Natale censurato in Italia, dalle recite scolastiche vietate al nome di Gesù storpiato: tutte le proteste

Le nostre tradizioni natalizie stanno piano piano scomparendo? Per non turbare le famiglie di altre religioni, il Natale per come lo conosciamo noi sta perdendo la sua identità culturale e religiosa.

Melissa Matiddi
Melissa Matiddi
Esperta in comunicazione e digital marketing, studia lo yoga e le discipline orientali. Ama creare, leggere e viaggiare. Silenziosa ma rumorosa, è sempre pronta a varcare nuovi orizzonti.
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Natale censurato in Italia: con l’inizio delle festività tornano le censure attivate per non offendere e turbare le famiglie appartenenti ad altre religioni.

Se da una parte Fratelli d’Italia ha proposto di inserire nell’ordinamento un nuovo decreto Legge per rendere obbligatorio il presepe, dall’altra, gli istituti scolastici cercano invece di non urtare la sensibilità di chi professa culti religiosi diversi da quello cattolico.

Ma da che parte sta la ragione? E cosa ne sarà tra qualche anno del Natale?

Dopo la bufera sulla scuola elementare di Agna che ha sostituito il nome di Gesù con quello di cucù, sono scoppiate molte proteste e soprattutto polemiche nel nome delle quali ci si chiede fino a che punto sia giusto penalizzare l’identità di un paese per favorire l’inclusività di altre culture.

Nascondere i valori cristiani per garantire una maggiore integrazione, dove ci porterà? In questo modo, non rischiamo di perdere, con il passare degli anni, le nostre tradizioni culturali e religiose?

Natale censurato in Italia: divampano le proteste in difesa delle tradizioni culturali del paese

L’episodio della scuola elementare di Padova ha dato il via ad una serie di proteste non solo da parte dei genitori, ma anche di esponenti politici che hanno voluto esprimere il loro forte dissenso.

Dopo aver sostituito il nome di Gesù con la parola cucù, in nome dell’inclusività, ed aver cancellato ogni tipo di riferimento cattolico, la recita di Natale della scuola di Agna non si è rivelata una vera e propria festa in grado di scaldare il cuore di tutti, anzi ha infiammato gli animi di chi è cresciuto a suon di “tu scendi dalle stelle” e non solo.

Molte infatti sono state le contestazioni, legate alla scelta delle insegnanti, di nascondere dalla recita la matrice religiosa, da sempre presente nelle scuole italiane.

La reazione della politica italiana a favore della Natività cristiana

Non sono mancate le reazioni dei politici italiani che sono insorti in difesa del valore culturale delle festività religiose. Il Presidente del Veneto, Luca Zaia, ha commentato in questo modo la situazione:

L’avvenuta modifica in maniera artificiosa di una canzone di Natale nel nome di una teorica voglia di inclusione e rispetto è un grave errore: pensare di favorire l’accoglienza cancellando i riferimenti alla nostra religione, alla nostra identità, alla cultura che da secoli e secoli caratterizza il Veneto è un gesto che non possiamo accettare.

Il governatore ha poi concluso, affermando che “non stiamo parlando di una preghiera, ma di una canzone. L’imposizione di una preghiera a bambini di altra fede potrebbe certamente essere subita come una forzatura. Ma questo è un testo musicale, con un profilo identitario.

Ha poi proseguito con: “Incomprensibile, siamo in un Paese dove si difende giustamente qualsiasi prodotto artistico e intellettuale anche nei suoi contenuti più forti, ma in questo caso si permette di intervenire su una canzone modificandola e stravolgendola così, nel nome del politically correct: un’intera comunità si interroga sul perché di questa scelta. Ho l’impressione che si stia esagerando, e lo dice una persona che ha fatto della tolleranza una scelta di vita”.

Anche Elena Donazzan (FdI), Assessora della Regione del Veneto, ha dichiarato:

Quale errore di valutazione porta delle insegnanti a comportarsi così? 

Un insegnante non può fare errori così grossolani.

