Coronavirus, le scuole non riapriranno neanche a settembre?

Clarice Subiaco
Clarice Subiacohttps://medium.com/@ClariceSubiaco
Classe 1986, passato di studi umanistici e presente nel mondo dei dati. In mezzo, esperienze di lavoro come Digital PR, Content Strategist e Project Manager per startup e agenzie internazionali. Ama raccontare l'innovazione che ha un forte impatto sociale.
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Categorica è stata la risposta del comitato tecnico scientifico del ministero della Salute: le scuole non riapriranno il 18 maggio e nemmeno a giugno per un saluto agli studenti. Se ne riparlerà – forse – a settembre. Il decreto scuola, ufficializzato giovedì 9 aprile, lascia spazio all’ipotesi di una riapertura, ma è ormai chiaro che sebbene si parli di avviare una fase due di graduale uscita dalla quarantena, non ci sono ancora i presupposti per poter riprendere le attività scolastiche. Per gli scienziati è ancora troppo rischioso rimettere nelle aule 8 milioni e mezzo di studenti dai 6 ai 19 anni e due milioni di persone tra professori e personale scolastico.

Cosa prevede il decreto scuola

Il decreto presentato lunedì 6 aprile, prevede uno scenario di rapertura delle scuole il 18 maggio. Se le lezioni nelle aule dovessero riprendere per questa data, l’esame di maturità si svolgerebbe non molto diversamente dall’ordinario. Il 17 giugno tutti gli studenti affronterebbero il tema di italiano, mentre la seconda prova scritta sarà specifica per i diversi indirizzi di studio e predisposta da singole commissioni di esame. A fine giugno, poi, si terrebbe la prova orale. Per la scuola media, è previsto invece un esame semplificato rispetto a quello degli anni scolastici precedenti.

Il piano B in caso di non riapertura

In caso di non rientro a scuola il 18 maggio, per la maturità, il decreto prevede una sola prova orale da svolgersi per via telematica. Tutti gli studenti saranno ammessi all’esame e per l’ottenimento del diploma sarà necessario raggiungere il consueto punteggio di 60/100. Gli esami di terza media invece non si terranno e il voto di ammissione all’anno successivo sarà basato su una tesina scritta. Per gli studenti della scuola secondaria di primo grado non sono previste bocciature. In ogni caso, il ministro dell’istruzione Lucia Azzolina precisa che non ci sarà il cosiddetto sei politico e che tutti gli studenti saranno valutati con voti finali corrispondenti all’impegno dimostrato durante l’anno e nella didattica a distanza.

Azzolina: “La scuola, un settore su cui investire”

A seguito della pubblicazione del decreto in Gazzetta Ufficiale, si sono fatti spazio tra l’opinione pubblica dubbi circa un’eventuale riorganizzazione del personale scolastico. A questo proposito sulla sua pagina Facebook, il ministro Azzolina scrive:

L’organico della scuola resta invariato. Le cattedre non saranno toccate, non diminuiranno, come abbiamo sempre promesso, nonostante la denatalità. È un risultato importante per il mondo dell’Istruzione. Non scontato. Frutto di una lunga interlocuzione con il Ministro Roberto Gualtieri, che ringrazio, e il Ministero dell’Economia e delle Finanze. Abbiamo fatto una scelta di campo, che non guarda ai meri calcoli numerici, ma che mette al centro i nostri ragazzi e i loro diritti. Che vede la scuola come settore su cui investire. E che consentirà di lavorare nell’ottica della riduzione del numero di alunni per classe.

Fase due e l’incognita di settembre

Viste le premesse, dunque, è difficile capire cosa succederà a settembre. Il premier Conte ha parlato in diverse occasioni dell’avvio di una fase due, ma le incognite sono ancora molte.

In questo momento è sconsigliabile far ripartire imprese e attività non essenziali così come riaprire le scuole.

Queste le parole di Walter Ricciardi, consulente del Ministero della Salute sulla gestione dell’emergenza Covid-19, che aggiunge:

Tutti quelli che sottovalutano questo virus si espongono a grandi infelicità. Pensano che la situazione sia sotto controllo, ma non lo è. Sono convinto che anche quei Paesi che stanno facendo delle pallide riaperture dopo Pasqua ritorneranno sui loro passi. Fino a quando non avremo un farmaco specifico o un vaccino dovremo stare molto attenti.

di Clarice Subiaco Leggi anche: Coronavirus, tutti liberi dopo il 13 aprile?

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