Un sogno chiamato Dahtone: “Crederci fino in fondo sempre”

Come realizzare il proprio sogno nel cassetto: oggi vi raccontiamo una storia di successo, quella del brand Dahtone Italia. Cos'è, come nasce e perché prendere spunto.

spot_img

Due cuori e un’officina, la Dahtone Italia, una storia bella e semplice, avventurosa, ma soprattutto a lieto fine. Quella di Ilaria e Anthony non è solo una storia d’amore, ma è anche una storia di lavoro e di impegno, di due ragazzi che, con enorme spirito di sacrificio e una forza di volontà fuori dal comune, ci insegnano a realizzare il proprio sogno nel cassetto.

Però per realizzare un sogno bisogna prima saperlo riconoscere, rintracciarlo interiormente tra i propri desideri profondi, per ricercare la propria strada verso l’obiettivo felicità. Oggi è assodato che i giovani, dopo la pandemia e le condizioni precarie in cui riversano, non sono più disposti ad accontentarsi, hanno capito che fare il lavoro che ci piace, non è solo un’aspirazione, ma è un diritto. Abbiamo intevistato Ilaria che ci racconta quanto vale la pena inseguire la propria strada.

Come nasce il sogno di Dahtone?

L’idea del progetto Dahtone Italia è nata quando io e Anthony ci incontriamo nel 2016. Era una luminosa giornata di aprile, lui lavorava come NCC e io organizzavo dei tour a Roma come guida turistica. Da quell’incontro, fin da subito, nel parlare, nel conoscerci, mi racconta della sua esperienza in Australia, di come quell’esperienza lo abbia segnato sia nella sua vita personale sia nel lavoro e quindi Dahtone è entrata subito a far parte della nostra storia.

Ad agosto però ci ritroviamo ad allontanarci perché lui torna in Australia per seguire il progetto, e questo ci porta a vivere questa relazione a distanza, finché io non lo raggiungo in quella circostanza ho capito quanta passione mettesse nel suo lavoro, quanto fosse realmente legato a quella esperienza.

E quando è scattata la scintilla, l’idea di portare Dahtone in Italia?

Una sera ci troviamo con degli amici e io butto giù questa idea, faccio una battuta “ma perché non apriamo una sede Dahtone in Italia?”. Questa battuta è vista con molto entusiasmo da Tony, mentre Anthony sembrava riflessivo, ma non si pronuncia sulla cosa.

Poi accade che torno in Italia e poco dopo scopriamo che sarebbe arrivata Azzurra, la nostra bimba: è lei il vero motivo che ci spinge a tornare in Italia e provare a realizzarci nel nostro paese.

Dopodiché iniziamo a vedere che cosa e quali passi dovevamo fare per realizzare concretamente il progetto, è giunto il momento di rimboccarci le maniche: Anthony ha studiato in Australia e deve richiedere il riconoscimento degli esami e del diploma che purtroppo qui non gli è riconosciuto, o comunque dovrebbe fare degli esami integrativi. Non ci resta che armarci di santa pazienza, si ricomincia a studiare e parallelamente a buttare giù il progetto dell’officina, il format, scegliere il brand che ci rappresenti, capire effettivamente il da farsi.

Entriamo nel vivo della vostra storia, cosa accade con la pandemia?

Arriva la pandemia che blocca il nostro progetto, la didattica a distanza rallenta gli esami di Anthony e nel frattempo arriva anche Alessandro, il nostro secondo figlio, e ci ritroviamo ancora di più motivati dal desiderio di realizzarci: scommettiamo tutto sul 2021.

Riusciamo a concludere il percorso di studi, quindi Anthony riesce a ottenere il diploma. Possiamo quindi cominciare a cercare una location adatta a quelle che erano le nostre e le sue aspettative su quello che era fondamentalmente il suo sogno, ma che stava diventando anche il mio.

E così troviamo anche il posto giusto, questa location in via Aurelia: ci è subito piaciuta perché rispecchiava bene l’idea che aveva in mente Anthony e a novembre otteniamo finalmente il contratto di locazione. Il primo giorno che abbiamo alzato la serranda, ho detto “eccola Dahtone Italia”. Così è nato questo progetto, come un susseguirsi di eventi dettati dalla volontà di veder felice e veramente soddisfatto Anthony, proprio come quando mette mano sulle sue vetture. Ecco perché ho cercato di spronarlo e di incoraggiarlo a fare questo passo così grande.

