La nuova frontiera degli appalti digitali si chiama Building information modeling

Il nuovo sistema di building information modeling, permetterebbe di ridurre drasticamente i tempi di realizzazione di nuove infrastrutture, con vantaggi per tutta la filiera.

Clarice Subiaco
Clarice Subiacohttps://medium.com/@ClariceSubiaco
Classe 1986, passato di studi umanistici e presente nel mondo dei dati. In mezzo, esperienze di lavoro come Digital PR, Content Strategist e Project Manager per startup e agenzie internazionali. Ama raccontare l'innovazione che ha un forte impatto sociale.
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Building information modeling! Immaginate un futuro in cui gli appalti per le infrastrutture saranno completamente digitalizzati, in cui sarà possibile ridurre di un terzo i tempi dell’iter progettuale, e in cui la sostenibilità sarà al centro dei processi infrastrutturali.

Questo futuro esiste già ed è meglio conosciuto come Building information modeling o più semplicemente Bim. Si tratta di una tipologia di software in grado di creare delle modellizzazioni 3D che a differenza del sistema CAD utilizzato finora, consente di avere una rappresentazione complessiva di un manufatto e del suo intero ciclo di vita.

In sostanza, attraverso la raccolta di tutti i dati relativi alla pianificazione, gestione, ai materiali e ai processi, consente di creare una sorta di “gemello virtuale” dell’opera che verrà realizzata permettendo di prevedere e simulare le condizioni, le reazioni e i comportamenti in termini geostatici, strutturali ed energetici. 

Il Bim consente maggiore trasparenza e agilità

Tradotto in termini pratici questo vuol dire essere in grado di coordinare in maniera trasparente tutti i soggetti della filiera, dai committenti alle stazioni appaltanti passando per i progettisti, gli impiantisti, i collaudatori ecc. La condivisione dei dati agile e trasparente all’interno di questo sistema permette inoltre di ridurre i tempi burocratici, di ottimizzare i costi e di avere infine infrastrutture qualitativamente migliori e più sostenibili.

Il PNRR e le normative che incentivano l’uso del Bim

Il Bim ha anche un ruolo importante nella realizzazione degli obiettivi 1 e 3 del PNRR, relativi rispettivamente a digitalizzazione e infrastrutture e che prevedono un utilizzo sempre più pervasivo della digitalizzazione nel settore delle costruzioni, per questo continua ad essere incentivato.

Già nel 2017 il decreto ministeriale dell’allora Mit, oggi Mims, stabiliva l‘obbligatorietà di bandire gare e appalti in digitale con soglie d’importo decrescente anno dopo anno. Il recente aggiornamento del decreto dello scorso 2 agosto, stabilisce anche una premialità di punteggio che le Pubbliche Amministrazioni possono prevedere per chi utilizza questo tipo di strumenti digitali in un’opera infrastrutturale. 

Il Bim e la sfida della Pubblica Amministrazione

Applicare il Bim agli appalti permette di snellire enormemente i processi della Pubblica Amministrazione. Secondo le stime delle più autorevoli fonti di settore, l’applicazione del Bim consentirebbe un abbattimento dei tempi di autorizzazione di permessi e nulla osta da parte degli uffici tecnici che oggi impiegano dalle due settimane ai sei mesi. Mentre secondo Harpaceas Srl, società leader di settore in Italia, il Bim taglierebbe in media di un buon 25% anche i tempi dell’iter progettuale, grazie alla messa in rete di tutti gli attori della filiera, mentre uno studio di progettazione, risparmierebbe circa 100 ore ogni 300 di lavoro finale

In generale, questo processo di digitalizzazione è in grado di tagliare i nodi gordiani che da sempre imbrigliano la semplificazione delle normative. Se immaginiamo questo sistema applicato ad ambiti come ristrutturazioni e bonus edilizi, ci rendiamo conto di quanti vantaggi si potrebbero ottenere in termini trasparenza, rapidità e snellimento di pratiche burocratiche. 

