha confrontato le cartelle cliniche di 150mila veterani guariti dal Covid con i loro coetanei non infetti e un gruppo di controllo pre-pandemia evidenziando come chi ha contratto la malattia avrebbe maggiori rischi di complicazioni cardiovascolari nell’anno successivo all’infezione.

Problemi potrebbero verificarsi anche nei soggetti che si sono ripresi e hanno contratto solo una lieve infezione. E ancor di più l’epidemiologo Al-Aly ritiene, in base ai risultati della ricerca, che la salute di alcune persone potrebbe essere compromessa in modo permanente.

Infarto e ictus dopo il Covid: altri studi

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Infarto e ictus dopo il Covid. Anche altre ricerche giungono a risultati simili. Lo studio condotto sui dati del sistema sanitario inglese dimostrerebbe come i soggetti ricoverati per Covid abbiano, rispetto alle persone non infette, tre volte la possibilità di affrontare problemi cardiovascolari negli otto mesi successivi al loro ricovero.
Sarah Wulf Hanson, dell’Institute for Health Metrics and Evaluation dell’Università di Washington di Seattle, ha analizzato i dati di Al-Aly rilevando i seguenti numeri: nel 2020 le complicazioni dopo il Covid hanno causato 12mila ictus e 44 mila attacchi di cuore in più negli Stati Uniti e nel 2021 rispettivamente 18mila e 66mila.

Da un’altra ricerca invece sono emersi risultati diversi: Gerry McCann, specialista in imaging cardiaco presso l’Università di Leicester, e i suoi colleghi nel Regno Unito, avrebbe condotto uno studio su 52 persone e dalla ricerca sarebbe emerso che i soggetti pur essendo ricoverati per Covid non avevano un tasso di malattie cardiache maggiori rispetto a un gruppo di persone con condizioni simili ma che non erano state infettate.

Infarto e ictus: come viene danneggiato il cuore dal long Covid?

Cosa nello specifico può aver causato infarto e ictus? I problemi cardiovascolari potrebbero essere correlati alla proteina chiamata ACE2, che si trova sulla superficie delle cellule umane ed è utilizzata dal virus per entrare nelle cellule.

Quando il virus entra nelle cellule mentre il corpo elimina l’infezione si formano dei coaguli di sangue per curare i danni causati dal virus. I coaguli, ostruendo i vasi sanguigni, possono causare dolori alle gambe o infarto.

Inoltre gli scienziati su Nature hanno sottolineato cosa può aver aggravato la situazione:

Gli effetti indiretti della pandemia, come visite mediche mancate, stress e la natura sedentaria dell’isolamento a casa, probabilmente hanno ulteriormente contribuito al carico cardiovascolare per molte persone.

Leggi anche: Covid, perché la sottovariante Centaurus preoccupa i virologi

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