Cosa vi siete portati dietro dall’Australia e che innovazioni avete trasferito a Roma?

Dahtone nasce in Australia, proprio nel 1988 dall’esperienza di tre fratelli Sam, Tom e Tony Daher che decidono nel 1974 dal Libano di andare in Australia, un po’ per inseguire il sogno australiano e realizzarsi in un paese giovane. Quindi nell’88 nasce la Dahtone Corporation e nel 1989 nasce la Dahtone di Bodyworks. L’attività si espande velocemente e nel 2001 nasce la stazione di servizio Dahtone, in cui nel 2007 viene inserito il coffee shop all’interno.

Diciamo che il lavoro dei tre fratelli si estende anche in altri settori e nel 2015 nasce Laziza caffè e il marchio Dahtone Coffee Beans. Quindi abbiamo la stazione di servizio, il caffè e l’officina. Questo è un po’ quello che è la Dahtone. È qui in questo ambiente che Anthony è cresciuto e si è formato professionalmente. Nel 2001 Anthony fa il suo arrivo in Australia, a 12 anni. Poi inizia a frequentare una scuola di meccanica e entra nella Dahtone, nel 2004 si offre gratuitamente per pulire la stazione di servizio e l’officina rifornendo le macchinette di snack, le bibite e gli scaffali e in realtà succede che a 14 anni capisce che il suo posto è proprio nell’officina, sulle macchine. Così si organizza con una scuola per uno stage e una esperienza nel settore e termina gli studi. La Dahtone Corporation lo assume come apprendista meccanico a contratto.

Successivamente dopo tre anni si sposta altrove per fare esperienza e assume una responsabilità di livello come capo-officina sotto gli occhi del titolare, ha modo di formare nel frattempo due apprendisti. È ancora più pronto per tornare alla Dahtone Corporation per formare l’ultimo apprendista, ma riceve invece un’offerta di lavoro dalla Mercedes come capo-officina, dove deve formarne di nuovi, e anche nuovi meccanici. Sicuramente tutta questa lunga esperienza è risultata preziosa nel trasferirla poi nel nostro paese e a Roma con un approccio indubbiamente più fresco e innovativo di gestire il lavoro.

Come avviene l’arrivo a Roma?

Anthony aspetta il suo primo figlio, Antonio, così decide di tornare in Italia per farlo nascere, quindi nel 2011 abbiamo la nascita di Antonio. Tendenzialmente anche qui in Italia Anthony sente un po’ la mancanza dell’officina e questo lo porta a lavorare con la Datacol e poi con la Spa Group, aziende che si occupano appunto di forniture e materiali di consumo nel settore delle auto. Diciamo che la vita in Italia non è semplicissima burocraticamente e anche lavorativamente e quindi decide di tornare in Australia per investire nell’azienda che lo ha cresciuto.

Ma le situazioni familiari lo riportano in Italia dove si impegnerà a ottenere il diploma in meccatronica e finalmente a febbraio 2022 nasce la Dahtone, in partnership con sede madre a Sydney.

Perché Dahtone Italia?

È un gesto semplice e di riconoscenza da parte di Anthony verso chi lo ha formato, in qualche modo cercando di mantenere il legame che si è andato a instaurare sia lavorativamente, ma anche sentimentalmente. Sicuramente c’è questa volontà di riportare un po’ quel concept, quel modo di lavorare qui in Italia.

Come nasce il nome di questo brand così musicale e dal mood australiano?

Il significato di Dahtone ha un grande significato per noi, perché deriva dal cognome della famiglia Daher che ha fondato la Dahtone Corporation, quindi è storia, è biografia, è appartenza.

Le prime tre lettere del cognome, D A H, sono proprio le tre lettere che corrispondono al numero dei fratelli, e tutti sono stati parte fondante del progetto, ognuno di loro è un tassello prezioso di questa azienda. Mentre il T O N E in inglese sta per tono, indica il suono di un motore che cammina bene, e di una vernice nuova, che ha viaggia alla giusta tonalità. E per i più curiosi guardiamo anche alla D che abbiamo scelto per il logo, gli addetti ai lavori la riconoscono subito, è un chiaro richiamo a Daimler, un noto marchio che apprezziamo molto, anche per la storia e la fortuna che ha avuto.

