Giornata Mondiale della Terra: dopo il Covid celebriamola di più

Domenico Di Sarno
Domenico Di Sarno
Informatico e politologo laureato con Lode. amante dei libri di ogni genere perché fortemente convinto che la cultura sia come il cibo, ne serve ogni giorno per nutrire la mente. Appassionato di storia e diritto costituzionale.
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Oggi 22 aprile 2020 ci celebra la Cinquantesima Giornata Mondiale della terra. Si tratta di qualcosa di che oggi più che mai, in preda all’emergenza del Covid-19 deve farci riflettere, ancora di più, sul rispetto per la nostra “casa”. Si tratta della più grande manifestazione ambientalista che fu promossa per la prima volta negli anni Sessanta dal senatore americano Gaylord Nelson del partito democratico. Prima ancora un’intenzione simile era stata espressa dal precursore, il presidente John Fritzgerald Kennedy.

Quando fu istituita

Lo scopo dichiarato è quello di sensibilizzare le persone che abitano il pianeta al rispetto e alla salvaguardia della madre terra. Fu molto importante in questa ottica l’intenzione di JFK che nel 1962, in piena guerra del Vietnam propose l’istituzione di questa giornata. L’anno successivo, il fratello Robert, nonché sessantaquattresimo procuratore generale degli Stati Uniti, anche sulla base della recente esperienza della crisi dei missili di Cuba, indisse una serie di conferenze bilaterali a cui presero parte 11 paesi. Leggi anche: La pandemia ci restituirà un mondo ecosostenibile? L’intervista a Stefano Ciafani

Una commemorazione nata da un disastro

Per giungere alla definitiva istituzione della Earth Day fu necessario attendere un incidente petrolifero avvenuto al largo di Santa Barbara in California. L’incidente commosse l’opinione pubblica e dal 22 aprile 1970 si iniziò a celebrare la giornata negli Stati Uniti con una forte partecipazione popolare. Dall’anno successivo e fino ai giorni nostri la manifestazione è sempre più sentita e sono numerose le associazioni ambientaliste che la promuovono così come personaggi dello spettacolo, della politica e dello sport.

JFK, il precursore

L’ispirazione condivisa dal presidente Kennedy con le sue parole all’indomani della crisi di Cuba suona più che mai attuale:

Che tipo di pace cerchiamo? Sto parlando di una pace vera. Il tipo di pace che rende la vita sulla terra degna di essere vissuta. Non solamente la pace del nostro tempo, ma la pace in tutti i tempi. I nostri problemi vengono creati dall’uomo, perciò possono essere risolti dall’uomo. Perché in ultima analisi, il legame fondamentale che unisce tutti noi è che abitiamo tutti su questo piccolo pianeta. Respiriamo tutti la stessa aria. Abbiamo tutti a cuore il futuro dei nostri figli. E siamo tutti solo di passaggio.

La casa che ospita tutti

Queste parole pronunciate circa sessanta anni fa tornano attuali oggi, possiamo riflettere sugli effetti del Covid-19 che, a causa delle misure di contenimento, ha prodotto effetti benefici sull’ambiente. Siamo tutti solo di passaggio e tutti abbiamo bisogno di questa “nostra casa”, tutti abbiamo interesse a far sì che possa ospitarci in comodità il più a lungo possibile. Questo sarà possibile solo se tutti ci renderemo conto che “non siamo noi che abbiamo fatto il cielo” e, come recitava una canzone del 1972, “La madre Terra con frutti, prati e fiori […] per le sue creature, dono di Lui del suo immenso amore”. Oggi più che mai questa giornata andrebbe celebrata con la consapevolezza che la biglia azzurra nell’oscurità dello spazio è la casa che ospita tutti. Leggi anche: In America la quarantena si fa in compagnia: boom di adozioni nei canili di Domenico Di Sarno

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Informatico e politologo laureato con Lode. amante dei libri di ogni genere perché fortemente convinto che la cultura sia come il cibo, ne serve ogni giorno per nutrire la mente. Appassionato di storia e diritto costituzionale.
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