Liberisti Italiani, tutto sul movimento politico delle Partite IVA

Silvia Buffo
Silvia Buffo
Silvia Buffo, 1985, giornalista. Ha fondato e dirige Il Digitale. Formazione classica e filologica, un dottorato di ricerca in Letteratura italiana, sui legami tra scrittura e nuovi media. “La bellezza è promessa di felicità” è il suo motto, che ha delicatamente rubato a Stendhal.
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Una nuova forza politica si fa strada nel panorama italiano, un nuovo movimento sta per costitursi nella capitale. Pare sia il frutto del nostro tempo, si tratta di Liberisti italiani: tutelare un’esigenza pragmatica, uniti da criticità a cui offrire soluzioni rapide, mettendo da parte fondamenti ideologici è la priorità. Così le Partite IVA, scendono in piazza, ma non da sole, accompagnate da tutti i contribuenti, come testimonia il leader, Andrea Bernaudo, con l’ambizione di identificarsi in una forza politica nuova:

SOS partita IVA, protesta sacrosanta, ma non limitiamoci a un legittimo sfogo. Serve un soggetto politico nuovo.

È conosciuto come il movimento delle Partite Iva ma attenzione, il movimento vuole porsi a difesa di tutte le libertà economiche contro quello che viene definito “stato canaglia”, penalizzando chi vuol produrre. Nel corso dell’assemblea fondativa del 15 febbraio si discuterà concretamente delle proposte avanzate: il taglio delle tasse su chi produce e della spesa pubblica non necessaria. Entrando nel dettaglio, Bernaudo, presidente di SOS Partita IVA, oltre che fondatore del movimento politico Liberisti Italiani, ci ha rilasciato un’intervista.

A chi si rivolge il movimento Liberisti Italiani?

Liberisti italiani non si rivolge solo Partite IVA, non è un movimento di categoria, noi costituiamo, il 15 febbraio formalmente insieme ai punti di riferimento provenienti da tutta Italia, un movimento pro-Pil, pro-contribuenti per la crescita che affronta il problema dell’economia reale, che non è un problema delle Partite IVA ma è un problema che riguarda tutte le famiglie italiane, perché in tutte le famiglie italiane c’è un commerciante, un artigiano, un professionista, un giovane oggi in Italia in difficoltà a causa delle politiche stataliste che tutti i governi precedenti hanno applicato e che hanno reso l’Italia uno stato canaglia nei confronti di chi vuole intraprendere un’attività produttiva. Nessuna famiglia può pensare di essere al sicuro. Il total tax and contribution rate al 65% è solo uno degli esempi che noi possiamo fare, si tratta della più alta tassazione applicata alle attività produttive al mondo come ha confermato la banca mondiale. Poi bisogna anche superare la narrazione falsa della CGIL di Landini che ha sostenuto che l’80% delle tasse vengono pagate dai dipendenti, quasi a far intendere che noi lavoratori autonomi e imprese siamo tutti degli evasori, forse questo è il suo modo di intendere e di vedere la nostra società italiana. Un modo di pensare e di intendere falso. Non è così! I dipendenti privati e i dipendenti pubblici non esisterebbero se non ci fossero i lavoratori autonomi, le Partite IVA e le imprese.

Lavoratori autonomi e dipendenti, perché non devono più essere in contrasto?

Se andiamo a vedere i dati, c’è una sostanziale equiparazione fra il gettito fiscale versato dai lavoratori autonomi rispetto ai dipendenti. In alcuni casi possiamo affermare che i lavoratori autonomi pagano molto di più dei dipendenti, senza avere nulla in cambio in termini di garanzie e prebende. Non solo, dobbiamo valutare che i lavoratori autonomi sono circa un terzo dei dipendenti, per cui è evidente che non è vero che dipendenti pagano l’80% delle tasse e gli altri sono tutti evasori, le tasse vengono pagate in maniera equivalente da tutti, con la differenza che i lavoratori autonomi sono quelli che mandano avanti il carro, pur essendo una minoranza. Senza la libera impresa, senza i lavoratori autonomi, senza le Partite IVA, senza le società e quindi tutto il carico di gettito garantito dall’IRES, semplicemente non ci sarebbe nulla. Non ci sarebbero lavoratori dipendenti e non ci sarebbero lavoratori pubblici. Ma questo la CGIL di Landini non lo vuole dire, sono fermi agli anni ‘50 e ancora vogliono mettere gli uni contro gli altri i lavoratori. In realtà qui lo scontro non è tra lavoratore autonomo e fra lavoratore dipendente, il mondo del lavoro deve riunirsi rispetto a uno stato pletorico, spendaccione che opprime di tasse e contribuiti tutti i lavoratori. Oggi il conflitto sociale è fra chi lavora e produce e chi sfrutta il lavoro. In Italia ormai siamo fanalino di coda su tutto. Il PIL è piatto, bisogna ripartire. Lo slogan della nostra assemblea è infatti #menostatoXripartire , perché secondo noi senza una svolta liberista questo paese non riparte.