Tornando all’Australia, ha fortemente influenzato la formazione di Anthony sia dal punto di vista lavorativo che il suo bagaglio personale, credo che quello che porta con sé è il concetto di trasparenza.

Qual è il principale punto di forza di Dahtone?

Sicuramente il punto di forza della Dahtone è quello di sempre coinvolgere il cliente rendendolo partecipe nel visionare proprio il funzionamento di alcuni macchinari che vengono utilizzati direttamente sulle loro auto, così da farli interagire nel lavoro che si sta svolgendo e nel servizio e farli sentire partecipi, andando anche a visionare insieme la differenza tra il vecchio e il nuovo ricambio, verificare il risultato ottenuto.

Che cosa trova in più un cliente da Dahtone?

Sicuramente è un punto di riferimento dove si possono eseguire servizi relativi al mondo delle due e quattro ruote, dove si può rivolgere una famiglia o una piccola azienda e sistemare diverse tipologie di mezzi di trasporto, quindi sicuramente vogliamo fidelizzare con la qualità i nostri clienti.

E come vedete il vostro futuro professionale?

Se dovessimo proiettarci nel futuro e immaginare appunto ulteriori step professionali sicuramente prevediamo un’espansione della metratura dell’officina e di fare degli investimenti per rimanere sempre aggiornati e sempre al passo con le ultime tecnologie. Ci piacerebbe che la Dahtone diventasse un esempio, un’ispirazione per la creazione di altri centri e altre Dahtone, immaginiamo di inserire un centro ‘rettifica motori’ e ‘revisioni turbine’ che nella zona in cui operiamo noi manca da tanto tempo. Ci piacerebbe anche un’affiliazione al centro ACI. Nel futuro vogliamo sviluppare un ampliamento dell’azienda in più settori, in più campi.

Quali sono i vostri valori aziendali e perché li ritenete importanti per il business

I valori aziendali sui quali focalizziamo tutto il nostro progetto e l’azienda sono la trasparenza e l’inclusività, il team work, la passione e l’empatia. La trasparenza verso i clienti e i nostri collaboratori, crediamo che sia molto importante, l’inclusività anche perché fa sentire chi lavora con noi e i nostri clienti chiaramente in un ambiente inclusivo e questo lascia liberi di esprimersi e di essere senza pregiudizi, senza limiti.

Quanto è importante il team work in Dathone?

Il team work è fondamentale perché si tratta di un lavoro di squadra: siamo tutti essenziali all’interno dell’officina, dall’amministrazione alla meccanica, c’è una catena di lavoro in cui siamo tutti utili in realtà, tutti indispensabili. Come è importante coltivare la propria passione, perché fondamentalmente il progetto nasce per passione, per una passione personale, e questo è stato il motore che ha creato il tutto, e infine per noi conta tanto l’empatia, perché ti porta a entrare in contatto con le persone. Ti porta a provare quello che provano loro, e nel nostro caso è sicuramente entrare in sintonia con il cliente e nello specifico occuparci della loro macchina come se fosse la nostra, cercare di capire al meglio le esigenze della persona che abbiamo davanti e garantirgli il miglior servizio possibile.

Leggi anche: I brand italiani ed europei approdano nel metaverso grazie alla startup Alterside

spot_img

Correlati

Doppio trapianto per due gemelli al fegato e rene, la mamma: “Dopo tanta paura oggi stanno bene”

È stato eseguito nella stessa giornata un doppio trapianto di fegato e rene presso...

Jessica scompare da scuola, ritrovata 13 anni dopo: “Ho sentito che mi state cercando, sono io”

Jessica Delgadillo aveva solo 14 anni quando è scomparsa nel nulla, ma oggi è...

Suviana, chi è il sopravvissuto Nicholas Bernardini, come si è salvato e come sta ora?

Continuano le ricerche nella centrale idroelettrica di Bargi dell'Enel Green Power, nel bacino di...
spot_img