Lettera dal carcere di Alfredo Cospito: “Pronto a morire per far capire il 41-bis”

La lettera dal carcere di Alfredo Cospito ha l'intenzione di aprire uno squarcio sulla realtà del 41-bis mettendo in luce gli aspetti da cambiare.

Michela Sacchetti
Michela Sacchetti
Intuitiva, con un occhio attento alla realtà e alla sua evoluzione, attraverso una lente di irrinunciabile positività. Vede sempre nella difficoltà un’occasione preziosa per migliorarsi da cogliere con entusiasmo.
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Alfredo Cospito ha scritto una lettera in cui ha annunciato le sue intenzioni: essere pronto a morire, sacrificandosi per far comprendere al mondo intero quali siano le condizioni del 41-bis, regime detentivo in cui si trova. L’anarchico vuole anche farsi portavoce di altre 750 persone che lo subiscono in silenzio e non hanno il coraggio di ribellarsi.

La missiva è stata letta dal legale Flavio Rossi Albertini, durante la conferenza stampa in Senato. Cospito, attualmente detenuto presso il carcere di Opera, a Sassari, continua ad assumere acqua e sale ma appare “lucido e determinato”.

Alfredo Cospito: “Non posso accettare questa non vita senza speranza”

alfredo cospito

Si legge nel testo della lettera, che ha superato la censura:

Il più grande insulto per un anarchico è quello di essere accusato di dare o ricevere ordini. Quando ero al regime di alta sorveglianza avevo comunque la censura e non ho mai spedito pizzini, ma articoli per riviste anarchiche, mi era permesso di leggere, di evolvere. Oggi sono pronto a morire per far capire al mondo cosa sia veramente 41-bis, mentre 750 persone lo subiscono nel silenzio.

Sono convito che la mia morte porrà un intoppo a questo regime e che i 750 che subiscono da decenni il 41-bis possano vivere una vita degna di essere vissuta, qualunque cosa abbiano fatto.

Amo la vita, sono un uomo felice non vorrei scambiare la mia vita con quella di un altro. E proprio perché la amo non posso accettare questa non vita senza speranza.

Alfredo Cospito, l’avvocato Albertini: “Un anarchico che dà ordini è un ossimoro”

Per Albertini, legale di Cospito, la battaglia del suo assistito è una lotta di civiltà, per la quale occorre “salvaguardare il diritto del detenuto di poter parlare, anche al 41.bis”:

Ritenere che un anarchico possa dare ordini fa vivere ad Alfredo Cospito questa detenzione come un evidente violenza. Un anarchico che dà ordini è un ossimoro.

Sull’ipotesi di una possibile vicinanza alla criminalità organizzata, il legale ha specificato:

Cospito non aveva alcuna intenzione di unirsi ai mafiosi per alcun progetto, se non quello condiviso di detenuti al 41-bis.

Alfredo Cospito: di cosa è accusato

Alfredo Cospito è nato a Pescara ma residente a Torino. La prima condanna, a dieci anni e otto mesi di reclusione, risale a dieci anni fa per aver gambizzato Roberto Adinolfi, dirigente all’epoca dell’Ansaldo Nucleare. Successivamente l’anarchico è stato accusato di aver piazzato davanti alla Scuola allievi dei carabinieri a Fossano, nel Cuneese, due pacchi bomba. Pur non essendoci stati morti per questa vicenda è stato dapprima condannato a 20 anni di carcere per strage comune, convertita in seguito dalla Cassazione, su richiesta del procuratore generale, in strage politica e per la quale applicando l’articolo 285 del codice penale è prevista l’ergastolo.

Dallo scorso maggio è in regime di 41 bis, prevista per quattro anni, ed è il primo anarchico ad esserlo con l’accusa di aver intrattenuto legami con la mafia tramite l’invio di messaggi scritti per l’esterno dal carcere. Da tre mesi è in sciopero della fame e le sue condizioni peggiorano di giorno in giorno.

Il suo avvocato ha richiesto di rivedere la misura ma la Cassazione ha fissato l’udienza per il 20 aprile. Nel frattempo la lettera suona come un ulteriore grido d’aiuto per una pena ritenuta da lui, ingiusta.

Leggi anche: Caso Cospito: Delmastro ammette di aver passato intercettazioni segrete a Donzelli

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