Ricchezze offshore di Mancini e Vialli. É rimasto nella mente di tutti l’emozionante abbraccio tra Gianluca Vialli e Roberto Mancini dello scorso 11 luglio, quando gli Azzurri sono stati incoronati campioni d’Europa allo stadio Wembley, a Londra. Il ct della nazionale e il suo “gemello”, però, adesso monopolizzano le prime pagine dei giornali per altri motivi, molto meno lodevoli. I due, infatti, sono stati citati nell’inchiesta giornalistica “Pandora Papers”, che ha indagato sui paradisi fiscali di statisti, politici e vip.
L’interesse del CT e del capodelegazione degli Azzurri, stando ai documenti, è stato tutto concentrato verso le British Virgin Islands, 60 isolette dei Caraibi che sono un vero paradiso in terra, da più punti di vista: quello naturalistico, col loro mare cristallino, ma soprattutto, quello fiscale, con zero tasse sul reddito, capital gains, profitti societari. Si tratta di uno degli storici paradisi fiscali del Regno Unito.
Mancini e Vialli: il Trust alle British Virgin Islands del capodelegazione degli Azzurri
Lo scoop è dell’Espresso e del consorzio Icij (International Consortium of Investigative Journalists), che, all’interno dell’inchiesta più ampia Pandora Papers, hanno raccontato nel dettaglio anche gli interessi di Mancini e Vialli alle Isole Vergini. E bisogna tornare indietro di molto per ricostruire tutta la storia ai Caraibi di Vialli, che comincia nel 1998, quando era al Chelsea, come riportato da Il Fatto Quotidiano: in quell’anno è stata aperta alle British Virgin Islands la “Crewborne Holdings Limited”, dietro la quale c’era, appunto, il Gianluca Vialli Family Trust. Dal 2008 al 2013, i diritti di immagine di Vialli vanno alla Crewborne.
La società non fattura granché, ma tra il 2009 e il 2012 comincia a ricevere milioni di euro di prestiti: tutti soldi del Gianluca Vialli Family Trust. Alle incalzanti domande dell’Espresso su quel denaro, Vialli ha risposto: “In quanto cittadino britannico i miei business investments sono registrati e gestiti secondo le regole imposte da Hmrc”, ovvero il fisco locale. Il capodelegazione degli Azzurri ha aggiunto: “Preferisco mantenere un certo livello di privacy rispetto a questa parte delle mie attività, anche per rispetto degli altri shareholders”, cioè gli ex-azionisti della ormai liquidata Crewborne, quindi in ultima istanza beneficiari del Gianluca Vialli Family Trust.
Mancini e Vialli, le ricchezze offshore del ct e la questione “scudo fiscale”
Per quel che riguarda il Ct Roberto Mancini, la sua storia offshore comincia nel dicembre 2008, quando diventa azionista ai Caraibi della “Bastian Asset Holdings Ltd”, società che appena un mese prima aveva acquistato un Piaggio P180 Avanti, un aereo da 6-9 passeggeri, pagato 7 milioni di dollari: a maggio il ct aveva ricevuto dall’Inter una buonuscita di 8 milioni di euro.
Poi, nel 2009, quando stava per diventare allenatore del Manchester City, Mancini aveva annunciato di voler aderire allo scudo fiscale di Tremonti per regolarizzare il suo rapporto col fisco: il provvedimento prevedeva il rientro di capitali situati all’estero, in cambio di una tassa del 5% sul loro valore complessivo. Non è ancora chiaro se Mancini si sia davvero messo in regola con l’erario italiano. Il Piaggio P18 verrà venduto nel 2011, come premessa per la “liquidazione” della “Bastian Asset Holdings Ltd”.
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