Segnali positivi per le gare digitali in aumento, ma c’è ancora da fare

Secondo l‘Oice nel 2020 le gare Bim per progettazioni e servizi tecnici sono aumentate del 17% arrivando a costituire l’8,7% del totale. Tuttavia, è ancora rilevante la disomogeneità dei bandi. Comunque, l’anno scorso sono stati pubblicati 560 bandi Bim, con un valore di 711 milioni di euro, il 29,5% dei servizi di ingegneria e architettura. Non positivo invece il dato sui capitolati informativi allegati ai disciplinari di gara: nel 2020 sono stati 94, pari al 16,8% del totale delle gare Bim, mentre erano stati 110 nel 2019, pari al 23,0% delle gare pubblicate.

Sulle ragioni di questa discrepanza abbiamo interpellato Luca Ferrari, il Direttore generale di Harpaceas srl:

Le ragioni della discrepanza risiedono in una maturità digitale della domanda che non sta cogliendo le reali opportunità offerte dalla digitalizzazione dei processi delle costruzioni, con la conseguenza di indentificare la digitalizzazione come un mero adempimento e non come un vantaggio in termini di efficienza e competitività, da sfruttare quanto prima. Migliorare la situazione significa insistere nella divulgazione, nella preparazione tecnica e metodologica del comparto delle costruzioni sia in ambito pubblico che privato, nel coinvolgimento dei giovani e delle Università, anche attraverso la promozione di politiche mirate ad un cambiamento culturale.

Chi siamo
Luca Ferrari, Direttore generale di Harpaceas Srl.

Anche Google utilizza il Bim per la sua nuova sede di New York. Ed è Made in Italy

Quando Google ha realizzato la sua nuova sede di New York lo scorso anno, ha utilizzato un software Bim che gli ha permesso di raggiungere gli standard qualitativi più alti in assoluto nella realizzazione di un’infrastruttura. Ebbene, non tutti sanno che il software usato, Tekla Structure, è distribuito da Harpaceas in Italia che da 30 anni realizza i software più usati nel settore. 

Un altro software Bim tra i più usati, si chiama Solibri e ha due funzionalità principali: il model checking e il code checking semiautomatico. Tradotto in linguaggio corrente vuol dire che questo strumento è in grado di verificare la corrispondenza tra un progetto e le caratteristiche tecniche prescritte e anche la sua aderenza alla normativa di riferimento. In pratica, una volta caricata la normativa, come ad esempio un regolamento Comunale, il software è in grado in tempi molto rapidi, di fare un match semiautomatico tra il progetto e i requisiti da rispettare sia a livello normativo sia di caratteristiche tecniche indicate dal bando, velocizzando così tutto l’iter e assicurando il rispetto di tutti i requisiti.

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Uno strumento fondamentale anche contro la corruzione

Questa innovativa tecnologia permette, dunque di efficientare tutto il processo di realizzazione di un’opera infrastrutturale dalla sua progettazione fino al compimento finale, consentendo di tenere traccia di tutti i dati relativi ad esso in maniera trasparente. Dal 1° gennaio di quest’anno è diventato operativo il bando digitale-tipo per tutte le gare predisposto dall’Associazione italiana anti corruzione, dando avvio alla procedura telematica aperta con cui le stazioni appaltanti d’ora in avanti effettueranno ogni affidamento.

Questa decisione segna un passaggio importante nella modernizzazione del sistema degli appalti pubblici in Italia e nella digitalizzazione delle procedure.

Realizziamo uno degli impegni assunti dall’Autorità all’interno del Pnrr, favorendo una maggiore qualità ed efficienza dell’attività delle stazioni appaltanti. Il bando digitale sosterrà l’accesso delle piccole e medie imprese al mercato, grazie alla diffusione di informazioni e a una tempistica più adeguata, e garantirà una più ampia trasparenza degli atti pubblici e pubblicità delle gare.

