Parla la mamma che si è addormentata mentre allattava: “Ho chiesto aiuto per 3 giorni”

Ecco le parole della donna in un'intervista per Il Messaggero e le testimonianze di altre mamme "lasciate sole" dopo il parto.

Asia Buconi
Asia Buconi
Classe 1998, romana. Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali, ama l’attualità e la letteratura, ma la sua passione più grande è la sociologia, soprattutto se applicata a tematiche attuali. Nel tempo libero divora film e serie tv.
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Parla mamma neonato schiacciato al Pertini: ecco le parole della donna in un’intervista per Il Messaggero. Sono passate due settimane da quando il suo bambino, a soli tre giorni, non ce l’ha fatta, probabilmente schiacciato dal peso stesso della madre che, sfinita dopo il parto, si è addormentata all’improvviso mentre lo allattava.

Oggi la donna, un’italiana di 30 anni, vive un misto di dolore e rabbia e non smette di piangere per quanto accaduto. Si attende ora il risultato dell’autopsia del piccolo, per fare piena luce sulle cause della sua morte. Gli esami tossicologici della mamma sono tutti risultati negativi: il sonno che l’ha colta improvvisamente, dunque, è da rimandare alla stanchezza post parto.

Nel frattempo, la Procura indaga (per ora) contro ignoti per omicidio colposo, mentre gli agenti del commissariato Sant’Ippolito hanno acquisito le cartelle cliniche del piccolo e della madre, oltre che la lista dei turni di servizio dei medici e degli infermieri di Ostetricia dal 4 all’8 gennaio scorsi.

Mamma neonato morto al Pertini: “Ho chiesto alle infermiere di prendere il bimbo, mi è sempre stato detto di no”

La mamma neonato schiacciato all’ospedale Pertini di Roma ha accettato di parlare alla stampa attraverso l’avvocato Alessandro Palombi, che assiste lei e il compagno. Su quanto accaduto la terribile notte tra il 7 e l’8 gennaio, la donna ha raccontato:

Ero ancora molto stanca, piuttosto provata dal parto, dopo 17 ore di travaglio, il 5 gennaio. Ero entrata in ospedale il giorno precedente, avevamo scelto il Pertini perché ero affezionata a questo posto visto che ci sono nata anche io.

Per due notti, quella dopo aver partorito e quella successiva, sono riuscita, a fatica, a tenere il bambino vicino a me. Ero stravolta, ho chiesto aiuto alle infermiere, chiedendo loro se potevano prenderlo almeno per un po’, mi è sempre stato tuttavia risposto che non era possibile portarlo nella nursery.

E lo stesso è accaduto la notte di sabato. Anzi, mi sentivo peggio dei giorni precedenti. Ho chiesto ancora di prendere il bimbo, non l’hanno fatto. Due notti ho resistito, l’ultima ero davvero affaticata. “Non è possibile”, mi è stato risposto ancora una volta.

Mamma neonato morto al Pertini: “Ho chiesto aiuto per tre notti di seguito”

La mamma neonato schiacciato al Pertini ha poi raccontato ai giornalisti dei drammatici istanti in cui il personale sanitario le ha comunicato che il piccolo fosse deceduto. La 30enne ha detto in merito:

Le infermiere mi hanno dato alcune indicazioni su come mettermi sul letto per allattarlo, ma a parte la stanchezza avevo sempre una flebo attaccata al braccio. Mi muovevo con difficoltà. Poi quella notte sono crollata, non ce la facevo proprio. Da quel momento non ricordo più nulla.

All’improvviso, nel cuore della notte, sono stata svegliata dalle infermiere: il bambino non stava più nel letto con me. Senza dirmi una parola, mi hanno fatto alzare e mi hanno portato in una stanza vicina: lì mi hanno comunicato che il bimbo era morto. Non ricordo che fosse presente una psicologa, e nemmeno che mi abbiano dato una spiegazione più approfondita.

Di sicuro non mi hanno detto come era successo. A quel punto non ho capito più niente, mi è crollato tutto addosso. Forse sono anche svenuta. Ho realizzato a poco a poco.

Non ricordavo niente di quella notte. Non capisco come sia potuta succedere una cosa del genere: ho chiesto aiuto per tre notti di seguito al personale del reparto in cui ero stata ricoverata, non mi hanno ascoltato. Due giorni dopo, il 10 gennaio, ho firmato le dimissioni e sono tornata a casa. Adesso pretendo giustizia.

La difesa dell’ospedale e il protocollo del “rooming-in”

Oltre alle centinaia di migliaia di commenti di vicinanza al papà e alla mamma neonato scomparso al Pertini, ieri è arrivata pure la difesa dell’ospedale romano che, attraverso una nota diffusa da Roma Today, ha ribadito come alle pazienti “venga assicurata un’adeguata presa in carico e il rispetto dei requisiti organizzativi previsti dalla normativa vigente, che determina peraltro un alto livello di soddisfazione da parte dell’utenza così come testimoniato dall’incremento dei volumi di attività”.

Dalle prime indagini, è emerso che la donna avesse dato il consenso per il protocollo del “rooming-in”, con il quale la mamma del nenonato si impegna a tenerlo con sé nella stessa stanza e ad allattarlo da seduta. Ma i genitori del piccolo continuano a sottolineare come tale pratica richieda comunque una continua assistenza e supervisione da parte del personale sanitario, proprio quella che, invece, è mancata alla donna.

Le centinaia di testimonianze di altre mamme lasciate sole dopo il parto

Ma non è soltanto la mamma del piccolo morto all’ospedale Pertini di Roma ad essere stata lasciata sola. Dopo che la notizia del suo dramma ha fatto il giro d’Italia, sono state centinaia su centinaia le testimonianze di neo-mamme che hanno ripetuto come quanto accaduto alla 30enne “poteva succedere anche a me”.

Le donne hanno raccontato della loro esperienza soprattutto nella pagina Facebook “Mamma di Merda”, una community nata nel 2016 dalle attiviste Sarah Malnerich e Francesca Fiore. “Ho rischiato di far cadere mio figlio dalle mie braccia e di soffocarlo, crollavo dal sonno e avevo il terrore di farlo cadere. Mi sono fatta pipì addosso perché non riuscivo ad alzarmi”, racconta una donna. “A 24 ore dal parto, chiamo l’infermiera per chiederle di tenermi la bambina. Mi risponde: ‘Devi sforzarti, non puoi chiamare per queste cose”, le parole di un’altra mamma.

Testimonianze di questo tenore ne sono arrivate a migliaia: si tratta di denunce sulla solitudine a cui vengono condannate molte neo-mamme, sulle normative Covid che sono rimaste invariate nonostante la fine dell’emergenza e sui comportamenti poco umani e professionali di alcune ostetriche e infermiere.

Metternich, la fondatrice della community, ha scritto commentando le migliaia di testimonianze: “Mi voglio augurare che tutte quelle che hanno subito questo tipo di trattamento siano finite sulla nostra pagina. Che abbiano incontrato professioniste stanche, poco empatiche, poco preparate. Ma fossero anche solo una piccola percentuale, bisogna fare qualcosa. Svalutare e sottovalutare il dolore della puerpera è un’altra manifestazione di un sistema patriarcale introiettato. Che mette a rischio la salute delle mamme. E dei loro figli”.

Leggi anche: Il compagno della donna che si è addormentata mentre allattava: “L’hanno lasciata sola sfinita”

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Classe 1998, romana. Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali, ama l’attualità e la letteratura, ma la sua passione più grande è la sociologia, soprattutto se applicata a tematiche attuali. Nel tempo libero divora film e serie tv.
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