Il Natale è certamente una festa religiosa, ma coinvolge l’intera civiltà occidentale, nei i tempi della vita e nei tempi della scuola, per i quali, non a caso, nel calendario scolastico ci sono le vacanze legate al periodo del Santo Natale.

La direttrice della scuola di Padova corre ai ripari: “Semplice misunderstanding”

Mentre la politica italiana si è dichiarata profondamente contrariata rispetto alla decisione della scuola di Padova di nascondere i riferimenti religiosi dalla recita scolastica, la direttrice dell’istituto, Caterina Rigato, ha approfondito la questione, dichiarando che si è trattato di un banale malinteso.

Nel senso che per errore è stato consegnato ai piccoli non il testo definitivo del motivetto ma quello che aveva avuto delle correzioni.

In sostanza per sbaglio abbiamo dato agli alunni quella che era soltanto una bozza.

Dalle parole della docente emerge sicuramente sia l’imbarazzo per una vicenda, il cui scopo è stato solo quello di non turbare altre religioni sia l’inconveniente di natura temporale che ha impedito alle maestre di riconsegnare ai bambini il testo della canzoncina aggiornato e non quello in presente in bozze.

Il Natale viene imbavagliato per non ferire altre religioni: genitori in rivolta

Da lunedì scorso, i genitori sono sul piede di guerra per aver scoperto che i testi natalizi che i figli avrebbero dovuto cantare durante la recita, nella scuola elementare di Agna, erano stati modificati dalle maestre. Il motivo? Non offendere chi appartiene ad altri culti.

Sulla chat di gruppo delle mamme sono arrivati moltissimi messaggi di protesta, in cui i genitori si chiedevano come fosse stato possibile un comportamento del genere.

Come genitori ci siamo chiesti se qualcuno era stato messo al corrente di questa decisione, ma nessuno sapeva niente.

A questo punto abbiamo chiesto ai nostri figli, i quali ci hanno raccontato che effettivamente da qualche giorno le maestre avevano consegnato loro i libretti di musica, sui quali stavano esercitandosi da qualche settimana, con i testi natalizi riveduti e corretti, per evitare di ferire i sentimenti di quei bambini che non partecipano all’ora di religione.

Alcuni papà hanno anche deciso di avvisare il sindaco e il parroco del quartiere per aggiornarli rispetto alla situazione.

Mi sono anche rivolto al parroco, il quale mi ha detto che sono cose che possono succedere.

Non è però questo il discorso.

Non è infatti possibile che venga rovinata la recita dei nostri figli solamente per venire incontro a chi non professa la nostra religione.

Può il Natale cambiare in nome dell’integrazione?

Non è la prima volta che una scuola italiana diventa la protagonista di un episodio di censura al contrario.

Quasi ogni anno, proprio in questo periodo cominciano a fuoriuscire le notizie più disparate: canzoni che vengono cambiate, rappresentazioni natalizie senza riferimenti al cattolicesimo e presepi vietati per impedire di turbare le altre religioni.

Per difendere l’inclusione, ma soprattutto per promuovere l’integrazione, si decide di censurare il Natale, quindi rinnegare le tradizioni con cui tutti noi o almeno la maggior parte sono cresciuti, per non urtare la sensibilità di chi professa altre religioni.

Ma in questo modo non rischiamo di cancellare la tradizione culturale del nostro paese? Cambiare il Natale in favore dell’inclusione significa rinunciare anche alla terminologia che accompagna di solito questo periodo?

Parla bene il sindaco di Agna, Gianluca Piva, quando dice che “per non ferire la sensibilità di alcuni, è stata ignorata la sensibilità di tutti gli altri”.

E se è vero che a Natale siamo tutti più buoni e generosi gli uni con gli altri, forse non dovremmo tanto prestare attenzione a ciò che si canta o si recita sotto alle feste, ma quanto a quello che facciamo durante tutto l’anno.

Che sia il nome del bambin Gesù o dell’astro del ciel, integrazione significa proprio incorporare i processi sociali e culturali di un determinato paese o se volessimo dirlo in parole più coerenti con il periodo delle feste, potremmo dire che significa masticare credenze e tradizioni senza doverle necessariamente digerire e farle proprie.

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