Milano, ristorante realizza casette per rispettare il distanziamento. No al plexiglass

Elza Coculo
Elza Coculo
Elza Coculo, 30 anni, di adozione romana. Lettrice appassionata con formazione in Studi italiani. Laureata in Editoria e Scrittura. Redattrice per Il Digitale. Amo scrivere di attualità e cultura eco-sostenibile.
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Il ristorante Capra e Cavoli di Milano, specializzato in cucina vegetariana e vegan, ripensa i suoi spazi per poter rispettare le regole del distanziamento sociale imposte dal Covidsi e si trasforma in un piccolo villaggio. Ognuno dei 14 tavoli del locale è il protagonista delle altrettante casette a tema realizzate con materiali di recupero. Tutte le nicchie affacciano su una piazzetta centrale da cui gli ospiti del ristorante possono vedersi pur non potendo interagire. Barbara Clementina Ferrario, titolare e chef del ristorante, ha scelto di non utilizzare il plexiglass per dividere gli ambienti e ha piuttosto preferito dare nuova identità al locale. Ha detto:

Ho sfruttato le regole del protocollo anti Covid, a cominciare da quella del distanziamento sociale, per farle diventare un’opportunità. Il mio obiettivo è quello di far vivere ai clienti un’esperienza, regalando loro qualche ora di totale relax e facendoli sentire completamente al sicuro.

Le opportunità dell’economia di recupero

L’idea di Barbara è stata quella di dividere in un modo originale gli ambienti del suo locale per poter rispettare il distanziamento sociale, ma senza dover rinunciare alla convivialità e al piacere che una serata al ristorante può offrire ai suoi ospiti, anche in periodo Covid. C’è la casetta-giardino, quella dell’amore, una ispirata all’atmosfera di Marrakech, una cucina. E grazie all’aiuto di Pietro Algranti, artigiano che gestisce un laboratorio di arredi realizzati con materiali di recupero, cambiare il volto del ristorante è stato possibile, anche quando i negozi erano chiusi. Dice Barbara:

Abbiamo sfruttato vecchie porte e finestre, facendo tutto da soli perché negli scorsi mesi era tutto chiuso e non potevamo fare affidamento sui fornitori. Ci siamo dovuti arrangiare con quanto avevamo a disposizione.

Leggi anche: Coronavirus, cos’è l’iniziativa solidale “Distanti ma uniti”

“Ho fiducia nel futuro”

I coperti di Capra e Cavoli si sono ridotti, da 70 a 35, ma sarebbe stato uguale anche scegliendo di usare barriere in plexiglass. Come tutta la categoria, anche il ristorante di Barbara ha subito gravi penalizzazioni, ma non saranno i clienti a pagare le conseguenze della pandemia. I prezzi del menù, infatti, sono rimasti gli stessi. Dice la Ferrero:

Non mi piace per nulla l’idea di alzarli. Nessuno ha colpa per quanto è accaduto, quindi non è giusto che siano i clienti a pagare. Mi sarei potuta limitare a installare dei divisori in plexiglass, ma credo molto in questo lavoro. Ho deciso di investire nella creazione delle casette, dimostrando la mia fiducia nel futuro.

E continua:

Faccio questo mestiere da 20 anni e non avrei mai creduto di dover ripartire da zero. Sembra che tutto quello che c’era prima sia stato cancellato, ma l’importante è non scoraggiarsi. Ribadisco: non serve alzare i prezzi, basta lavorare bene. Così la gente ci premierà. Abbiamo già moltissime prenotazioni e per la prossima settimana c’è già praticamente il tutto esaurito.

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Elza Coculo, 30 anni, di adozione romana. Lettrice appassionata con formazione in Studi italiani. Laureata in Editoria e Scrittura. Redattrice per Il Digitale. Amo scrivere di attualità e cultura eco-sostenibile.
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