Ha sottolineato in un’intervista ad Ansa, Giuseppe Busia, Presidente dell’Anac.

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Le sfide del futuro per il Bim: blockchain, sostenibilità e formazione

La tecnologia corre veloce, e con essa nascono nuove prospettive anche per il Bim. Una tra queste è rappresentata dalla blockchain, ovvero il sistema che permette di verificare ogni singola transazione all’interno di un registro virtuale e su cui si basano le criptovalute. Per il Bim questo significa avere una condivisione trasparente dei dati integrandoli ai dispositivi di notarizzazione, ovvero quelli che rendono immodificabili i documenti. Inoltre, la realizzazione di un workflow BIM integrato con le tecnologie blockchain riesce ad ottimizzare il costo del ciclo di vita dell’immobile e ottimizzare il time to market. Ma quali sono i vantaggi di questi tecnologia applicati al Bim? Lo ha spiegato a noi de ildigitale.it, Luca Ferrari, Direttore Generale di Harpaceas Srl che tra i suoi progetti collabora anche a InnovationChain, la prima società italiana ad occuparsi di questo:

InnovationChain, grazie all’esperienza dei professionisti che la compongono, ha analizzato il flusso dei dati tipico del Bim ed ha trovato con l’applicazione della Blockchain una soluzione ottimale per risolvere alcune criticità particolarmente importanti. Si sono in tal modo eleminati dubbi rispetto a chi abbia pubblicato i dati, su quale sia la versione originale, su come rendere più trasparente il flusso delle informazioni. Inoltre, strumenti quali gli Smart Contract hanno reso più snelle e rapide le procedure che in precedenza richiedevano autorizzazioni ed inevitabili strettoie temporali.

Per quanto riguarda il tema sostenibilità, è innegabile come l’efficientamento di tutta la filiera, si rifletta su un uso più intelligente delle risorse. Luca Ferrari, Direttore generale di Harpaceas srl commenta così la questione:

Digitalizzazione e sostenibilità vanno di pari passo nella misura in cui la prima riesca veramente ad agire come elemento di efficientamento dei processi decisionali e produttivi; per ottenere questo la digitalizzazione dell’appalto deve scaturire da un preventivo processo di acquisizione di competenze, di metodiche e di strumenti da parte delle stazioni appaltanti, che garantisca alle stesse quell’efficienza che si può riflettere su molti aspetti: migliore gestione di tempi e costi, minor ricorso a modifiche in corso d’opera, snellimento delle modalità di comunicazione, miglior qualità e controllabilità degli approvvigionamento dei materiali e dell’intero processo di costruzione.

In ultimo, ma non per importanza, il tema della formazione. Trovare personale qualificato in grado di utilizzare questi software non è semplice, anche perché si tratta di tecnologie nuove e molto complesse che difficilmente possono essere coperte nei programmi delle facoltà di ingegneria o negli istituti tecnici. Per questo Harpaceas è anche impegnata come ente di formazione a fornire le skill più avanzate agli ingegneri di domani, attraverso l’attivazione di partnership con numerose università, istituti professionali, scuole e ordini professionali.

Il comparto delle costruzioni sta vivendo un momento di intenso cambiamento dovuto all’introduzione della digitalizzazione, c’è tuttavia un ritardo da parte del mondo universitario nella risposta dal punto di vista dell’offerta formativa che viene per lo più veicolata attraverso Master post laurea. Un altro aspetto è poi legato al fatto che la digitalizzazione non è soltanto “tecnologia”, ogni processo di digitalizzazione deve essere affrontato con un approccio metodologico e standardizzato che esalti le potenzialità offerte dalla tecnologia stessa e supporti un vero “change management”. Per questi motivi le Università dovrebbero anche improntare la loro offerta formativa a queste nuove istanze, al fine di dare l’opportunità alle nuove generazioni di sviluppare nuove professionalità e nuove modalità di lavoro

Commenta infine Ferrari.

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