In Italia le attività produttive sono le più tassate del mondo, a quali soluzioni pensate?

I governi precedenti hanno solo moltiplicato le tasse, il debito e la spesa pubblica. In Italia le attività produttive, cioè chi rischia per produrre PIL, sono le più tassate del mondo, fino al 65%. Serve la scure liberista per tagliare la spesa pubblica non necessaria e improduttiva e va stabilita un’unica imposta proporzionale al 15% su tutte le attività produttive, ma senza tetti distorsivi sul fatturato che bloccano la produzione e va liberalizzato il settore della previdenza. Va riformato il contenzioso tributario, eliminando la riscossione in pendenza di giudizio di primo grado. Queste e altre sono le nostre proposte in campo da 6 anni. Per fare tutto questo serve un nostro movimento politico pro-pil, pro-impresa, anti-statalista e anti-assistenzialista per difendere i diritti dei contribuenti, affermare le libertà economiche e far ripartire questo Paese.

Perché l’Italia ha bisogno di un nuovo movimento?

L’Italia ha bisogno di un movimento nuovo, che non abbia rendite di posizione e clientele da difendere e che abbia il coraggio di tagliare sprechi e burocrazia. In sintesi in Italia serve una forza liberista, fiera e coraggiosa ,che sappia rivoluzionare la politica economica e fiscale italiana, come fece Margaret Thatcher in Inghilterra e Ronald Reagan in America negli anni 80. Abbiamo un ritardo di trent’anni, non sarà facile, ma siamo convinti che stia crescendo la consapevolezza nelle imprese e nei lavoratori italiani.

La protesta non serve senza un’organizzazione politica

Inoltre Bernaudo in merito alla manifestazione a Piazza del Popolo e il moltiplicarsi di gruppi social delle Partite Iva, mette in guardia sui rischi di disperdere la protesta:
Negli ultimi mesi vediamo sui social e oggi in piazza a Roma agitarsi gruppi organizzati di partite IVA che cercano di far sentire la propria voce. Noi, che per primi abbiamo lanciato il grido d’allarme, sei anni fa con SOS partita IVA, siamo ovviamente solidali e partecipi. La protesta fine a se stessa tuttavia non basta, servono proposte precise e un’organizzazione politica”.

L’appello ai gruppi delle Partite IVA di unirsi

Noi chiediamo a tutti questi gruppi di unirsi a noi nella costruzione di un nostro movimento politico Liberisti Italiani che si costituirà formalmente a Roma il 15 febbraio. Dobbiamo stare molto attenti a non farci strumentalizzare dai sindacati e dagli attuali partiti politici, perché sono proprio questi ad aver ricacciato i lavoratori autonomi e le imprese in questa assurda condizione. Noi siamo arrivati alla conclusione che tutto il male che è stato fatto all’economia reale e alla creatività imprenditoriale degli italiani sia stato causato dalla linea statalista, tassaiola, anti-impresa e anti-liberista di tutti i governi che si sono succeduti e degli attuali sindacati: di destra, di centro, tecnici e di sinistra.
di Silvia Buffo
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Silvia Buffo, 1985, giornalista. Ha fondato e dirige Il Digitale. Formazione classica e filologica, un dottorato di ricerca in Letteratura italiana, sui legami tra scrittura e nuovi media. “La bellezza è promessa di felicità” è il suo motto, che ha delicatamente rubato a Stendhal.
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